Verba Tua manent in aeternum

 

 

L’avvenire appartiene

ai vigorosi, che fermamente

sperano e agiscono

 

 

 

 

 

 

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Discorso di Sua Santità Pio XII al Sacro Collegio nella festività di S. Eugenio, 2 giugno 1947: 

Vi è serio pericolo che numerosi giovani, intossicati da questi fermenti malsani, finiscano col cadere in un assoluto nichilismo. Guai ai popoli il giorno in cui nell’anima della gioventù viene ad estinguersi il fuoco sacro della fede, dell’ideale, della prontezza al sacrificio, dello spirito di dedizione! Per poco che duri una tale condizione di cose, quale potrà divenire il loro destino? (…)

Ora non certo Iddio manca alla sua parola, come insinuano i sogghigni degli egoisti e dei gaudenti; ma la incomprensione, la durezza, il malvolere altrui rendono la vita pesante e quasi insopportabile agli eroi del dovere coniugale. Soltanto, infatti, un vero eroismo, sostenuto dalla grazia divina, può mantenere nel cuore dei giovani sposi il desiderio e la letizia di una numerosa figliolanza. Ma quale umiliazione è per il mondo di esser caduto così in basso, in uno stato sociale così contrario alla natura!

Dinanzi a Dio, dinanzi alla dolorosa verità, invochiamo con tutte le Nostre forze un pronto rimedio, e confidiamo che questo Nostro grido di angoscia risuoni fino alle estremità del mondo e trovi un’eco nell’anima di coloro, i quali, preposti alla cosa pubblica, non possono ignorare che, senza una famiglia sana e vigorosa, un popolo e una nazione sono perduti. Non vi è nulla forse che così urgentemente esiga la pacificazione del mondo, quanto la indicibile miseria della famiglia e della donna! (…)

Se vi è oggi qualche cosa che deve far paura, è la paura stessa. Non vi è peggiore consigliera, specialmente nelle congiunture presenti. Essa non vale che a dar le vertigini, ad accecare, ad allontanare dalla retta e sicura via della verità e della giustizia. Falsi profeti senza scrupoli diffondono con l’astuzia e con la violenza concezioni del mondo e dello Stato contrarie all’ordine naturale, anticristiane ed atee, e come tali condannate dalla Chiesa, particolarmente nell’Enciclica «Quadragesimo anno» del Nostro grande Predecessore Pio XI. Né le difficoltà del momento, né il fuoco incrociato di quelle propagande debbono intimorirvi o traviarvi.

La paura, vergognosa di se stessa, eccelle nel travestirsi. Così, in alcuni si vela con l’ingannevole veste di un asserito amore verso gli oppressi; come se i popoli sofferenti potessero trarre vantaggio dalle falsità e dalle ingiustizie, dalla tattica demagogica e da promesse che mai non potranno essere mantenute!

In altri, invece, essa si copre con le apparenze della prudenza cristiana, e con questo pretesto resta muta, quando il dovere esigerebbe di dire ai ricchi e ai potenti il «Non licet» intrepido, di ammonirli apertamente: Non è lecito, per obbedire alla brama di lucro o di dominio, di allontanarsi dalla linea inflessibile dei princìpi cristiani, fondamento della vita sociale e politica, che la Chiesa ripetutamente e con tutta chiarezza ha ricordato agli uomini del nostro tempo. A voi soprattutto è rivolto l’invito di collaborare senza riserve all’avvento di un pubblico ordinamento, che attui, in un grado il più possibile elevato, una sana economia e la giustizia sociale, di guisa che ai profittatori delle lotte di classe sia tolta la possibilità di adescare i delusi e i diseredati di questo mondo, dipingendo loro la fede cristiana e la Chiesa cattolica sotto l’aspetto non di una alleata, ma di una nemica.

Per disposizione della Provvidenza divina la Chiesa cattolica ha elaborato e promulgato la sua dottrina sociale. Essa indica la via da seguire, e nessun timore di perdere beni o vantaggi temporali, di apparire meno amanti della civiltà moderna, o meno nazionali o meno sociali, potrebbe autorizzare i veri cristiani a deviare, anche di un sol passo, da questo cammino. (…)

Non è forse questa la missione del cristiano, del cattolico, nel vortice delle agitazioni sociali e politiche del tempo presente? Ecco appunto la ragione dell’odio che nutrono verso la Chiesa tutti coloro che, vivendo dei dissensi e dei conflitti, hanno a cuore di attizzarli sempre più. Essi sentono quasi per istinto che la Chiesa, stabilita da Dio come rocca di fratellanza e di pace, non può patteggiare con gli idolatri adoratori della violenza brutale, delle lotte esterne o intestine per la egemonia universale.

Questa osservazione dovrebbe esser bastevole per empire voi, cattolici, di santo orgoglio, poiché l’odio, con cui è perseguita, mette in luce grandezza spirituale e morale della Chiesa e della sua azione per il bene della umanità. Siate consapevoli di tale grandezza! Essa significa missione, dovere, responsabilità. Non invano la Provvidenza divina ha disposto che mai forse più profondamente che adesso si manifesti in tutti i membri della Chiesa sulla terra la coscienza di una forte comune appartenenza allo stesso Corpo mistico. Che se anche lo sforzo delle oscure potenze della decomposizione, della discordia e della distruzione si estende oggi sul mondo intero, tanto più grande ha da essere l’efficacia dell’azione preponderante dei cristiani, delle loro forze di unione, di ordine e di pace.

Qual vero cattolico potrebbe pensare di sottrarsi a così urgente dovere? Applicatevi dunque tutti con ardore a tale azione: intrepidi fra i timorosi, credenti fra gl’increduli, fiduciosi fra gli scoraggiati, amanti fra gli scettici senz’amore. (…)

L’avvenire appartiene ai credenti, non agli scettici e ai dubbiosi.

L’avvenire appartiene ai vigorosi, che fermamente sperano e agiscono, non ai timidi e agli irresoluti.

L’avvenire appartiene a coloro che amano, non a quelli che odiano.

La missione della Chiesa nel mondo, lungi dall’essere terminata e presunta, va incontro a nuove prove e a nuove imprese.

L’ufficio a voi affidato dalla Provvidenza in quest’ora cruciale non è di concludere una languida e pusillanime pace col mondo, ma di stabilire per il mondo una pace veramente degna al cospetto di Dio e degli uomini.


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