Cap. IV, 6. Il ruolo delle passioni nel processo rivoluzionario

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Due re: l’antenato e il discendente
Luigi XIV, re di Francia
(Hyacinthe Rigaud, XVIII secolo, Museo del Louvre, Parigi)
Juan Carlos I, re di Spagna

 

Il processo rivoluzionario, considerato nel suo insieme, e anche nei suoi principali episodi, è inteso dal pensatore brasiliano come lo sviluppo, per tappe, e attraverso continue metamorfosi, di alcune tendenze sregolate dell’uomo occidentale e cristiano e degli errori e movimenti che queste fomentano.
La causa più profonda di questo processo è, per Plinio Corrêa de Oliveira, un’esplosione di orgoglio e di sensualità, che ha ispirato tutta una catena di sistemi ideologici e tutta una serie di azioni ad essi conseguenti.
“L’orgoglio conduce all’odio verso ogni superiorità, e porta quindi all’affermazione che la disuguaglianza è in se stessa, su tutti i piani, anche e principalmente su quello metafisico e religioso, un male: è l’aspetto ugualitario della Rivoluzione.
La sensualità, di per sé, tende ad abbattere tutte le barriere. Non accetta freni e porta alla rivolta contro ogni autorità e ogni legge, sia divina che umana, ecclesiastica o civile: è l’aspetto liberale della Rivoluzione. Entrambi gli aspetti, che hanno in ultima analisi un carattere metafisico, in molte cose sembrano contraddittori, ma si conciliano nell’utopia marxista di un paradiso anarchico nel quale una umanità altamente evoluta ed ‘emancipata’ da qualsiasi religione potrebbe vivere in profondo ordine senza autorità politica, e in una libertà totale dalla quale tuttavia non deriverebbe nessuna disuguaglianza” (54).
Gli autori controrivoluzionari del secolo XIX, come de Maistre, de Bonald e Donoso Cortés, hanno ben descritto la Rivoluzione nel suo svolgimento di errori dottrinali. Ciò che caratterizza l’opera di Plinio Corrêa de Oliveira è invece l’attenzione ai fattori “passionali” e alla loro influenza sugli aspetti strettamente ideologici del processo rivoluzionario (55).
Conformandosi all’uso di diversi autori spirituali, quando parla di “passioni” come fautrici della Rivoluzione, l’autore si riferisce alle passioni disordinate dell’anima umana (56). E, in accordo con il linguaggio corrente, include nelle passioni disordinate tutti gli impulsi al peccato esistenti nell’uomo in conseguenza del Peccato originale e della triplice concupiscenza denunciata dal Vangelo: quella della carne, quella degli occhi e la superbia della vita (57).
La Rivoluzione ha dunque la sua prima origine e la più intima forza di propulsione nelle passioni disordinate. Come i tifoni e i cataclismi, esse hanno una forza immensa, ma volta alla distruzione (58).

 

Note:

[54] P. Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, cit., p. 61.

[55] H.-D. Noble, Passions, in DTC, vol. XI,2 (1932), coll. 2211-2241; Aimé Solignac, Passions et vie spirituelle, in DSp, vol. XII,1 (1984), coll. 339-357. Le passioni possono essere intese in senso metafisico (cfr. S. Tommaso d’Aquino, Summa Theologica, I-IIae, q. 23 art. 2-4) e in senso psicologico. Noble definisce la passione “un atto unico dell’appetito sensitivo che comprende essenzialmente una tendenza affettiva e una reazione psicologica” (col. 2215). Cfr. anche Gérard Blais, Le passioni umane, Ed. Paoline, Roma 1974; Antonio Eymieu, Il governo delle passioni (saggio di psicologia pratica), tr. it. Desclée & C., Roma 1913. Indagando i rapporti tra idee, sentimenti e atti, Eymieu stabilisce alcune grandi leggi psicologiche, di cui la prima è che l’idea spinge all’atto di cui è la rappresentazione. Il secondo principio è che l’azione suscita il sentimento di cui essa dovrebbe essere espressione normale. Il terzo è che la passione acuisce fino al punto massimo, e adopera ai propri fini le forze psicologiche umane.

[56] Queste tendenze disordinate producono crisi morali, dottrine erronee, e quindi rivoluzioni. Queste ultime portano a loro volta a nuove crisi, nuovi errori, nuove rivoluzioni. Il loro crescendo è analogo a quello prodotto dall’accelerazione per la legge di gravità: si nutrono delle loro stesse opere e producono conseguenze che a loro volta si sviluppano secondo un’intensità proporzionale (P. Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, cit., pp. 84-85).

[57] Cfr. I Gv. 2, 16. P. Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, cit., p. 98.

[58] P. Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, cit., p. 82.

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