L’autore del volume non ignorava che la pubblicazione di un’opera di tal genere sarebbe equivalsa a un gesto da kamikaze: essa avrebbe certamente inferto un duro colpo al progressismo nascente, ma avrebbe anche inevitabilmente esposto a critiche e a ritorsioni il gruppo del “Legionário”, compromettendone l’influenza negli ambienti cattolici. Fu quanto puntualmente accadde a partire da quella data.
“Era un gesto da kamikaze. O esplodeva il progressismo, o esplodevamo noi. Esplodemmo noi. Negli ambienti cattolici, il libro suscitò gli applausi degli uni e l’irritazione furibonda di altri, e una profonda sorpresa nell’immensa maggioranza. La densa notte di un ostracismo pesante, totale, interminabile, scese su quei miei amici che restarono fedeli al libro. La dimenticanza e l’oblio ci avvolsero, quando eravamo ancora nel fiore dell’età: ma questo sacrificio era previsto e volontario. L’aurora, come vedremo, tornò a irradiare solo nel 1947. Ma il progressismo nascente, con il libro, accusò un colpo dal quale fino a oggi non si è riavuto” (81).
L’arcivescovo di San Paolo, mons. José Gaspar de Afonseca e Silva, non nascondeva in privato la sua preoccupazione per l’attività del movimento guidato da Plinio Corrêa de Oliveira, con l’evidente appoggio del Nunzio apostolico (82). Egli venne però improvvisamente a morire, in un incidente aereo, mentre si recava a Rio de Janeiro, il 27 agosto 1943. Il suo successore dom Carlos Carmelo de Vasconcellos Motta (83), già prima di occupare il seggio episcopale venne minuziosamente avvisato della situazione ribollente nella capitale paulista (84).
Dom Carlos Carmelo, la cui visione era opposta a quella del “Legionário” era anche di temperamento molto diverso dal suo predecessore: non era uomo da mezzi termini e affrontò di petto la situazione. Impose all’équipe del “Legionário” un “armistizio” (85) che suonò sconfessione per i suoi dirigenti. Plinio Corrêa de Oliveira perse la sua carica di presidente dell’Azione Cattolica; padre Antonio de Castro Mayer, vicario generale dell’arcidiocesi, fu retrocesso a semplice vicario economo della parrocchia di San José di Belém; padre Geraldo de Proença Sigaud venne allontanato in Spagna (86). Seguì una tempestosa campagna di diffamazione dalla quale il dottor Plinio e i suoi amici non poterono difendersi pubblicamente, a causa dell’ “armistizio” imposto dall’arcivescovo. Infine, nel dicembre del 1947, Plinio Corrêa de Oliveira fu estromesso dalla direzione del “Legionário”. Nel numero del 29 febbraio 1948, apparve un editoriale dal titolo Legionário em terceira fase in cui si annunciava l’inizio di una “nuova fase” dell’esistenza del settimanale, riassunta dal motto finale dell’articolo, non firmato: “Incipit vita nova” (87). Neppure una parola su Plinio Corrêa de Oliveira, che, al “Legionário” aveva dedicato con immensa generosità quindici anni della sua vita. In quello stesso anno, mons. Helder Câmara assunse la carica di assistente ecclesiastico della Azione Cattolica Brasiliana (88). L’atmosfera era profondamente cambiata.
Il progressismo già mostrava le linee principali di quella che sarebbe stata la tattica costante degli anni successivi. Lo stesso Plinio Corrêa de Oliveira la riassunse in questi punti:
“a) Fuga dal dibattito o dal dialogo dottrinale. Le critiche al mio libro, espresse nell’uno o nell’altro organo di stampa religiosa, erano sparse, povere di argomenti e ricche di passione. Apparivano a volte anche, implicite o velate, nei pronunciamenti di questa o quella personalità ecclesiastica.
b) Diffamazione e poi campagna di silenzio ed ostracismo. Al soffio di una campagna diffamatoria totalmente verbale, i principali soggetti che nel clero e nel laicato avevano applaudito il mio libro venivano gradualmente ridotti al silenzio, rimossi dai loro incarichi, relegati nell’ostracismo. Un ostracismo dal quale solo alcuni riuscirono a sottrarsi ammutolendosi definitivamente sul problema.
c) A viso aperto, tutto come nulla fosse stato. Soffocata in tal modo l’opposizione, alla corrente innovatrice non restava che proseguire nella sua marcia, con discrezione ma anche risolutezza” (89).
Il piccolo gruppo del “Legionário” si mantenne tuttavia compatto e fedele nella tempesta: il più anziano dei suoi nove membri aveva 39 anni, il più giovane 22 (90). A partire dal febbraio 1945 questo gruppo si riuniva, tutte le sere senza eccezioni, nella sede di via Martim Francisco 665, nel quartiere di Santa Cecilia, analizzando con preoccupazione il deteriorarsi della situazione religiosa e politica in Brasile e nel mondo.
Plinio Corrêa de Oliveira, guida intellettuale del gruppo, si sforzava di infondere in esso una profonda e vera vita interiore, nella convinzione che l’azione e lo studio dovessero alimentarsi alle fonti della preghiera e del sacrificio. Così egli spiegava la “vita interiore”.
“L’uomo deve impegnarsi in una continua analisi di se stesso. In ogni momento deve conoscere lo stato della propria anima: sapere perché sta agendo in questa o quella maniera; se gli è lecito procedere in questo o quel modo; se è conforme alla morale cattolica sentire in questo o quel modo davanti a un certo avvenimento. Questo sforzo di chiama ‘vita’. Non solo perché è così intenso e dev’essere così continuo, da costituire per l’uomo quasi un’esistenza a parte, che si dispiega su un piano più alto e più profondo di quello della sua esistenza esterna. E’ chiamato ‘vita interiore’ appunto perché esige dall’uomo la continua abitudine di analizzarsi e governarsi, agendo e vivendo ‘dentro se stesso’ in maniera incessante” (91).
Nello studio, nella preghiera e nella fraterna e quotidiana convivenza, il gruppo crebbe in unità e coesione. Questo periodo catacombale, vigilia di nuove lotte, durò tre anni (92). In questo periodo l’antica équipe del “Legionário” non cessò mai la battaglia polemica contro gli errori che prendevano piede nel mondo cattolico. Uno dei principali bersagli restò Jacques Maritain, oggetto di saggi critici scritti, oltre che dallo stesso Plinio Corrêa de Oliveira (93), da valorosi polemisti come il padre Arlindo Vieira (94)e José Azeredo Santos (95).
Tra i grandi amici del gruppo, in questo periodo di isolamento e di incomprensioni, fu il padre Walter Mariaux (96), un gesuita tedesco di forte spicco che il dottor Plinio descrisse in questi termini: “Biondo, molto alto, erculeo, pieno di salute, gesti ampi, mani da feldmaresciallo, egli dà sempre un’immediata impressione di robustezza e determinazione, che per pochi va completandosi con nuovi elementi psicologici. Non ho conosciuto personalità più ricca di aspetti contrastanti e tuttavia armonici” (97).
Nel 1949 padre Mariaux, animatore della Congregazione Mariana del collegio São Luiz, fu richiamato dai suoi superiori in Europa. Parte dei congregati da lui diretti si rivolsero allora al gruppo che sotto la guida del dottor Plinio si riuniva in via Martim Francisco. Nacque così il « Grupo da Martim », tra cui spiccavano i quattro fratelli Vidigal Xavier da Silveira, il dott. Luiz Nazareno de Assumpção Filho, il dott. Eduardo de Barros Brotero, il prof. Paulo Corrêa de Brito Filho e il giovane canonico José Luiz Marinho Villac, futuro rettore del seminario di Campos (98).
Note:
[81] P. Corrêa de Oliveira, Kamikaze, in “Folha de S. Paulo”, 15 febbraio 1969.
[82] C. Isnard, Reminescências, cit., p. 221.
[83] Carlos Carmelo de Vasconcellos Motta nacque il 16 luglio 1890 nella città di Bom Jesus de Amparo (Minas Gerais). Ordinato sacerdote il 29 giugno 1918, fu consacrato vescovo di Diamantina il 30 ottobre 1932. Il 19 dicembre 1935 fu elevato all’arcidiocesi di São Luiz de Maranhão, che resse fino al 18 agosto del 1944, quando fu chiamato a sostituire Dom José Gaspar de Afonseca e Silva, come arcivescovo di San Paolo. Governò la diocesi fino al 1964 quando fu trasferito a Aparecida subito dopo la Rivoluzione del 31 marzo. Nel febbraio del 1946 fu elevato alla porpora cardinalizia da Pio XII con il titolo di San Pancrazio. Morì in Aparecida do Norte il 18 settembre 1982.
[84] L’informatore del nuovo arcivescovo fu, a quanto sembra, il benedettino dom Paulo Marcondes Pedrosa che già abbiamo incontrato come fondatore della Congregazione Mariana di Santa Cecilia e del “Legionário” (C. Isnard o.s.b., Reminescências, cit., p. 223).
[85] “Si faccia un armistizio totale e assoluto nel campo dei contendenti! Quest’orientamento vogliamo darlo non a carattere definitivo, ma solo per emergenza, poiché tali gravi questioni non sono state giudicate dalla commissione episcopale dell’Azione Cattolica” (cfr. “Revista Eclesiástica Brasileira”, n. 4 (dicembre 1944), p. 978). Cfr. anche Armistício, in “O Legionário”, n. 641 (19 novembre 1944)
[86] P. Corrêa de Oliveira, Padre Sigaud, in “O Legionário”, n. 711 (24 marzo 1946).
[87] “O Legionário”, n. 804 (29 febbraio 1948).
[88] Mons. Helder Câmara aveva attivamente partecipato alla Ação Integralista Brasileira, il movimento di ispirazione fascista di Plinio Salgado, entrando a far parte nel 1937 del consiglio supremo della AIB, composto da 12 membri. Quando nel 1946, l’arcivescovo di Rio Jaime de Barros Camâra volle farlo suo vescovo ausiliare, trovò difficoltà dalla Santa Sede, per la precedente attività politica negli “integralisti”. Il Papa negò la nomina, che arrivò solo sei anni dopo. In quell’arco di tempo dom Helder maturò il suo passaggio dall’integralismo al progressismo.
[89] P. Corrêa de Oliveira, A Igreja ante a escalada da ameaça comunista. Apelo aos Bispos Silenciosos, Editora Vera Cruz, São Paulo 1976, pp. 48-49.
[90] Gli otto compagni del dott. Plinio erano: José de Azeredo Santos, Paulo Barros de Ulhôa Cintra, José Fernando de Camargo, José Carlos Castilho de Andrade, Fernando Furquim de Almeida, José Gonzaga de Arruda, Adolpho Lindenberg, José Benedicto Pacheco Salles.
[91] P. Corrêa de Oliveira, Pio XII, in “O Legionário”, n. 553 (19 marzo 1943).
[92] “La morte falciò tre lottatori in queste fila già così scarse. Il primo fu il delicato, intrepido, nobile figlio di Maria, il nostro indimenticabile José Gustavo de Souza Queiroz. Ricordo anche con rispetto e nostalgia la personalità ardente, ma allo stesso tempo taciturna e soave, di una militante della JOC (Gioventù Operaia Cattolica), Angelica Ruiz, e il volto battagliero e così distinto di quel capofamiglia modello, di quell’esimio chirurgo ammirato da tutta Santos, di quell’illustre docente universitario, di quel padre dei poveri che fu Antonio Ablas jr” (P. Corrêa de Oliveira, Nasce a TFP, in “Folha de S. Paulo”, 22 febbraio 1969). Su José Gustavo de Souza Queiroz, cfr. id., “Bemaventurados os puros, porque verão a Deus”, in “O Legionário”, n. 710 (17 marzo 1946).
[93] Il 6 febbraio 1944, Plinio Corrêa de Oliveira pubblicò e commentò su “O Legionário” il testo integrale della Lettera inviata da Maritain al giornale brasiliano “O Diario”, per rispondere alle critiche del padre Arlindo Vieira, apparse il 31 ottobre 1943 sullo stesso “Legionário” (cfr. Os “direitos humanos” e O Legionário, in “O Legionário” nn. 600 e 601, del 6 e 13 febbraio 1944). Cfr. anche id., Desfazendo explorações maritainistas, in “Catolicismo”, n. 42 (giugno 1954), pp. 5-6; id., A Comunidade dos Estados Segundo as normas de Pio XII, in “Catolicismo”, n. 43 (luglio 1954), pp. 5-6; id., Tolerar o mal em vista de um bem superior e mais vasto, in “Catolicismo”, n. 44 (agosto 1954), p. 3.
[94] A Rio de Janeiro “la principale personalità contro Maritain fu il colto e intrepido gesuita Arlindo Vieira” (P. Corrêa de Oliveira, A Igreja ante a escalada da ameaça comunista, cit., p. 45). Il padre Arlindo Vieira nacque a Capão Bonito, nello Stato di San Paolo il 19 luglio 1897. Entrato nella Compagnia di Gesù completò i suoi studi in Europa, a Roma e a Paray-le-Monial, prima di tornare in Brasile dove si dedicò all’insegnamento e poi alle missioni popolari viaggiando nei luoghi più poveri e abbandonati del Brasile. Celebrò la sua ultima Messa in Diego Vasconcelos, nel giorno del patrono della città, il 4 agosto 1963. Dopo aver distribuito la comunione, si afflosciò sull’altare, dove spirò lasciando una grande emozione nei presenti e una fama di santità che continua a circondarne la memoria. “Le sue settimane eucaristiche diventavano una rinascita spirituale delle parrocchie. I vicarii si disputavano la sua presenza. Non pochi vescovi dell’interno di Minas Gerais, di San Paolo e dello Stato di Rio de Janeiro ricorrevano ai suoi servizi. Sapeva conquistare il cuore del popolo con la sua bontà. La sua eloquenza soggiogava. Sembrava che la sua parola contenesse un vero messaggio soprannaturale” (P. A. Maia s.j., Crônica dos Jesuitas do Brasil centre-leste, Edições Loyola, São Paulo, p. 212). Sul padre Vieira cfr. Francisco Leme Lopes s.j., A mensagem espiritual do P. Arlindo Vieira s.j. (1897-1963), in “Verbum”, n. 27 (1970), pp. 3-102; id., O P. Arlindo Vieira s.j., constante evocação, in “Verbum”, n. 27 (1970), pp. 403-419.
[95] Nel settembre 1950, la rivista “Vozes” di Petropolis pubblicò un articolo di José Azeredo Santos, O rolo compressor totalitario e a responsabilidade dos católicos, in cui si criticavano le dottrine di Maritain difese da Tristão de Athayde. Nel suo numero di dicembre la “Revista Eclesiastica Brasileira” riportò l’articolo, spiegando in nota che si trattava di questioni importanti e opportune, esaminate con acutezza e buon senso. Ma nel mese di marzo fu costretta a pubblicare una nota del cardinale Vasconcellos Motta che non nascondeva la sua riprovazione per l’articolo di Azeredo Santos.
[96] Il padre Walter Mariaux, nato a Ülzen in Germania il 21 dicembre 1894, entrò nel 1913 nella Compagnia di Gesù e nel 1926 divenne sacerdote, iniziando a svolgere il suo apostolato presso le Congregazioni Mariane a Colonia (1929) e a Münster (1933). All’inizio del 1935, si trasferì a Roma, presso il Segretariato Centrale delle Congregazioni Mariane. La sua lotta aperta al nazionalsocialismo ne rese impossibile il ritorno in Germania. Così nel 1940, padre Mariaux venne destinato a sviluppare l’apostolato mariano in Brasile, dove in quello stesso anno conobbe e si legò al gruppo del “Legionário”. Tornò in Germania nel 1949, ad Hannover e poi a Monaco, dove a partire del 1953 diresse il Paulus-Kreis, la celebre congregazione Maior Latina e il segretariato nazionale delle Congregazioni Mariane. La rivista “Die Sendung” fu l’espressione del suo apostolato laicale. Morì a Monaco di Baviera il 30 aprile 1963. Padre Mariaux pubblicò con lo pseudonimo di Testis Fidelis, El Cristianismo en el Tercer Reich, La Verdad, Buenos Aires 1941, documentata e implacabile analisi dell’anticristianesimo nazionalsocialista. Sul padre Mariaux cfr. Walter Fincke, P. Dr. Walter Mariaux s.j., in “Sendung”, n. 16 (1963), pp. 97-108; Max von Gumppenberg s.j., Walter Mariaux s.j. Ein Leben im Dienste der Kongregation, in “Korrispondenz”, n. 13 (1963), pp. 177-181; Héja Gyula s.j., Father Walter Mariaux s.j. (1894-1963), in “Acies Ordinata”, nn. 31-32 (1962-1963), pp. 390-395.
[97] P. Corrêa de Oliveira, Em Itaicí, in “O Legionário”, n. 609 (9 aprile 1944).
[98] Il canonico José Luiz Villac entrò in seminario nel 1950 (padrino della sua ordinazione sacerdotale fu il dottor Plinio). Durante dieci anni fu direttore del seminario di Jacarizinho e poi di quello di Campos. Trasferitosi a San Paolo, prestò il suo servizio apostolico alla TFP e poté assistere Plinio Corrêa de Oliveira nei giorni della sua ultima malattia e morte.