Cap. IV, 15. La Contro-Rivoluzione e la Chiesa

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Se la Rivoluzione è un processo che mira a distruggere tutto l’ordine temporale cristiano, è chiaro che il suo bersaglio ultimo è la Chiesa “Corpo Mistico di Cristo, maestra infallibile della Verità, tutrice della legge naturale e, in questo modo, fondamento ultimo dello stesso ordine temporale” (119). La Rivoluzione è un nemico che si è levato contro la Chiesa per impedirle la sua missione di salvezza delle anime che essa esercita non solo nel suo potere spirituale diretto, ma anche nel suo potere temporale indiretto. La Contro-Rivoluzione che sorge in difesa della Chiesa “non è destinata a salvare la Sposa di Cristo. Salda sulla promessa del suo Fondatore, essa non ha bisogno degli uomini per sopravvivere. Al contrario, è la Chiesa a dare vita alla Contro-Rivoluzione, che, senza di essa, non sarebbe attuabile e neppure concepibile” (120).
Nella prospettiva di Plinio Corrêa de Oliveira, la Contro-Rivoluzione non è fine a sé stessa ma strumento docile della Chiesa. La Chiesa a sua volta non si identifica con la Contro-Rivoluzione, né ha bisogno di essere salvata da essa.

“La Chiesa è l’anima della Contro-Rivoluzione. Se la Contro-Rivoluzione è la lotta per distruggere la Rivoluzione e costruire la Cristianità nuova, tutta splendente di fede, di umile spirito gerarchico e di illibata purezza, è chiaro che questo si farà soprattutto attraverso una azione profonda nei cuori. Ora, questa azione è opera specifica della Chiesa, che insegna la dottrina cattolica e la fa amare e praticare. La Chiesa è, dunque, l’anima stessa della Contro-Rivoluzione” (121).

L’esaltazione della Chiesa è l’ideale della Contro-Rivoluzione.

“Se la Rivoluzione è il contrario della Chiesa, è impossibile odiare la Rivoluzione (considerata globalmente, e non in qualche aspetto isolato) e combatterla, senza ipso facto avere come ideale l’esaltazione della Chiesa” (122).

La Chiesa è dunque una forza fondamentalmente contro-rivoluzionaria, ma non si identifica con la Contro-Rivoluzione: la sua vera forza sta nell’essere il Corpo Mistico di Nostro Signore Gesù Cristo.

Nondimeno, l’ambito della Contro-Rivoluzione oltrepassa, in un certo senso, quello ecclesiale, perché comporta una riorganizzazione di tutta la società temporale dalle fondamenta. Questa restaurazione sociale è ispirata dalla dottrina della Chiesa, ma implica d’altro lato innumerevoli aspetti concreti e pratici che riguardano propriamente l’ordine civile.
“A questo titolo la Contro-Rivoluzione oltrepassa l’ambito ecclesiastico, pur rimanendo sempre profondamente legata alla Chiesa per ciò che riguarda il Magistero e il potere indiretto di essa” (123).
L’opera di Plinio Corrêa de Oliveira si conclude con un omaggio di filiale devozione e di obbedienza illimitata al “dolce Cristo in terra”, culmine e fondamento infallibile della verità, Sua Santità Giovanni XXIII (124), e con una consacrazione filiale dell’opera alla Madonna:

“Il serpente, il cui capo fu schiacciato dalla Vergine Immacolta, è il primo, il grande, il perenne rivoluzionario, ispiratore e fautore supremo di questa Rivoluzione, come di quelle che l’hanno preceduta e di quelle che la seguiranno. Maria è, dunque, la patrona di quanti lottano contro la Rivoluzione.

La mediazione universale e onnipotente della Madre di Dio è la più grande ragione di speranza dei contro-rivoluzionari. E a Fatima Ella ha già dato loro la certezza della vittoria, quando annunciò che, anche dopo una eventuale irruzione del comunismo nel mondo intero, ‘infine il mio Cuore Immacolato trionferà’.
La Vergine accetti, dunque, questo omaggio filiale, tributo di amore ed espressione di fiducia assoluta nel suo trionfo” (125).

 

Note:

[119] P. Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, cit., p. 161.

[120] Ivi, p. 162.

[121] Ivi, p. 163.

[122] Ivi.

[123] Ivi, pp. 163-164.

[124] Nell’edizione italiana del 1972, e in quelle successive, la conclusione fu mantenuta negli stessi termini, sostituendo al nome di Giovanni XXIII, quello del Pontefice allora Regnante Paolo VI.

[125] P. Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, cit., pp. 197-198.

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