di Plinio Corrêa de Oliveira
Riunione del 6 febbraio 1965 (*)
Siamo nella novena alla Madonna di Lourdes. Gli eventi di Lourdes sono ricchi di importanti lezioni per noi. Una lezione riguarda la sofferenza.
A Lourdes si palesano due atteggiamenti della Provvidenza di fronte alla sofferenza umana. Anche se, in superficie, possono sembrare contraddittori, ognuno di essi ha una ragion d’essere che si armonizza ammirevolmente con l’altra nella perfezione dei piani divini.
Da un lato, l’atteggiamento più in vista della Madonna a Lourdes è la pietà per il dolore degli uomini. Ella ascolta le loro suppliche e fa miracoli per liberarli dalle pene che li affliggono. La Madonna ha pure pietà delle anime. Per dimostrare la veracità della Fede cattolica, Ella a volte opera il miracolo di convertire i peccatori.
D’altra parte, vediamo a Lourdes un atteggiamento apparentemente opposto. Innumerevoli malati si recano a Lourdes, e tornano a casa senza essere guariti. Anzi, sono questi la stragrande maggioranza. Perché la Madonna guarisce alcuni e non gli altri? Qual è il mistero? È facile capire perché alcune persone sono guarite. Ma, qual è il mistero per cui altri non sono guariti?
Anche in questo caso vi è una grande lezione per noi. Nel primo caso, la lezione è chiara: con la sua bontà, la Madonna vuole dimostrare che Ella è nostra madre, una mamma che ha pietà dei nostri dolori, una mamma che vuole operare meraviglie per noi. Qual è, invece, la lezione nei casi in cui i malati tornano a casa senza essere guariti? Qual è la ragione più profonda di questo? Secondo me, è qui che risiede uno dei miracoli più stupendi di Lourdes.
Se analizziamo con attenzione questo secondo caso, ci rendiamo conto che, per la stragrande maggioranza delle anime, la sofferenza è necessaria per la santificazione. Le malattie sono spesso necessarie per la nostra santificazione. È per mezzo delle malattie, e delle prove spirituali che li accompagnano, che una persona si santifica. È l’ammirevole ruolo della sofferenza e del dolore nell’operare il distacco delle anime dai beni terreni, indirizzandole verso l’amore di Dio. Chi non capisce il valore rigenerativo della sofferenza non capisce nulla. È così che le anime si santificano. San Francesco di Sales giunse a dire che la sofferenza è l’ottavo Sacramento. Cioè, la sofferenza è così importante nella vita spirituale di un cristiano che è come se fosse un ottavo Sacramento.
A sinistra, Papa Pio XI. A destra, il Cardinale spagnolo Segura y Sáenz
Il cardinale Pedro Segura, col quale mi sono incontrato nel 1950 in Spagna, mi riferì di una conversazione personale con Papa Pio XI. Uomo di una robustezza incredibile, Papa Ratti si vantava di non essere mai stato malato. Con un sorriso rispettoso, il cardinale Segura rispose: “Allora Sua Santità non ha il segno dei predestinati!”. Di fronte allo stupore del Pontefice egli continuò: “Non c’è predestinato che non sia stato gravemente malato, almeno in un periodo della sua vita. La sofferenza è necessaria per la salvezza”. Giorni dopo, Pio XI ebbe un serio problema cardiaco. Dal letto, egli scrisse un biglietto al cardinale spagnolo: “Eminenza, adesso ho il segno dei predestinati!”.
In questo senso, la Madonna agirebbe contro l’interesse spirituale delle persone se guarisse automaticamente tutti. In alcuni casi, conviene togliere la sofferenza, anche come testimonianza per gli altri. Di solito, però, questo non è il cammino appropriato. È la prova che la Madonna, così misericordiosa, pensa prima di tutto alla salvezza delle anime.
C’è un altro aspetto bellissimo nel modo in cui la Madonna tratta le persone a Lourdes: è la forza spirituale che Ella dà per sopportare le sofferenze. Io non ho mai sentito raccontare il caso di una persona che, recatasi senza risultato a Lourdes, si sia ribellata contro la Madonna. Al contrario, le persone rientrano rassegnate, soddisfatte di essere state a Lourdes, felici di vedere che altri sono stati guariti. Anche persone che vengono da lontano, dall’India o dall’Australia, vedendo accanto qualcuno che ne ha più bisogno e riceve più grazie, accetta con gioia tale situazione e esclama: Madonna mia, non importa che io non sia guarito, ma ti prego di guarire quella persona.
Una persona non va a Lourdes per un raffreddore. Si tratta normalmente di una malattia molto seria. Questa persona non solo accetta la malattia e la sofferenza, ma si sente soddisfatta e contenta se un altro è guarito. È un vero miracolo di amore del prossimo per amore di Dio: il miracolo di annullare l’egoismo umano. Secondo me, questo miracolo è più stupendo di una guarigione.
Un’altra cosa bellissima a Lourdes è il convento delle Carmelitane. Sono monache di clausura, contemplative, che soffrono e pregano per ottenere grazie, spirituali e corporali, per le persone che vengono al santuario. Loro accettano tutte le malattie che la Provvidenza vorrà infliggerli, senza mai chiedere la propria guarigione. Queste monache hanno una vita di sofferenze estreme. Spesso muoiono prematuramente. In questo modo ottengono le grazie per il bene delle anime.
Se vi guardate attorno, vedrete che una caratteristica della natura umana decaduta per il peccato originale è proprio il voler fuggire dalla sofferenza ad ogni costo. Comprenderete come l’eroismo sacrificale di queste monache sfida in tal modo la natura umana, causa un tale orrore all’egoismo umano, che io ritengo sia più grande di tutte le cure che avvengono a Lourdes.
Ecco cosa intende fare la Madonna a Lourdes: senz’altro guarire alcune persone, ma soprattutto operare questo tipo di miracoli spirituali che conducono le anime al cielo. Farebbe bene la Madonna se apparisse a Lourdes per guarire i corpi, che prima o poi periscono, e non guarisse le anime che non periscono? No. L’amore della Madonna per noi Le fa desiderare prima di tutto di condurci all’amore di Dio. È la cosa migliore che una persona possa desiderare. Dall’amore di Dio proviene poi l’amore per il prossimo.
Ecco la grande lezione di Lourdes: l’accettazione del dolore, l’accettazione della sofferenza, della sconfitta, se necessario del fallimento.
Qualcuno mi dirà: “Ma questo è molto difficile da accettare!”
La risposta l’ha data lo stesso Nostro Signore Gesù Cristo nell’orto degli Ulivi. Posto di fronte alle terribili sofferenze per cui doveva passare, esclamò: “Padre, se è possibile allontana da me questo calice. Ma sia fatta la tua volontà e non la mia!”.
Ecco l’atteggiamento che dobbiamo assumere di fronte alle nostre sofferenze: se è possibile, chiediamo alla Madonna di allontanarle. Me sia fatta la sua volontà, e non la nostra. Nostro Signore Gesù Cristo fu consolato da un angelo. Anche noi saremo consolati dalla grazia. Dunque: coraggio, risoluzione, energia! Dobbiamo capire il senso delle nostre sofferenze, e provarne gioia, perché il dolore è il segno dei predestinati.
(*) Riunione per soci e cooperatori della TFP brasiliana. Tratto dalla registrazione magnetofonica, senza revisione dell’autore. Traduzione del sito dell’Associazione Tradizione Famiglia Proprietà.