La chiesa di Santa Cecilia (San Paolo), dove Plinio fu battezzato il 7 giugno 1909
Plinio Corrêa de Oliveira nacque il 13 dicembre 1908, di domenica, mentre le campane della Chiesa di Santa Cecilia sembravano celebrare l’evento con il loro rintocco festoso. Fu battezzato in questa stessa Chiesa il 7 giugno 1909 (54). I genitori, João Paulo Corrêa de Oliveira e Lucilia Ribeiro dos Santos, appartenevano a vecchie famiglie di quell’aristocrazia rurale che si era spontaneamente formata in Brasile fin dal secolo XVI e che per statuto sociale e raffinatezza di costumi, può essere equiparata alla nobiltà europea di quel periodo.
I Corrêa de Oliveira discendevano dai senhores de engenho, i primi colonizzatori del Brasile, i “bennati, i nobili del loro tempo” (56). João Alfredo Corrêa de Oliveira , fratello dell’avo di Plinio, Leodegario, aveva tracciato l’indimenticabile profilo di quelle “generazioni forti che amavano la terra, nella quale vedevano splendere l’oro della loro libertà e indipendenza, e da cui traevano come raccolto ricchezza e virtù. (….) Per queste generazioni la terra ereditata era un fedecommesso di famiglia e un blasone che si valutava più della vita, nella stessa misura dell’onore” (57).
João Alfredo, nato il 12 dicembre 1835, dotato di straordinaria intelligenza, fu professore di Diritto nella Facoltà di Recife, e percorse le più brillanti tappe della carriera politica del tempo: fu deputato per varie legislature, ministro dell’Impero a soli 35 anni nel Gabinetto conservatore Rio Branco, poi senatore vitalizio dell’Impero, consigliere di Stato e finalmente Presidente del Consiglio dei Ministri. In questa qualità, il 13 maggio 1888, sottopose alla firma della Principessa Isabel, Reggente Imperiale, la celebre Lei Aurea che abolì la schiavitù in Brasile. Dopo la proclamazione della Repubblica, fu membro di spicco del Direttorio Monarchico brasiliano e presidente del Banco do Brasil, per poi spegnersi a 87 anni a Rio de Janeiro il 6 marzo 1919.
La famiglia materna di Plinio, i Ribeiro dos Santos, apparteneva al ceto tradizionale dei “paulisti da quattrocento anni” (58), fondatori della città di San Paolo, e discendeva da quei bandeirantes che avevano combattuto contro gli eretici olandesi. Tra gli antenati materni spiccava il bisavolo Gabriel José Rodrigues dos Santos, professore nella Facoltà di Diritto e deputato al Parlamento imperiale, considerato uno dei più brillanti oratori e pubblicisti del suo tempo (59). La figlia, donna Gabriella Ribeiro dos Santos, madre di Lucilia, frequentava il celebre salotto di donna Veridiana, una delle donne più influenti della società paulista (60).
Agli inizi del secolo, la “chácara” di donna Veridiana, un palazzetto in stile rinascenza nel quartiere di Higienópolis, era il centro della vita sociale e intellettuale di San Paolo, assieme a “Vila Penteado”, il palazzetto Art Nouveau che il conte Antonio Alvares Penteado aveva fatto costruire nello stesso quartiere dall’architetto Carlos Ekman.
Note:
[54] La Chiesa di Santa Cecilia era stata costruita nel 1884. Nel 1895 dom Joaquim Arcoverde, allora vescovo di San Paolo, aveva creato la parrocchia di Santa Cecilia, nominando come vicario padre Duarte Leopoldo e Silva, suo futuro successore al governo della diocesi. Nel 1901 gli successe il padre Benedito de Souza.
[55]Fernando de Azevedo, Canaviais e Engenhos na vida politica do Brasil, in Obras Completas, 2a. ed., vol. XI, Ediçoes Melhoramentos, São Paulo s. d., p. 107.
[56]P. Corrêa de Oliveira, João Alfredo Corrêa de Oliveira, in “Diário de São Paulo”, 21 dicembre 1936, ora in J. S. Clá Dias, Dona Lucilia, cit., vol. III, pp. 215-216. In questo articolo il giovane nipote descrive con grande penetrazione psicologica l’evoluzione intellettuale del prozio da posizioni di liberalismo intransigente a un cattolicesimo sincero e praticante.
[57]João Alfredo Corrêa de Oliveira, O Barão de Goiana e sua Época Genealógica, in Minha Meninice & outros ensaios, Editora Massangana, Recife 1988, p. 56.
[58] I Quattrocentisti “sono qualcosa di più del nobile, del ‘vero signore’, dell’aristocratico, sono gli autori e i censori dell’almanacco di Gotha brasiliano. Sono i detentori e i dispensatori della brasilianità. Per loro il mondo è nato quattrocento anni fa, quando i primi portoghesi e le loro famiglie, da cui essi discendono, sbarcarono in Brasile. Il quattrocentrista è amabile, gentile e orgoglioso. Ha un senso spiccato della casta ed è inaccessibile: essi che costituiscono il 70 per cento della classe dirigente politica del paese, si difendono con ogni mezzo dalla società” (Corrado Pizzinelli, Il Brasile nasce oggi, Eli, Milano 1955, p. 284).
[59] Su Gabriel José Rodrigues dos Santos (1816-1858), cfr. J. S. Clá Dias, Dona Lucilia, cit., vol. I, p. 45, vol. II, pp. 19-26. L’opera più completa su questa figura è di Paulo do Valle, Biographia do Dr. Gabriel José Rodrigues dos Santos, pubblicata con i suoi Discursos Parlamentares raccolti da A. J. Ribas (Tip. Paula Brita, Rio de Janeiro 1863).
[60] Veridiana Valeria Prado (1825-1910), figlia del Barone de Iguapé Antonio, sposò Martinho da Silva Prado (1811-1891) ed ebbe quattro figli, destinati a svolgere un ruolo influente nella vita brasiliana: Antonio (1840-1929), Martinico (1843-1906), Caio (1853-1889) ed Eduardo (1860-1901). Vera e propria “matriarca” della famiglia, morì nel 1910 a 85 anni d’età. Cfr. Darrell E. Levi, A Família Prado, Cultura 70, São Paulo 1977,p. 63. I Prado, con i Penteado, “simboleggiavano il costo economico e industriale a Sao Paulo, durante la Prima Repubblica” (ivi, p. 104).