Il reverendissimo Mons. Duarte Leopoldo e Silva, arcivescovo di San Paolo, che sostenne l’apostolato di Plinio Corrêa de Oliveira in Brasile.
Qualche mese dopo morì l’arcivescovo di San Paolo. Il suo successore, dom José Gaspar de Afonseca e Silva (54), rappresentava un tipo umano molto diverso. Se l’aspetto di dom Duarte era quello di un uomo granitico, che incuteva rispetto e perfino timore, il tratto di dom José Gaspar era affabile e attraente. Conoscere il suo reale pensiero e interpretare le sue scelte, spesso ispirate a un forte senso politico e diplomatico, non era sempre facile. I suoi primi provvedimenti non mancarono di suscitare sorpresa. L’11 marzo 1940 egli affidò a Plinio Corrêa de Oliveira il più prestigioso degli incarichi: quello di Presidente della Giunta arcidiocesana dell’Azione Cattolica di San Paolo. Nello stesso periodo il padre de Castro Mayer fu nominato Assistente Generale dell’Azione Cattolica di San Paolo, mentre il padre de Proença Sigaud veniva designato assistente arcidiocesano della Gioventù Studentesca, maschile e femminile. Plinio Corrêa de Oliveira veniva dunque ad assumere nelle sue mani la direzione di tutte le forze del laicato cattolico di San Paolo, che allora comprendeva le organizzazioni studentesche, gli uomini e le donne di Azione Cattolica e le associazioni ausiliare come le Pie Unioni, i Terzi Ordini, le Congregazioni Mariane (55).
Ciò non significava necessariamente una sintonia di posizioni tra il nuovo arcivescovo e il vertice di Azione Cattolica da lui designato. La strategia di dom José Gaspar consisteva nel legare a sé gli uomini, attraverso la collaborazione, piuttosto che nell’affrontarli a viso aperto, soprattutto in presenza di forti personalità come quella di Plinio Corrêa de Oliveira. La morte prematura dell’arcivescovo di San Paolo, non consente di svelare la vera natura del rapporto che intercorse tra i due personaggi.
Quel che è certo è che nella persona del dottor Plinio, dom José Gaspar aveva scelto un conoscitore profondo e sicuro dei mali che iniziavano ad infettare la grande organizzazione dell’apostolato laico. Grazie al suo incarico, Plinio Corrêa de Oliveira che, fin dal 1938, aveva già iniziato a denunciare questi mali sul “Legionário” (56), ebbe la possibilità di abbracciare con uno sguardo ampio e profondo la variegata realtà cattolica del Paese. Il giovane Presidente governò l’associazione con mano energica, reprimendo gli errori dottrinali che affioravano e cercando di modificare le nuove mentalità. Dopo tre anni di lavoro, i risultati non si fecero attendere: l’Azione Cattolica paulista conobbe una fioritura senza precedenti. Il grandioso Congresso Eucaristico del 1942 a San Paolo, rivelò a tutta l’America Latina le potenzialità del movimento cattolico brasiliano.
In questa occasione, tenendo, nella sua qualità di Presidente diocesano dell’Azione Cattolica, il discorso ufficiale davanti a un milione di persone, il dottor Plinio così delineò il ruolo storico della sua patria:
“La missione provvidenziale del Brasile consiste nel crescere all’interno delle proprie frontiere, nello svilupparvi gli splendori di una civiltà genuinamente cattolica, apostolica e romana, e nell’illuminare amorevolmente tutto il mondo col fascio di questa gran luce, che sarà veramente il ‘lumen Christi’ irradiato dalla Chiesa. La nostra indole affettuosa ed ospitale, la pluralità delle razze che qui vivono in fraterna armonia, il contributo provvidenziale degli immigrati che si sono così intimamente inseriti nella vita nazionale, e soprattutto le norme del Santo Vangelo, non trasformeranno mai i nostro aneliti di grandezza in un pretesto per gretti giacobinismi, per stolti razzismi, per criminosi imperialismi. Se un giorno il Brasile sarà grande, lo sarà a vantaggio del mondo intero. ‘Quelli che governano siano fra voi come quelli che servono’, dice il Redentore. Il Brasile non sarà grande per conquiste ma per Fede; non sarà ricco tanto di denaro quanto di generosità. Realmente, se sapremo essere fedeli alla Roma dei Papi, la nostra società potrà essere una nuova Gerusalemme, perfetta in bellezza, onore, gloria e gaudio del mondo intero” (57).
Plinio Corrêa de Oliveira volle però portare la sua opera fino alle sue ultime conseguenze. Decise così di scrivere un libro in difesa dell’Azione Cattolica, offrendo un’accurata diagnosi dei mali che la affliggevano.
Questi mali non erano ignoti al Nunzio Apostolico in Brasile, mons. Benedetto Aloisi Masella, che da tempo seguiva e apprezzava Plinio Corrêa de Oliveira, pur non conoscendolo personalmente. Egli inviò presso di lui un uomo di sua fiducia, il gesuita italiano Cesare Dainese (58), allora rettore del Colégio Loyola di Belo Horizonte, che spianò la strada a un incontro con il Nunzio. Il colloquio avvenne, poco dopo, a Rio de Janeiro. Il Nunzio era un uomo di sessant’anni, dall’attitudine riservata e dal perfetto contegno diplomatico. Ascoltò in silenzio l’esposizione del presidente dell’Azione Cattolica paulista, lo incoraggiò tacitamente e incaricò il padre Dainese di mantenere i rapporti con lui. Poco dopo padre Antonio de Castro Mayer fu promosso vicario generale dell’Arcidiocesi di San Paolo. L’intervento della nunziatura era evidente e costituiva un incoraggiamento per il progetto del dottor Plinio che si immerse nello studio dei documenti per arrivare, il prima possibile, alla composizione della sua opera.
Mons. de Castro Mayer ricorda di aver seguito tutta la stesura del libro e gli sforzi dell’autore perché la sua opera fosse perfettamente obiettiva (59). Occorreva però l’autorizzazione dell’arcivescovo di San Paolo. Questi, avute in mano le bozze del volume, rimase perplesso davanti alla fermezza di posizioni del leader paulista. Di fronte alle tergiversazioni di mons. José Gaspar, Plinio Corrêa de Oliveira, attraverso il canale di padre Dainese, si rivolse al Nunzio spiegando le difficoltà che il suo libro incontrava sul suo cammino e chiedendogli una prefazione per superare l’impasse. Mons. Aloisi Masella, dopo avere attentamente letto l’opera e compresane la portata, acconsentì di buon grado, raccomandando all’arcivescovo di San Paolo di non procrastinare più a lungo la pubblicazione. Dom José Gaspar inviò così il testo al padre de Castro Mayer, suo vicario, perché concedesse finalmente, a suo nome, l’atteso imprimatur.
Note:
[54] Dom José Gaspar de Afonseca e Silva, secondo arcivescovo di San Paolo, nacque a Araxá, nello stato di Minas, il 6 gennaio 1901. Venne ordinato sacerdote il 12 agosto 1923 da dom Duarte Leopoldo e Silva. Dopo aver studiato a Roma all’Università Gregoriana fu consacrato vescovo e il 28 aprile 1935 ricevette la carica di ausiliare dell’arcivescovo di San Paolo. Alla morte di dom Duarte nell’agosto del 1939, dom José Gaspar gli successe quale arcivescovo di San Paolo. Morì in un incidente aereo il 27 agosto 1943. Cfr. In memoriam de José Gaspar de Afonseca e Silva, Editora Ave Maria, São Paulo 1944; P. Corrêa de Oliveira, Probreza edificante, in “O Legionário), n. 578 (5 settembre 1943).
[55] “Il nostro programma si riassume in un motto che accettiamo con entusiasmo, poiché ci viene dettato dalla natura stessa delle cose, stabilita dalla Provvidenza. E’ il distico che troviamo nello stemma dell’Ecc.mo e Rev.mo Sig. Arcivescovo metropolita: ‘Che tutti siano uno’ (…) l’unione dei cattolici non è tranquilla giustapposizione di elementi eterogenei. E’ coordinamento pacifico di persone unite da comunione di idee, da comunione di vita, da identità di azione. Quali idee, vita, azione? Le idee sono quelle della Chiesa; la vita, quella soprannaturale della grazia; l’azione, l’azione cattolica” (P. Corrêa de Oliveira, “Ut omnes unum sint”, in “O Legionário”, n. 392 (17 marzo 1940)).
[56] P. Corrêa de Oliveira, Burocracia, in “O Legionário”, n. 310 (21 agosto 1938); id., Sociologite, in “O Legionário”, n. 311 (28 agosto 1938). I titoli di questi articoli dicono già molto!
[57] P. Corrêa de Oliveira, Saudação às autoridades civis e militares, in “O Legionário”, n. 525 (7 settembre 1942).
[58] Tornò in Brasile, dove occupò le cariche di Rettore del Colégio Anchieta in Nova Friburgo (nel 1934-1935 e nuovamente nel 1940-1945), del Colégio Antonio Vieira in Salvador (Bahia) di cui fu provinciale (1953-1957) e del Colégio Santo Inácio di Rio de Janeiro (1963-1964). Morì nel 1986.
[59] Mons. de Castro Mayer ricorda, ad esempio che l’opera di Plinio Corrêa de Oliveira fu letta dall’allora Priore del Monastero di San Benedetto, dom Paulo Pedrosa, e dal citato padre Cesare Dainese, direttore della Confederazione Nazionale delle Congregazioni Mariane (dom Antonio de Castro Mayer Bispo de Campos, Vinte anos depois…, in “Catolicismo”, n. 150 (luglio 1963)).