Verba Tua manent in aeternum

 

 

Quando è ingiusto il condannare

la produzione e l'uso

di oggetti preziosi

 

 

 

 

 

 

  Bookmark and Share

Discorso di Sua Santità Pio PP. XII ai partecipanti al IV Congresso Nazionale della Confederazione Italiana degli Orafi, Lunedì, 9 novembre 1953 (*): 

Non sarebbe quindi giusto il giudicarla (l'arte degli orafi) per sé stessa inutile, od anche nociva, il vedere in essa una ingiuria alla povertà, e quasi una sfida lanciata a coloro che non possono avervi parte. Senza dubbio in questo campo, più che in altri, è facile l'abuso. Troppo spesso, nonostante i limiti che la retta coscienza fissa per l'uso delle ricchezze, si vedono alcuni far sfoggio di un lusso provocante, privo di qualsiasi significato ragionevole e destinato soltanto alla soddisfazione di una vanità, che ignora, e con ciò stesso insulta le sofferenze e i bisogni dei poveri. Ma sarebbe, d'altra parte, ingiusto il condannare la produzione e l'uso di oggetti preziosi, ogniqualvolta essi corrispondono ad un fine onesto e conforme ai precetti della legge morale. Tutto ciò che contribuisce all'abbellimento della vita sociale, tutto ciò che ne mette in rilievo gli aspetti lieti o solenni, tutto ciò che fa risplendere nelle cose materiali la perennità e la nobiltà dello spirito, merita di essere rispettato e apprezzato.

Non ha forse la Chiesa cattolica dato spesso agli orafi l'opportunità di esercitare nelle forme più varie la loro arte? Nel tesoro delle grandi cattedrali, e non di rado anche in modeste chiese, si ammirano calici, ostensori, croci, reliquari, ornati talvolta di gemme e di smalti, opere di artisti rinomati o di semplici artigiani, che vi hanno prodigato tutta la loro abilità, tutta la virtuosità della loro tecnica, ma altresì tutta la loro pietà, e che hanno voluto esprimere col lavoro delle loro mani una offerta del più alto pregio, quella del loro cuore. La Chiesa e i fedeli stimano che nulla è troppo bello per conservare e ricevere la divina Eucaristia, e sono spesso disposti alle più gravi rinunzie per acquistare vasi sacri degni della grandezza di Dio. Ma sanno poi anche privarsene, se è necessario per soccorrere la miseria dei poveri. (…)

Per esortarvi a coltivare in voi sentimenti degni della nobiltà della vostra arte, Noi non potremmo conchiudere queste Nostre brevi parole senza proporvi l'esempio del vostro Patrono S. Eligio, che voi onorate particolarmente in Roma nella chiesa a lui dedicata. Già eminente nell'esercizio dell'oreficeria e direttore della zecca reale di Marsiglia sotto Dagoberto I, fu altamente stimato come consigliere del Re e venerato per la sua generosità e dedizione verso gli uomini più miserabili, i detenuti e gli schiavi. Impiegò il suo credito e le sue ricchezze ad opere di bene, fondò chiese e monasteri per le anime amanti della perfezione. Dopo la morte di Dagoberto, egli lasciò la Corte e consacrò tutta la sua persona agli interessi spirituali dei suoi contemporanei; ricevette gli ordini sacri, e quando poi fu eletto Vescovo di Noyon, si diede con ardente zelo alla evangelizzazione dei pagani della Frisia e della Fiandra. Ad imitazione del vostro santo Patrono, voi saprete congiungere all'amore della vostra arte la cura delle necessità temporali e spirituali di coloro che vi circondano, e unirete alla intelligenza e alla capacità tutti i doni di un cuore largo e disinteressato. 

(*) Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XV, Quindicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1953 - 1° marzo 1954, pp. 461 - 463, Tipografia Poliglotta Vaticana

Casa di San Giovanni Maria Vianney (1786-1859), curato d'Ars (Francia), patrono di tutti i parroci. Lui viveva in una estrema povertà, però i suoi paramenti e gli arredamenti per il culto divino erano, nella misura delle sue possibilità, di gran ricchezza. Per una visita virtuale alla sua chiesa: http://www.asc-360.com/vv360/arsnet/fr/


ROI campagne pubblicitarie