Plinio Corrêa de Oliveira

 

 

Capitolo XI

La Rivoluzione, il peccato e la Redenzione — l’utopia rivoluzionaria

 

 

 

 

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Rivoluzione e Contro-Rivoluzione

Titolo originale: Revolução e Contra-Revolução

Pubblicato su Catolicismo, São Paulo, Brasile, Aprile 1959 (I et II), Gennaio 1977 (III)

Traduzione di Giovanni Cantoni

Prima edizione italiana, 1963, Dell’Albero, Torino. Seconda e terza edizioni italiane, 1972 e 1976, Cristianità, Piacenza

Tutti i diritti riservati - © 1998 Associazione Luci sull’Est

 

Fra i molteplici aspetti della Rivoluzione è importante mettere in rilievo che essa induce i suoi figli a sottovalutare o a negare le nozioni di bene o di male, di peccato originale e di Redenzione.

 

1. La Rivoluzione nega il peccato e la Redenzione

La Rivoluzione, come abbiamo visto, è figlia del peccato. Ma, se lo riconoscesse, si toglierebbe la maschera e si ribellerebbe contro la sua stessa causa.

Si spiega, così, perché la Rivoluzione tenda non solo a passare sotto silenzio la radice di peccato dalla quale è sbocciata, ma a negare la nozione stessa del peccato. Negazione radicale, che include tanto la colpa originale quanto quella attuale e che si realizza principalmente:

l Attraverso sistemi filosofici o giuridici che negano la validità e l’esistenza di qualsiasi legge morale o le danno i fondamenti vani e ridicoli del laicismo.

l Attraverso mille procedimenti propagandistici che creano nelle moltitudini una condizione spirituale in cui, senza affermare direttamente che la morale non esiste, si fa astrazione da essa e in cui tutta la venerazione dovuta alla virtù è tributata a idoli come l’oro, il lavoro, l’efficienza, il successo, la sicurezza, la salute, la bellezza fisica, la forza muscolare, il godimento dei sensi, e così via.

La Rivoluzione sta distruggendo nell’uomo contemporaneo la nozione stessa di peccato, la distinzione stessa fra il bene e il male. E, ipso facto, essa nega la Redenzione di Nostro Signore Gesù Cristo, che, senza il peccato, diventa incomprensibile e perde qualsiasi relazione logica con la storia e con la vita.

 

2. Esemplificazione storica: negazione del peccato nel liberalismo e nel socialismo

In ognuna delle sue tappe la Rivoluzione ha cercato di sottovalutare e di negare radicalmente il peccato.

A. La concezione immacolata dell’individuo

Nella fase liberale e individualista la Rivoluzione ha insegnato che l’uomo è dotato d’una ragione infallibile, d’una volontà ferma e di passioni senza sregolatezze. Da ciò una concezione dell’ordine umano in cui l’individuo, considerato un essere perfetto, era tutto e lo Stato nulla o quasi nulla, un male necessario... forse provvisoriamente necessario. Fu il periodo in cui si pensava che la causa unica di tutti gli errori e di tutti i crimini fosse l’ignoranza. Aprire scuole voleva dire chiudere prigioni. Il dogma di base di queste illusioni fu la concezione immacolata dell’individuo.

La grande arma del liberale per difendersi dalle possibili prepotenze dello Stato e per impedire la formazione di gruppi di potere che gli togliessero la direzione della cosa pubblica, era costituita dalle libertà politiche e dal suffragio universale.

B. La concezione immacolata delle masse e dello Stato

Già nel secolo scorso l’erroneità di questa concezione era diventata evidente, almeno in parte. Ma la Rivoluzione non indietreggiò. Invece di riconoscere il suo errore, lo sostituì con un altro. Fu la concezione immacolata delle masse e dello Stato. Gl’individui sono propensi all’egoismo e possono sbagliare. Ma le masse pensano sempre in modo giusto e non si lasciano mai trascinare dalle passioni. Il loro mezzo d’azione non soggetto a errore è lo Stato. Il loro mezzo d’espressione infallibile è il suffragio universale, dal quale derivano i parlamenti impregnati di pensiero socialista; o la volontà forte d’un dittatore carismatico, che guida sempre le masse alla realizzazione della loro volontà.

 

3. La redenzione mediante la scienza e la tecnica: l’utopia rivoluzionaria

Comunque, riponendo tutta la sua fiducia nell’individuo isolatamente considerato, nelle masse o nello Stato, la Rivoluzione confida nell’uomo. Reso autosufficiente mediante la scienza e la tecnica, l’uomo può risolvere tutti i propri problemi, eliminare il dolore, la povertà, l’ignoranza, l’insicurezza, insomma tutto quanto diciamo essere conseguenza del peccato originale o attuale.

Un mondo nel cui seno le patrie unificate in una Repubblica Universale siano soltanto espressioni geografiche; un mondo senza disuguaglianze né sociali né economiche, diretto mediante la scienza e la tecnica, la propaganda e la psicologia, alla realizzazione, senza il soprannaturale, della felicità definitiva dell’uomo: ecco l’utopia verso la quale la Rivoluzione ci sta avviando.

In tale mondo la Redenzione di Nostro Signore Gesù Cristo è del tutto inutile. Infatti l’uomo avrà superato il male con la scienza e avrà trasformato la terra in un “cielo” tecnicamente perfetto. E con il prolungamento indefinito della vita nutrirà la speranza di vincere un giorno la morte. 

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