Cap. IV, 8. Gli agenti della Rivoluzione: la massoneria e le sette

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Il semplice dinamismo delle passioni e degli errori umani, afferma Plinio Corrêa de Oliveira, non è sufficiente a spiegare la marcia vittoriosa della Rivoluzione. Questo successo richiede l’impulso e la regia di agenti astuti e consapevoli che orientano un processo rivoluzionario per sé caotico: essi sono soprattutto le sette anticristiane, di qualunque natura.
Agenti della Rivoluzione possono essere considerate tutte le sètte e le forze segrete che si propongano come fine la distruzione della Chiesa e della Civiltà cristiana. La setta madre, attorno alla quale si articolano le altre, è la massoneria (59). Essa, come si rileva chiaramente dai documenti pontifici, e specialmente dall’enciclica Humanum Genus di Leone XIII, ha come “l’ultimo e il principale dei suoi intenti, quello di distruggere dalle fondamenta tutto l’ordine religioso e sociale nato dalle istituzioni cristiane e creare un nuovo ordine a suo arbitrio, che tragga fondamenti e norme dal naturalismo” (60).
Fin dal 1931, Plinio Corrêa de Oliveira iniziò a trattare il problema dell’azione occulta della massoneria e delle forze segrete (61). Il pensatore brasiliano si riferì spesso alle “forze segrete” che agiscono nella storia, ma proprio per l’importanza che attribuì al problema non volle appartenere alla schiera dei ricercatori fantasiosi tanto frequenti in questo delicato settore di ricerca. Egli affrontò sempre questo tema con serietà ed equilibrio, seguendo una scuola che annovera grandi autori quali il padre Augustin Barruel (62), Jacques Crétinau-Joly (63), il padre Nicolas Deschamps (64) e, nel nostro secolo, dopo mons. Delassus, mons. Ernest Jouin (65) e il conte Léon de Poncins (66). Questi autori, ed altri, hanno documentato in maniera inoppugnabile l’esistenza di una insidiosa cospirazione anticristiana nella storia.
“Produrre un processo così coerente, così continuo, come quello della Rivoluzione, attraverso le mille vicissitudini di secoli interi, pieni di imprevisti di ogni specie, ci sembra impossibile senza l’azione di successive generazioni di cospiratori dotati di una intelligenza e di una potenza straordinarie. Pensare che la Rivoluzione sarebbe giunta allo stato in cui si trova senza tale azione, equivale ad ammettere che centinaia di lettere dell’alfabeto gettate da una finestra possano disporsi spontaneamente al suolo, in modo da formare un’opera qualsiasi, per esempio l’Inno a Satana di Carducci” (67).
Il vero problema in realtà, per Plinio Corrêa de Oliveira, non sta tanto nello svelare l’identità dei cospiratori ma in quello, ben più importante, di mostrare la natura profonda della Rivoluzione e i meccanismi grazie ai quali essa avanza: gli agenti possono infatti variare, ma il processo rivoluzionario, i suoi meccanismi e la sua mèta anticristiana non mutano.
Se la denuncia classica delle forze segrete si è centrata sui loro canali di infiltrazione e di controllo del corpo sociale, soprattutto per quanto riguarda i gangli politici e finanziari degli Stati moderni, l’opera di Plinio Corrêa de Oliveira, come bene osserva Fernando Gonzalo Elizondo, introduce un ambito nuovo:
“Quello dello studio e della denuncia delle tecniche massoniche di governo delle anime; la spiegazione profonda della conoscenza e della manipolazione delle tendenze disordinate, della creazione di ambienti, della diffusione – sia mediante grandi organi di comunicazione, sia con altri mezzi – di una mentalità che, generalizzandosi, garantisce il risultato dell’avanzamento delle idee e dei fatti rivoluzionari” (68).

 

Note:

[59] La prima condanna della massoneria risale alla costituzione In eminenti di Clemente XII del 24 aprile 1738. La scomunica fu confermata e rinnovata da Benedetto XIV con la costituzione Providas del 18 maggio 1751 e da Pio VII con la costituzione Ecclesiam a Jesu Christo del 13 settembre 1821. Leone XII ratificò e suggellò i decreti precedenti con la costituzione apostolica Quo graviora del 13 marzo 1825; nello stesso senso si espressero Pio VIII, con l’enciclica Traditi del 21 maggio 1829, Gregorio XVI con l’enciclica Mirari Vos del 15 agosto 1832, Pio IX con l’enciclica Qui pluribus del 9 novembre 1846 e numerosi altri interventi. L’ultimo grande documento dei Pontefici relativo alla massoneria è l’enciclica Humanum Genus di Leone XIII del 20 aprile 1884 (in AAS, vol. XVI (1906), pp. 417-433). Da allora i Papi inclusero la condanna nei canoni 684, 2335 e 2336 del Codice di Diritto Canonico vigente dal 1917 al 1983. Nel nuovo Codice di Diritto Canonico entrato in vigore il 29 novembre 1983, la massoneria non viene espressamente menzionata come nel Codice anteriore. La Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, in un suo documento del 26 novembre 1983, ha ribadito però che “rimane immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono sempre stati considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione ad esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione” (“L’Osservatore Romano”, 27 novembre 1983). Cfr. il numero speciale di “Cristianità”, nn. 110-111 (giugno-luglio 1984), Alle radici dell’apostasia moderna: la massoneria, contenente il testo integrale, tradotto in italiano, dell’enciclica di Leone XIII e G. Cantoni, La massoneria nei documenti del Magistero della Chiesa Cattolica, in Massoneria e religioni, a cura di Massimo Introvigne, Elle Di Ci, Leumann, Torino 1994, pp. 133-161.

[60] Leone XIII, Enciclica Humanum genus, cit.

[61] P. Corrêa de Oliveira, A Igreja e o Judaismo, in “A Ordem”, n. 11 (gennaio 1931), pp. 44-52.

[62] Augustin Barruel s.j. (1741-1820), Mémoires pour servir à l’histoire du jacobinisme, Fauche, Londra 1797-1798 (4 voll.) – Hambourg 1798-1799 (5 voll.). I Mémoires di Barruel sono stati ripubblicati dalla Diffusion de la Pensée Française, Chiré-en-Montreuil 1974, con introduzione di Christian Lagrave.

[63] Jacques Crétinau-Joly (1803-1875), storico della Vandea e della Compagnia di Gesù, utilizzando materiale documentario ricevuto dalla Santa Sede, delineò in L’Eglise Romaine en face de la Révolution (Plon, Paris 1859, 2 voll.), il quadro della lotta tra la Chiesa Cattolica e la Rivoluzione nel periodo che va dal Pontificato di Pio VI agli inizi di quello di Pio IX. L’opera è stata ristampata dal Cercle de la Renaissance Française (Paris 1976, 2 voll.).

[64] Nicolas Deschamps s.j. (1797-1872), Les Sociétés Secrètes et la Société ou philosophie de l’histoire contemporaine, Fr. Séguin aîné, Avignon 1854, 2 voll., poi Oudin, Paris 1882, arricchita di un terzo volume di documenti e di una Introduction sur l’action des sociétés secrètes au XIX siècle di Claude Jannet.

[65] Ernest Jouin (1884-1932) parroco della Chiesa di Saint Augustin a Parigi, lanciò nel 1912 la “Revue Internationale des Sociétés Secrètes”, la celebre RISS, (pubblicata fino al 1939) che, per la serietà della documentazione e la competenza dei collaboratori, costituì uno strumento di studio di grande valore. Cfr. Joseph Sauvêtre, Un bon serviteur de l’Eglise, mgr. Jouin (1844-1932), Casternau, Paris 1936.

[66] Léon de Poncins (1897-1975), Les forces secrètes de la Révolution, Bossard, Paris 1928; con Emmanuel Malynski, La guerre occulte, Beauchesne, Paris 1936; La Franc-maçonnerie d’après se documents secrets, Diffusion de la Pensée Française, Chiré-en-Montreuil 1972; Christianisme et franc-maçonnerie, Diffusion de la Pensée Française, Chiré-en-Montreuil 1975.

[67] P. Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, cit., p. 90. Alla massoneria e alle forze segrete è dedicata un’intera sezione dell’opera Despreocupados rumo à Guilhotina, cit., pp. 265-317.

[68] Fernando Gonzalo Elizondo, El deber cristiano de la militancía contrarrivolucionaria, in “Verbo”, nn. 317-318 (settembre-ottobre 1993), p. 840 (pp. 825-840).

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