Da sinistra a destra: Chamberlain, Daladier, Hitler, Mussolini e Ciano dopo la firma dell’accordo di Monaco
Il 1938 fu l’anno cruciale della crisi europea. L’ 11 marzo ebbe luogo l’invasione dell’Austria e la sua annessione alla Germania, passata alla storia con il nome di Anschluss. Fu questo il primo atto della Seconda Guerra Mondiale (94).
Con l’Anschluss lo Stato austriaco fu praticamente cancellato dalla carta europea (95). Con “l’animo indignato e il cuore sanguinante”, Plinio Corrêa de Oliveira denunciò, in un articolo a cinque colonne in prima pagina, la “drammatica scomparsa dell’Austria cattolica dalla geografia europea” (96).
Mussolini, rovesciando la sua presa di posizione del 1934, quando, per evitare l’annessione dell’Austria, aveva inviato delle divisioni alpine sul confine del Brennero, approvò, questa volta, l’azione di Hitler. Per celebrare l’amicizia italo-tedesca, il Führer compì una visita ufficiale in Italia dal 3 al 9 maggio 1938. In quell’occasione, Pio XI si ritirò a Castelgandolfo, fuori stagione, per non dover assistere, affermò, “il giorno della Santa Croce”, all’apoteosi “di un’altra croce che non è la Croce di Cristo” (97).
Nel numero 289 del “Legionário” del 27 marzo 1938, apparve in prima pagina un’immagine del Colosseo, con la notizia che il grande monumento sarebbe stato illuminato in onore della visita di Hitler a Roma. “Il Colosseo – recita la didascalia – testimonianza plurisecolare del martirio dei primi cristiani e dell’insaziabile crudeltà del paganesimo, in onore dell’illustre persecutore dei cristiani di oggi e restauratore del paganesimo in Germania, verrà illuminato… da una forte luce rossa!”.
Il 12 settembre 1938, dopo l’annessione dell’Austria, fu la volta di quella dei Sudeti. Per impedire che la situazione precipitasse, il premier britannico Neville Chamberlain si recò personalmente a Berchtesgaden, per accordarsi con il Führer. Plinio Corrêa de Oliveira non si faceva illusioni. “La guerra – scriveva in quell’occasione – è una questione di giorni, o di mesi, ma fatalmente esploderà (…). Fino a che Hitler si troverà al potere, essa sarà inevitabile” (98).
Per evitare che la situazione precipitasse, Mussolini propose in extremis una conferenza a quattro, che si tenne a Monaco il 29 e il 30 settembre 1938 (99). Le democrazie occidentali, rappresentate dall’inglese Chamberlain e dal francese Daladier, nell’illusione di evitare la guerra cercarono il compromesso ad ogni costo con la Germania nazista (100). Sono note le parole con cui, all’indomani degli accordi di Monaco, Churchill, capo dell’opposizione conservatrice, apostrofò Chamberlain: “Dovevate scegliere tra la vergogna e la guerra: avete scelto la vergogna e avrete la guerra’’.
In un lucido articolo degli anni ‘70 sulla distensione, Plinio Corrêa de Oliveira così ricorderà l’avvenimento: “Monaco non fu solo un grande episodio della storia di questo secolo. E’ un avvenimento simbolo nella storia di tutti i tempi: ogni volta che vi sia, in qualsiasi tempo e in qualsiasi luogo, un confronto diplomatico tra bellicisti deliranti e pacifisti deliranti, il vantaggio arriderà ai primi e la frustrazione ai secondi. E se vi sarà un uomo lucido, censurerà i Chamberlain e i Daladier del futuro con le parole di Churchill: ‘Dovevate scegliere tra la vergogna e la guerra: sceglieste la vergogna e avrete la guerra’” (101).
Meno di sei mesi dopo, il 15 marzo 1939, violando gli accordi presi, Hitler invase la Cecoslovacchia e incorporò al Reich il territorio della Boemia e della Moravia per il quale istituì un “protettorato”. Anche la repubblica Ceco-slovacca, una delle creazioni della pace di Versailles, scompariva dalla carta d’Europa. Il mese precedente era morto Pio XI, già gravemente malato. Il 2 marzo 1939, il cardinale Camillo Caccia Dominioni annunciava dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro l’elezione del nuovo Papa, il cardinale Eugenio Pacelli, con il nome di Pio XII (102).
Quell’anno si era aperto con una sorprendente previsione di Plinio Corrêa de Oliveira, apparsa sul primo numero dell’anno del “Legionário”: “Effettivamente, – egli scriveva – mentre si vanno delimitando tutti i campi di battaglia, si sta svolgendo un processo sempre più chiaro: quello della fusione dottrinale del nazismo col comunismo. A nostro parere, il 1939 assisterà al compimento di questa fusione” (103).
Alcuni mesi dopo, nell’agosto del 1939, l’annunzio del cosiddetto patto Ribbentrop-Molotov “fece subito l’effetto di una vera e propria bomba nell’opinione pubblica europea, allibita per questa brusca intesa tra i due Paesi che rappresentavano le due ideologie fino ad allora le più nemiche” (104).
Il trattato di non-aggressione tra la Russia e la Germania rappresentava il più imprevedibile “rovesciamento delle alleanze” dei nostri tempi: “Nessuno che ha vissuto consapevolmente quella esperienza – scrive lo storico tedesco Andreas Hillgruber – può dimenticare quale sorpresa e sconcerto, quale choc provocò un breve annuncio dell’ ‘Ufficio informazioni tedesco’ nella tarda serata del 21 agosto, confermato il giorno seguente dalla Tass: ‘Il governo del Reich ed il governo sovietico si sono accordati per la stipulazione di un patto reciproco di non aggressione. Il ministro degli esteri von Ribbentrop giungerà mercoledì 23 agosto a Mosca per portare a conclusione le trattative’” (105).
Note:
[94] Cfr. Gordon Brook-Shepherd, 1938. Hitler annette l’Austria, tr. it. Mondadori, Milano 1966; Andreas Hillgruber, La distruzione dell’Europa, tr. it. Il Mulino, Bologna 1991, pp. 133-152. Decisivo nell’Anschluss fu il ruolo dell’ambasciatore a Vienna Franz von Papen (1879-1969) che già nel 1933 aveva spianato la strada del potere a Hitler con le sue pressioni su Hindenburg. Papen, che si proclamava cattolico, fu definito da Plinio Corrêa de Oliveira “il maggior traditore della Chiesa dei nostri giorni” (P. Corrêa de Oliveira, 7 dias em Revista, in “O Legionário”, n. 516 (2 agosto 1942)).
[95] “Austria, povera Austria eternamente derisa – annota il 20 marzo 1938 sul suo diario il conte Friedrich Reck-Mallenczewen – il cui unico errore fu senza dubbio quello di opporsi allo spirito di dominio della grande Prussia, serbando fino alla fine il ricordo dell’antico Sacro Romano Impero romano-germanico” (Il tempo dell’odio e della vergogna, tr. it. Rusconi, Milano 1970, p. 66).
[96] P. Corrêa de Oliveira, A conjuração dos Cesares e do synhedrio, in “O Legionário”, n. 288 (20 marzo 1938). Plinio Corrêa de Oliveira così espresse la sua ammirazione per Zita d’Austria (1892-1989), la moglie dell’ultimo imperatore Carlo: “Per la causa della monarchia in Europa, alla quale ella è assolutamente dedicata per puro idealismo e non per volgare interesse, seppe fare molto più di innumerevoli sovrani, ex-sovrani o pretendenti nel mondo intero. In questo secolo di grossolano materialismo, ella è una figura energica e idealista che merita il massimo rispetto da tutti gli spettatori” (P. Corrêa de Oliveira, O destino tragico de duas grandes dynastias, in “O Legionário”, n. 247 (6 giugno 1937)). Su Zita, cfr. ora G. Brook-Shepherd, L’ultima Imperatrice. La vita e l’epoca di Zita d’Austria-Ungheria, tr. it. Rizzoli, Milano 1992.
[97] M. Maccarrone, Il Nazionalsocialismo e la Santa Sede, cit., pp. 211-212.
[98] P. Corrêa de Oliveira, O verdadeiro sentido do vôo de Chamberlain, in “O Legionário”, n. 314 (18 settembre 1938).
[99] Sulla conferenza di Monaco e sull’ “appeasement”, cfr. Martin Gilbert, The roots of Appeasement, Weidenfeld and Nicolson, London 1966; Charles Loch Mowat, Britain between the wars, 1918-1940, Methuen & Co. Ltd., London 1976; Telford Taylor, Munich, the price of peace, Hodder and Stoughton, London 1979.
[100] “In materia di umiliazione, la Francia e l’Inghilterra non potranno andare più lontano. Hanno bevuto il calice fino all’ultima goccia. E quando si annunciò loro che con l’ingestione di qualche altra goccia forse avrebbero conseguito la pace, piansero di gioia” (P. Corrêa de Oliveira, Os fructos ideologicos da paz, in “O Legionário”, n. 316 (2 ottobre 1938)).
[101] P. Corrêa de Oliveira, Churchill, o avestuz e a America do Sul, in “Folha de S. Paulo”, 31 gennaio 1971.
[102] Su Pio XII (1876-1958) in relazione agli avvenimenti da noi trattati, cfr. Card. Domenico Tardini, Pio XII, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano, 1960; B. Schneider, Pio XII. Pace, opera della giustizia, cit.; A. Rhodes, Il Vaticano e le dittature 1922-1945, cit.; J. Chélini, L’Eglise sous Pie XII, cit.; G. Martina, Storia della Chiesa, vol. IV, L’età contemporanea, cit., pp. 219-247; Giorgio Angelozzi Gariboldi, Pio XII, Hitler e Mussolini. Il Vaticano fra le dittature, Mursia, Milano 1995. Il cardinale Eugenio Pacelli era stato nunzio in Germania (1917-1929) e poi Segretario di Stato (1930-1939) prima di ascendere al trono pontificio.
[103] P. Corrêa de Oliveira, Entre o passado e o futuro, in “O Legionário”, n. 329 (4 gennaio 1939). “Il nazismo – aveva ribadito l’ 8 maggio 1938 – può essere quasi equiparato, dal punto di vista internazionale, al comunismo; anzi, questo ‘quasi’ è ben problematico” (id., Legitima difesa, in “O Legionário”, n. 295 (8 maggio 1938)).
[104] J. Guiffan, Histoire de l’Europe, cit., p. 195.
[105] A. Hillgruber, La distruzione dell’Europa, cit., p. 257. Il patto di “non-aggressione” aveva una validità decennale e impegnava i due contraenti a desistere da qualsiasi ‘reciproco’ attacco. Ad esso era aggiunto un ‘protocollo segreto’ che lasciava via libera a Hitler per attaccare la Polonia, lasciando all’Urss il controllo dei tre paesi baltici, della Finlandia, della Polonia e della Bessarabia. Cfr. Walther Hofer, Lo scatenamento della Seconda guerra mondiale. Uno studio sui rapporti internazionali nell’estate del 1939, tr. it. Feltrinelli, Milano 1969, pp. 123-144 e 177-197; Gerhard L. Weinberg, Germany and the Soviet Union, 1939-1941, Brill, Leiden 1972; Arturo Peregalli, Il Patto Hitler-Stalin e la spartizione della Polonia, Erre Emme Edizioni, Roma 1989; Juan Gonzalo Larrain Campbell, 1939: o Pacto Ribbentrop-Molotov confirmou as denúncias do “Legionário”, in “Catolicismo”, n. 532 (aprile 1995), pp. 22-24.