Dalla fondazione della TFP brasiliana fino alla sua morte, nell’arco di 35 anni, Plinio Corrêa de Oliveira ha personalmente redatto, o indirettamente ispirato, centinaia di manifesti, dichiarazioni, comunicati stampa, lettere aperte, raccolte di firme, messaggi di ogni genere, a nome suo e delle TFP di tutto il mondo (94).
Nell’ultima parte della sua vita, in cui spiegò una prodigiosa attività, egli si rivelò sempre di più uomo di profonda vita interiore, uniformandosi al modello tracciato da san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (95). In lui, l’azione fu sempre l’effusione esterna della vita soprannaturale a cui attingeva attraverso la recita del rosario, la santa comunione quotidiana e soprattutto una continua custodia delle facoltà dell’anima.
Ciò che colpiva i suoi collaboratori era la presenza in lui di virtù apparentemente contrarie, come la semplicità e la prudenza, l’estrema combattività e l’altrettanto grande affabilità e dolcezza. Attorno alla sua figura paterna andò crescendo in misura sempre maggiore l’affetto e la devozione dei discepoli, che amarono considerarsi suoi figli. Il manifesto delle TFP, apparso il 3 novembre 1995, in occasione del trigesimo della morte, rende questa commovente testimonianza: “In mezzo alla tempesta contemporanea, il suo esempio di vita, la sua fede inalterabile, la sua intensa pietà, sono stati, e continuano a essere ora che Dio lo ha richiamato a sé, il sostegno spirituale di tutti i componenti della TFP brasiliana, come pure delle altre TFP autonome e consorelle. Non poche persone gli devono l’immensa grazia della perseveranza nella Fede; molti altri, che vagavano traviati per le tortuose strade del mondo, devono il ritorno sulla retta via alle sue parole, alla sua dedizione e sacrificio.
La sua sollecitudine per tutti e ciascuno dei componenti le schiere della TFP era quasi illimitata, e si può dire che non c’è socio o cooperatore che non l’abbia avuto come un vero padre. La sua paterna premura giungeva al culmine quando era in causa il bene spirituale di coloro che la Provvidenza gli avesse in qualche modo affidato, non perdendo alcuna occasione per offrire un buon consiglio, un gesto di attenzione o una parola di incoraggiamento” (96).
Il manifesto delle TFP ricorda come Plinio Corrêa de Oliveira fosse stato favorito dalla Provvidenza di un particolare dono: il discernimento delle intenzioni e dei segreti del cuore. Il cappuccino dom Vital Maria Gonçalves de Oliveira (97), la figura del clero brasiliano più amata da Plinio Corrêa de Oliveira, affermava di avere una forma speciale di penetrazione psicologica, ereditata dalla madre, per la quale discerneva le intenzioni buone e cattive delle persone. Un’attitudine analoga caratterizzò il dottor Plinio, capace di penetrare la psicologia e la mentalità di una persona conversando con essa o anche solo esaminandone una fotografia. Questa capacità nasceva da doti naturali ma anche da una speciale luce soprannaturale. Ciò non deve meravigliare: la Chiesa ci insegna, infatti, che le facoltà naturali dell’uomo sono elevate e perfezionate dalle virtù e dai doni dello Spirito Santo, necessari – dice Leone XIII – all’ “uomo giusto che vive della vita della grazia” (98).
Note:
[94] Fino agli ultimi giorni di vita, egli tenne quattro conferenze settimanali per l’insieme dei membri della TFP residenti in San Paolo, oltre ad innumerevoli incontri e riunioni di formazione e di studio. Il totale delle conferenze tenute dal dottor Plinio ai membri della TFP oltrepassa le ventimila.
[95] Gal. 2, 20.
[96] Um homem de Fé, pensamento, luta e ação, in “Catolicismo”, n. 539-540 (novembre-dicembre 1995), tr. it. Un uomo, un ideale, un’epopea, numero speciale di “Tradizione, Famiglia, Proprietà”, n. 3 (novembre 1995).
[97] Su dom Vital, cfr. la nota 5 del cap. II.
[98] Leone XIII, Enciclica Divinum illud munus, del 9-5-1897, in IP, Le fonti della vita spirituale, cit., p. 51.