Cap. III, 2. La “nuova Cristianità” di Jacques Maritain

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L’opera di Jacques Maritain (16), Umanesimo integrale (17), apparsa nel 1936, fu il manifesto di una nuova filosofia della storia e della società che offriva le basi per un’evoluzione dell’Azione Cattolica in senso opposto al programma tracciato da Pio XI nella Quas Primas.
Alla Civiltà cristiana sacrale, Maritain vuole sostituire infatti l’ “ideale storico concreto di una nuova cristianità” (18), una civitas humana profana, intesa come “un regime temporale o un’età di civiltà la cui forma ispiratrice sarebbe cristiana e risponderebbe al clima storico dei tempi nei quali entriamo” (19). Alla base della sua filosofia della storia che cerca un’ipotetica “terza via”, tra “l’ideale medievale” e quello “liberale” (20), vi è la tesi deterministica dell’irreversibilità del mondo moderno e il postulato marxista del “ruolo storico del proletariato” (21).
Ciò che in ultima analisi Umanesimo integrale fa propri sono i princìpi della Rivoluzione francese, condannati dal Magistero Pontificio e destinati ad infiltrarsi sempre più massicciamente, a partire da questo periodo, negli ambienti cattolici, a tutto vantaggio del socialismo e del “progressismo”. L’opera del filosofo francese, come osserva Antonio Carlos Villaça, “ebbe un’enorme ripercussione nel pensiero cattolico del Brasile. Fu uno spartiacque. Divise profondamente. Suscitò divergenze terribili. A partire da essa, il pensiero cattolico brasiliano diverge: vi sono maritainiani e anti-maritainiani” (22).
Malgrado la dichiarata adesione di Maritain ai principi del tomismo, la sua filosofia della storia e la sua sociologia convergevano con il neomodernismo che affiorava tra giovani religiosi degli ordini gesuitico e domenicano. Sacerdoti, come il domenicano Yves Congar, erano fin da allora convinti che la loro generazione dovesse “recuperare e trasferire nel patrimonio della Chiesa qualunque elemento di un certo valore che poteva emergere da un approccio al modernismo” (23).
L’Azione Cattolica fu, con il “movimento liturgico”, il settore privilegiato dall’infiltrazione del modernismo soprattutto politico e sociale (24), che riaffiorò, dopo una sorda incubazione, all’inizio degli anni ‘30.

 

Note:

[16] Jacques Maritain nacque a Parigi nel 1882 e morì a Tolosa nel 1973. Discepolo del filosofo Henri Bergson, si convertì al cattolicesimo nel 1906, assieme alla moglie Raissa, ebrea di origine russa. Dopo essere stato vicino all’Action Française, si staccò da Maurras, proponendosi come il nuovo maître à penser del mondo cattolico. Dopo aver trascorso il periodo della guerra in America, venne nominato ambasciatore francese presso la Santa Sede (1944-1948), per poi tornare il America quale Professore all’Università di Princeton. Fu a Maritain che Paolo VI consegnò il “messaggio agli intellettuali” a conclusione del Concilio Vaticano II.

[17] Jacques Maritain, Humanisme intégral. Problèmes temporels et spirituels d’une nouvelle chrétienté, Aubier-Montaigne, Paris 1936, ora in Jacques e Raissa Maritain, Oeuvres complètes, Editions Universitaires, Fribourg 1984, vol. VI, pp. 293-642. Il volume derivava da una serie di conferenze tenute nell’agosto 1934 all’università di Santander. Louis Salleron, sulla “Revue Hebdomadaire” del 22 agosto 1936, (poi Humanisme intégral? M. Jacques Maritain, marxiste chrétien, in “L’Ordre Français”, n. 176, dicembre 1973, pp. 11-24), fin dal 1936 denunciava lucidamente come “puramente marxista” la dialettica di Maritain (ibid., p. 21). Tra i numerosi articoli su Maritain di Plinio Corrêa de Oliveira, cfr. Maritain e o ‘dogma’ de sua infalibilidade, in “O Legionário”, n. 190 (28 novembre 1943). Per un’analisi critica del pensiero del filosofo francese, cfr. inoltre Julio Meinvielle, De Lamennais à Maritain, Theoria, Buenos Aires 1967 (1945); Leopoldo Palacios, El mito de la nueva cristianidad, Speiro, Madrid 1952; Rafael Gambra, Maritain y Teilhard de Chardin, Speiro, Madrid 1969; e gli importanti articoli sulla “Civiltà Cattolica” del padre Antonio Messineo s.j.: Evoluzione storica e messaggio cristiano, n. 102 (1951), pp. 253-263; Laicismo politico e dottrina cattolica, n. 103 (1952), pp. 18-28; L’uomo e lo stato, n. 105 (1954), pp. 663-669; Umanesimo integrale, n. 107 (1956), pp. 449-463, tradotti con il titolo O humanismo integral, nei numeri 75 (marzo 1957), 76 (aprile 1957), 77 (maggio 1957) di “Catolicismo”.

[18] J. Maritain, Humanisme intégral, cit., pp. 437-526.

[19] Ivi, p. 442.

[20] Ivi, pp. 495.

[21] Ivi, pp. 552-554.

[22] A. C. Villaça, O pensamento católico no Brasil, cit., p. 14.

[23] Aidan Nichols, Yves Congar, tr. it. Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1991, p. 12. Il domenicano Yves Congar (1904-1995), allievo del padre Marie-Dominique Chenu, fu uno degli esponenti di punta della “Nouvelle Théologie”. Definito “padre e ispiratore del Vaticano II” (Bruno Forte, “Avvenire”, 23 giugno 1996), fu insignito della porpora cardinalizia, nel novembre 1994, da Giovanni Paolo II. Cfr. Marie Dominique Chenu, Le Saulchoir. Una scuola di teologia, tr. it. Marietti, Torino 1982.

[24] Sul modernismo, cfr. Cornelio Fabro c.p.s., voce Modernismo, in EC, vol. VIII (1952), coll. 1187-1196; Ramon García de Haro, Historia teológica del modernismo, Universidad de Navarra, Pamplona 1972 e, tra le opere favorevoli al movimento: Emile Poulat, Histoire, dogme et critique dans la crise moderniste, Casterman, Paris 1962; Bernard M. G. Reardon, Roman Catholic Modernism, Stanford University Press, London 1970; Thomas Leslie Loome, Liberal Catholicism, Reform Catholicism, Modernism. A contribution to a New Orientation on Modernist Research, Matthias Grünewald Verlag, Mainz 1979; Gabriel Daly, o.s.a., Trancendence and Immanence. A study in Catholic Modernism and Integralism, Clarendon Press, Oxford 1980.

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