Cap. IV, 17. Nobiltà ed élites tradizionali analoghe di fronte alla IV Rivoluzione

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Nobiltà ed élites tradizionali analoghe (146), può essere considerata la prosecuzione ideale e lo sviluppo di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione.
In un saggio dal titolo Rivoluzione e Contro-Rivoluzione vent’anni dopo (147), Plinio Corrêa de Oliveira descrive la comparsa, dopo la Rivoluzione comunista, di una IV Rivoluzione meno ideologica e più tendenziale che programma l’estinzione dei vecchi modelli di riflessione, volizione e sensibilità per giungere più rapidamente alla meta ultima della Rivoluzione: l’instaurazione, sulle rovine della Civiltà cristiana, di una società “tribale” e anarchica, sottomessa al Principe delle Tenebre. Il ritorno al modello umano rappresentato dalle “élites tradizionali” può costituire, secondo il pensatore brasiliano, il principale antidoto a questo estremo declino della società. Se la Rivoluzione della Sorbona, nel 1968, ha costituito un’esplosione di portata universale, che ha accelerato i malsani germi di proletarizzazione della società, l’impulso al continuo perfezionamento, che caratterizzò il Medioevo e i secoli successivi, potrebbe oggi rinascere se in esso la nobiltà ritrovasse il senso della propria missione storica.
“Se il nobile del secolo XX si mantenesse consapevole di questa missione, e se, animato dalla Fede e dall’amore per la vera tradizione, facesse di tutto per esserne all’altezza, otterrebbe una vittoria di grandezza non minore di quella conseguita dai suoi antenati quando contennero i barbari, respinsero l’Islam oltre il Mediterraneo, e sotto il comando di Goffrendo di Buglione abbatterono le mura di Gerusalemme” (148).
Nella conclusione del suo ultimo libro, Plinio Corrêa de Oliveira così descrive il funesto sbocco del lungo processo rivoluzionario:
“Nonostante gli innumerevoli ostacoli, questa sua marcia vittoriosa ha un carattere così inesorabile – a partire dal crocevia storico in cui il Medioevo declina e muore, il Rinascimento sorge in mezzo ai suoi gioiosi trionfi iniziali, la rivoluzione religiosa del Protestantesimo comincia a fomentare e a preparare da lontano la Rivoluzione francese, e da molto lontano quella russa del 1917 – da far sembrare invincibile la forza che lo ha mosso, e definitivi i risultati da esso ottenuti.
Tali risultati possono sembrare effettivamente “definitivi”, se non viene fatta un’analisi attenta del carattere di questo processo. A prima vista, esso sembra essere eminentemente costruttivo, poiché ha innalzato successivamente tre edifici: la pseudo-Riforma protestante, la repubblica liberal-democratica e la repubblica socialista sovietica.
Eppure il vero carattere di questo processo è essenzialmente distruttivo. Esso è la Distruzione. Esso abbatte il periclitante Medioevo, l’evanescente Ancien Régime, l’apoplettico mondo borghese, frenetico ed esitante; sotto la sua pressione è andata in rovina l’ex-URSS, sinistra, misteriosa, imputridita come un frutto da tempo caduto dal ramo.
Hic et nunc, non è forse evidente che le concrete pietre miliari di questo processo sono rovine? Quale conseguenza per il mondo sta derivando dalla più recente crisi rivoluzionaria, se non il ribollire di una confusione generale che minaccia in ogni momento catastrofi imminenti, fra loro contraddittorie, che svaniscono nell’aria nel momento in cui stanno per precipitarsi sui mortali, suscitando in questo modo la prospettiva di nuove catastrofi, ancor più imminenti, ancor più contraddittorie? Queste catastrofi svaniranno a loro volta per generare nuovi incubi, o si trasformeranno in atroci realtà, come la migrazione di grandi orde slave dall’Est verso l’Ovest, o di orde maomettane che avanzano dal Sud verso il Nord?
Chi può saperlo? Chi sa se accadrà questo e solo questo, o se avverrà invece ben più e ben peggio?
Questo quadro potrebbe essere scoraggiante per tutti coloro che non hanno Fede. Al contrario, per coloro che hanno Fede, dal fondo di questo oscuro orizzonte, torvo e confuso, si fa udire una voce capace di suscitare la più incoraggiante fiducia: ‘Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà’” (149).

 

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Note:

[146] P. Corrêa de Oliveira, Nobreza e élites tradicionais análogas, cit., tr. it. Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII, Marzorati, Milano 1993. Il libro è stato tradotto anche in lingua spagnola, inglese, francese e tedesca ed ha ricevuto il plauso di varie personalità tra le quali tre cardinali, Mario Luigi Ciappi, Silvio Oddi e Alfons Maria Stickler, e due noti teologi, i padri Raimondo Spiazzi e Victorino Rodríguez.

[147] P. Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione vent’anni dopo, in Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, cit., pp. 167-195. Cfr. inoltre l’edizione speciale di “Catolicismo”, n. 500 (agosto 1992) con un aggiornamento alla III parte dello stesso Plinio Corrêa de Oliveira.

[148] P. Corrêa de Oliveira, Nobiltà ed élites tradizionali analoghe, cit., p. 123.

[149] P. Corrêa de Oliveira, Nobiltà ed élites tradizionali analoghe, cit., p. 138.

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