Plinio Corrêa de Oliveira

 

 

La Chiesa, il decalogo e

il diritto di proprietà

 

LA LIBERTÀ DELLA CHIESA NELLO STATO COMUNISTA

 

Introduzione

 

 

 

 

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La Chiesa può essere veramente libera in uno Stato comunista? Limiti e caratteri di questo studio.

Prima di entrare in argomento mi sembra necessario definire i limiti naturali di questo studio. Esso verte sul problema della liceità della coesistenza pacifica tra la Chiesa e il regime comunista, negli Stati nei quali questo regime è vigente.

L’argomento non va confuso con quello della coesistenza pacifica, sul piano internazionale, tra gli Stati che vivono sotto regimi politici economici e sociali diversi; né con quello delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e le nazioni soggette al giogo comunista.

L’analisi, anche se superficiale, di questi due argomenti, ciascuno dei quali ha caratteristiche e prospettive molto peculiari, comporterebbe un ampliamento oltre misura di questo studio. Non li teniamo dunque presenti nel corso di queste pagine, dedicate esclusivamente a studiare se, e a che condizioni, la Chiesa può coesistere, veramente libera, con un regime comunista.

Non tratteremo neppure, in questa sede, il problema della collaborazione tra cattolici e comunisti nei paesi non comunisti. L’argomento è stato trattato, con il notorio acume, da S. E. Rev.ma mons. Antonio de Castro Mayer, vescovo di Campos, nella sua magnifica lettera pastorale per mettere in guardia i fedeli della propria diocesi contro le insidie della setta comunista (2).

Detto questo, passiamo direttamente all’argomento, cominciando dall’analisi dei fatti.

(2) Cfr. MONS. ANTONIO DE CASTRO MAYER, Le insidie della setta comunista, trad. it., Cristianità, Piacenza 1975.

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