Plinio Corrêa de Oliveira

 

 

Comunismo e progressismo verso una "Chiesa-Nuova"


II - Il supremo obiettivo “profetico”:

una Chiesa non alienante e né alienata

 

 

 

"Catolicismo", Aprile-Maggio 1969 (*)

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Da quel che espone l’articolo di “Ecclesia”, si deduce che i “gruppi profetici” vogliono trasformare la Chiesa Cattolica, da alienante ed alienata come lo è ai nostri giorni, in una Chiesa-Nuova, senza nessuna forma di alienazione

1ª disalienazione della Chiesa: in relazione a Dio

a) La Chiesa “costantiniana” (la cui era storica, secondo i “gruppi profetici”, inizierebbe con Costantino, l’Imperatore romano del secolo IV che liberò la Chiesa dalle persecuzioni e La tolse dalle catacombe, e si estenderebbe sino ai nostri giorni) crede in un Dio trascendente, personale, dotato di intelligenza e volontà, perfetto, eterno, creatore, reggente e giudice di tutti gli uomini. Questi sono infinitamente inferiori a Dio e gli devono ogni soggezione. Quindi, credendo in un tale Dio, gli uomini accettano un Dio alienante. Dunque, la Religione è pura alienazione.

- La Chiesa-Nuova non crede in un Dio alienante. Il Dio della Chiesa “costantiniana” corrisponde a una fase già superata dell’evoluzione dell’uomo, cioè l’uomo infantile e alienato. Oggi, l’uomo, reso adulto dall’evoluzione, non accetta un Dio di cui è, in ultima analisi, un servo, e che lo mantiene nella dipendenza del suo potere paterno, o meglio, paternalista, come lo dicono in modo peggiorativo i “gruppi profetici”. L’uomo adulto respinge ogni alienazione, e vuole per sé un’altra immagine di Dio: quella di un Dio che non è trascendente nei suoi confronti, ma immanente in lui. Un Dio che è impersonale, che è come un elemento diffusamente sparso in tutta la natura, e pertanto, anche in ogni uomo. In una parola, un Dio che non aliena.

b) Ed è perché non accetta questa nuova figura di Dio, e si ostina nel mantenere la vecchia figura del Dio personale, trascendente e alienante, che la Chiesa “costantiniana” genera l’ateismo. Poiché l’uomo adulto di oggi, non potendo accettare questa immagine infantile della divinità, si dichiara ateo. Infatti, se la Chiesa gli presentasse un Dio aggiornato, immanente e non alienante, egli lo accetterebbe. E smetterebbe di essere ateo.

c) È ben vero che l’affermazione di un Dio trascendente e alienante si fonda su numerose narrative dei Libri Sacri. Tuttavia, secondo i "gruppi profetici" queste narrative non costituiscono delle realtà storiche precise. Esse sono dei miti elaborati dall'uomo non adulto, alienato e bramoso di alienazione. Oggi, queste narrative devono essere reinterpretate secondo un concetto non alienante ma adulto. O persino rifiutate. Con ciò si purifica la Religione dai suoi miti. È propriamente quel che si chiama demistificazione.

d) È, per esempio, quel che si dovrebbe fare per quanto riguarda la spiegazione della triste condizione dell'uomo, soggetto all'errore, al dolore ed alla morte: il rimedio per questa situazione non può decorrere, per l’uomo adulto, da una Redenzione operata dal sacrificio del Dio trascendente incarnato, e completata dalle sofferenze dei fedeli. Tale rimedio viene dall’evoluzione, dalla tecnica e dal progresso. Nel concetto dell’uomo disalienato, non c’è più ragione per le mortificazioni, alquanto masochiste, che la Chiesa “costantiniana” promuoveva. La Chiesa-Nuova chiama a una vita interamente volta alla felicità terrena. La Redenzione-progresso non ha come scopo condurre gli uomini verso un cielo extraterreno, ma trasformare la terra in un cielo. 

Nel monastero cistercense di Poblet, in Spagna, dei monaci prostrati fanno il loro mea culpa dinanzi all'Abate ed al Capitolo

2ª disalienazione della Chiesa: in relazione al soprannaturale ed al sacro

La Religione Cattolica “costantiniana”, coerente con la sua dottrina sulla trascendenza di Dio, ammette il soprannaturale e con esso il sacrale. Ora, il concetto di un ordine soprannaturale, superiore a quello naturale, di una sfera religiosa e sacra superiore alla sfera temporale, risulta in evidenti disuguaglianze. Da ciò provengono, ipso facto, molteplici alienazioni. Nella Chiesa-Nuova, disalienante e disalienata, si ammette come realtà soltanto il naturale, il temporale, il profano. È una Chiesa desacralizzata. Da qui decorrono numerose conseguenze:

a) È ovvio, innanzitutto, che la Chiesa-Nuova è tutta posta nell’ordine naturale. Quanto alla sua missione salvifica, essa la esercita inducendo i fedeli a impegnarsi, a compromettersi nella propulsione del benessere terreno.

b) La nozione della Chiesa come Società distinta dallo Stato e sovrana nella sfera spirituale perde, quindi, ogni sua ragione d’essere. La Chiesa desacralizzata è, dentro la società temporale, un gruppo privato come un altro qualsiasi, la cui missione consiste nell'essere alla avanguardia delle forze che promuovono l’evoluzione dell’umanità.

c) La vita sacramentale cambia pure di contenuto. I Sacramenti hanno un senso simbolico meramente naturale. L’Eucaristia, per esempio, è una cena in cui i fratelli familiarizzano intorno a una stessa tavola. E perciò dev'essere ricevuta come un cibo qualsiasi, nel decorso di un comune pasto.

d) La condizione sacerdotale non dev'essere più considerata sacra, posto che la sacralità muore con la morte di tutte le alienazioni.

- Nel modo di presentarsi, di vestirsi e vivere, i Sacerdoti devono essere come un laico qualsiasi, poiché la sfera del sacro, a cui appartenevano, è sparita, e devono integrarsi senza riserve nella sfera temporale. Così pure devono comportarsi i Religiosi, se ci saranno ancora i tre voti di obbedienza, povertà, castità nella Chiesa ormai disalienante e disalienata.

e) Non vi è ragione perché esistano edifici destinati solo al culto, visto che è già morto il soprannaturale, il sacro. In questo mondo evoluto, adulto, contrario alle alienazioni, il culto del Dio immanente e diffuso nella natura può essere praticato in qualunque luogo profano. Se esisteranno edifici destinati al culto, siano pure utilizzati per finalità profane, in modo da evitare la distinzione alienante tra lo spirituale e il temporale.

3ª disalienazione della Chiesa: in relazione alla Fede, alla Morale, al Magistero  e all’azione evangelizzatrice

a) La Chiesa-Nuova è una Chiesa povera. E questo, innanzitutto nel senso spirituale del termine. Una delle ricchezza della Chiesa “costantiniana” consiste nell'affermarSi Maestra infallibile. La Chiesa-Nuova invece non si pretende Maestra. Né tratta i fedeli come discepoli, perché ciò sarebbe alienante.

- Ognuno riceve carismi dello Spirito Santo, che parla direttamente nell’anima. Ed è in questa voce interiore, della quale può prendere coscienza, che ognuno deve credere.

- Tutto ciò, che è vero per le materie riferenti alla fede, lo è pure per la morale. Ognuno ha la morale che gli suggerisce la propria coscienza.

- Insomma, l’uomo vive della testimonianza interiore dei carismi, dei quali prende conoscenza. Così, la Chiesa-Nuova non possiede un patrimonio di verità, di cui immaginerebbe avere il privilegio. E in questo risiede il principale aspetto della sua povertà.

b) Da qui decorre un’altra forma di povertà. La Chiesa-Nuova non ha frontiere. Essa accoglie gli uomini di qualsiasi credo, purché lavorino attivamente per la vera Redenzione, che è il progresso terreno. Essa non è, quindi, come un regno spirituale con frontiere dottrinali definite, ma qualcosa di etereo, di fluido, che si confonde più o meno con qualsiasi chiesa. In altri termini, la Chiesa-Nuova è super-ecumenica.

c) Un altro titolo di povertà della Chiesa-Nuova è quello di, non essendo Maestra, ed essendo super-ecumenica, non avere più la necessità di opere di apostolato. Di conseguenza, le università cattoliche, le scuole cattoliche, le opere di assistenza cattoliche mantengono la loro ragione d'essere a patto che non mirino a nessun fine apostolico, né abbiano qualsiasi soggezione alienante e antiecumenica riguardo alla Chiesa: vale a dire, purché rinuncino alla nota cattolica, ed assumano un carattere totalmente profano, secolare e laico.

d) La povertà della Chiesa-Nuova risiede pure nel fatto che - essendo la cultura e la civiltà dei valori dell’ordine temporale e terreno, e non pretendendo esercitare più qualsiasi magistero nel plasmare a sé la società temporale - non si può più parlare di cultura e civiltà cattoliche. La cultura e la civiltà dell’uomo evoluto e adulto hanno ricevuto la loro carta di emancipazione: sono desacralizzati e disalienati dalla Religione.

e) Inoltre, la Chiesa-Nuova è povera nel senso materiale del termine. Essa non solo rifiuta le Cattedrali e le Basiliche, in cui il sacro ostentava trionfalisticamente la sua superiorità, ma, esistendo nell’era dei poveri, rigetta qualsiasi ricchezza, a qualsiasi titolo possibile.

f) Infine, la Chiesa-Nuova è povera perché è la Chiesa dei poveri. Da nemica di tutte le alienazioni, si sente avversa a tutti gli alienanti, di qualsiasi tipo ed ordine, e connaturale con la causa di tutti gli alienati. Perciò, gli sfruttati ed alienati della società attuale hanno nella Chiesa-Nuova il loro proprio posto. Ed essa è per essenza la difensora di loro contro i detentori dell’autorità o della superiorità terrena. Per ragioni analoghe in senso inverso, la Chiesa “costantiniana” è complice, per propria natura, di tutte le oligarchie alienanti e sfruttatrici.

4ª disalienazione della Chiesa: in relazione alla Gerarchia Ecclesiastica

Dal momento che l’autorità è sempre alienante, è doveroso che non esista. E se esistesse, sarebbe soltanto nella misura in cui compiesse la volontà degli alienati, che in  questo modo evaderebbero - almeno in ampia misura - dal giogo dell’alienazione.

Nella Chiesa “costantiniana”, la Gerarchia è investita del triplice potere di ordine, magistero e giurisdizione. La Chiesa-Nuova, svuotando i Sacramenti dal loro contenuto soprannaturale, che sono sotto il potere della Gerarchia di ordine, col negare il Magistero, doveva a rigor di logica attentare contro la Gerarchia di giurisdizione.

Così, l’esistenza di un Papa, Monarca spirituale circondato dal Collegio dei Principi ecclesiastici, che sono i Vescovi - di cui ognuno è, nella rispettiva Diocesi, come un monarca soggetto al Papa - non è compatibile con la Chiesa-Nuova. Come altrettanto non possono sussistere i Parroci che reggono, sotto gli ordini dei Vescovi, porzioni del gregge diocesano.

Occorre, per disalienarla completamente dalla Gerarchia, democratizzare la Chiesa. È necessario costituire in Essa un organo rappresentativo dei fedeli che esprima ciò che i carismi dicono nell’intimo della loro coscienza. Chiaramente un organo elettivo e che rappresenti la moltitudine. Un organo che faccia gravare decisivamente la sua volontà sui Gerarchi della Chiesa, i quali, è ugualmente chiaro, dovranno, da quel momento in poi, essere elettivi. A nostro avviso, secondo la logica, questa riforma di struttura della Chiesa sostenuta dal “movimento profetico” può essere vista solo come una tappa per la piena realizzazione dei suoi obbiettivi. Perché in effetti la totale disalienazione comporterebbe, in una tappa ulteriore, l’abolizione di qualsiasi Gerarchia.

Tuttavia, considerando soltanto la riforma che i “gruppi profetici” ora sostengono esplicitamente, si può dire che trasformeranno la Chiesa in una monarchica come quella dell’Inghilterra, cioè, un regime effettivamente democratico - diretto fondamentalmente da una Camera popolare elettiva, onnipotente - nel quale va conservato pro-forma un Re decorativo (nel caso della Chiesa-Nuova, il Papa), dei Lords senza potere effettivo (i Vescovi e i Parroci), e una Camera alta da apparato (il Collegio Episcopale). Inoltre, affinché l’analogia tra il regime dell’Inghilterra e la Chiesa-Nuova fosse completa, sarebbe necessario immaginare un Re e dei Lords elettivi (cioè, Papa e Vescovi eletti dal popolo).

Per completare il quadro della democratizzazione, bisogna aggiungere che, nella Chiesa-Nuova, le parrocchie costituirebbero dei gruppi fluidi e instabili, e non delle circoscrizioni territoriali definite come sono abitualmente oggi. Questa fluidità, pensiamo, a rigor di logica, si estenderebbe pure alle Diocesi. La Gerarchia ormai non sarebbe nella Chiesa altro che un vago nome.

5ª disalienazione della Chiesa: in relazione al Potere Pubblico

Questa forma di disalienazione è già inclusa, a diversi titoli, negli items anteriori. La Chiesa “costantiniana”, che ha un governo proprio  e sovrano nella sua sfera, desidera l’unione e la collaborazione con il Potere Temporale. In questo, in un certo modo Si alienerebbe ad esso, e in un certo modo lo alienerebbe a Sé.

Invece la Chiesa-Nuova, per tutti i motivi sopra esposti, dichiara di non avere bisogno del Potere Pubblico, né di volere con esso relazioni da Potere a Potere. Così, la mutua alienazione avrà cessato.

Conclusione

Quindi concludendo, la Chiesa-Nuova sarà interamente disalienata, e smetterà totalmente di essere alienante.

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I - Disalienazione: ribellione contro ogni superiorità e disuguaglianza

III – Soltanto la lotta di classe otterrà la disalienazione dentro la Chiesa

IV – I “gruppi profetici”, artefici della lotta di classe per la disalienazione della Chiesa

V - Come i “gruppi profetici” attuano la lotta di classe nella Chiesa

VI – Relazioni tra il “movimento profetico” e il progressismo

VII – I “gruppi profetici” sono al servizio del comunismo

VIII – Viabilità del piano comunista a proposito della Chiesa-Nuova

(*) Rivista "Catolicismo", Aprile-Maggio 1969. Riassunto analitico dell’articolo di “Ecclesia” - Titolo originale: Insubordinação, "desalienação", fio de meada dos mistérios "proféticos". I grassetti sono a cura del Circolo Plinio Corrêa de Oliveira, chi ha fatto la traduzione.


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