“Roma – aveva scritto agli inizi del secolo uno dei capi del modernismo – non può essere distrutta in un giorno, ma bisogna farla cadere in polvere e in cenere in modo graduale e inoffensivo; allora noi avremo una nuova religione e un nuovo decalogo” (136). Come non vedere in quanto successivamente accadde un tentativo di attuare questa sinistra “profezia”?
Plinio Corrêa de Oliveira avvertì questo processo di dissoluzione interno alla Chiesa, ne soffrì profondamente e impiegò tutte le sue forze per contrastarlo, nella convinzione che non vi fosse salvezza al di fuori dell’unione con il Papato.
“E’ segno e condizione di vigore spirituale un’estrema sensibilità, una vibratilità delicatissima e vivace dei fedeli per tutto quanto riguardi rispetto alla sicurezza, gloria e tranquillità del Pontificato Romano. Dopo l’amore per Dio, questo è il più elevato amore insegnatoci dalla Religione. (…) Ubi Petrus, ibi Ecclesia: dove sta Pietro, lì sta la Chiesa. La Chiesa cattolica è talmente vincolata alla Cattedra di Pietro, che dove manca l’approvazione del Papa non c’è Cattolicesimo. Il vero fedele sa che il Papa riassume e compendia in sé l’intera Chiesa Cattolica, e questo in modo così reale e indissolubile che, se per assurdo tutti i vescovi della terra, tutti i sacerdoti, tutti i fedeli abbandonassero il Sommo Pontefice, anche così i veri cattolici si riunirebbero intorno a lui. Infatti tutto quanto c’è nella Chiesa di santità, autorità, virtù soprannaturale, tutto questo, ma proprio tutto senza eccezioni né condizioni o riserve, è subordinato, condizionato, dipendente dall’unione con la Cattedra di Pietro. Le istituzioni più sacre, le opere più venerabili, le tradizioni più sante, le personalità più rilevanti, insomma tutto quanto il Cattolicesimo possa esprimere in modo più genuino ed elevato ornandone la Chiesa di Dio, tutto questo diventa nullo, maledetto, sterile, degno del fuoco eterno e dell’ira divina, se viene separato dal Romano Pontefice” (137)
Plinio Corrêa de Oliveira riaffermerà continuamente, fino all’ultimo, quest’amore al Papato: “Non mi pongo oggi davanti alla Santa Sede con il mio entusiasmo dei tempi della gioventù, ma con un entusiasmo ancora maggiore e molto maggiore. Infatti, nella misura in cui vivo, penso e mi faccio un’esperienza, capisco e amo di più il Papa e il papato” (138).
La storia del secolo XX è quella del progressivo svelarsi di una tragedia. Al centro del dramma, la Santa Chiesa Cattolica, apparentemente sommersa dai flutti di una spaventosa tempesta, ma miracolosamente sorretta dall’infallibile promessa del Suo Divino Fondatore. In questa tragedia, Plinio Corrêa de Oliveira vide la Passione della Chiesa, riflesso nella storia della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. “Quanti sono quelli che vivono in unione con la Chiesa questo momento che è tragico come è stata tragica la Passione, questo momento cruciale della storia, in cui tutta un’umanità sta optando per Cristo o contro Cristo?” (139). Alla Chiesa egli aveva dedicato la sua vita (140), e verso di essa si slanciò con la generosità della Veronica.
“Sul velo – scrisse – la rappresentazione del volto divino è stata fatta come in un quadro. Nella santa Chiesa cattolica, apostolica, romana è fatta come in uno specchio.
Nelle sue istituzioni, nella sua dottrina, nelle sue leggi, nella sua unità, nella sua universalità, nella sua insuperabile cattolicità, la Chiesa è un autentico specchio nel quale si riflette il nostro divino Salvatore. Ancora di più, è lo stesso corpo mistico di Cristo.
E noi, tutti noi, abbiamo la grazia di appartenere alla Chiesa, di essere pietre vive della Chiesa!
Come dobbiamo ringraziare di questo favore! Ma non dimentichiamo che ‘noblesse oblige’: far parte della Chiesa è cosa molto elevata e molto ardua. Dobbiamo pensare come pensa la Chiesa, sentire come sente la Chiesa, agire come la Chiesa vuole che agiamo in tutte le circostanze della nostra vita. Questo suppone un senso cattolico reale, una purezza di costumi autentica e completa, una pietà profonda e sincera. In altri termini, suppone il sacrificio di tutta un’esistenza.
E qual’è il premio? ‘Christianus alter Christus’. Sarò una riproduzione di Cristo stesso in modo eccellente. La somiglianza di Cristo si imprimerà, viva e sacra, nella mia stessa anima” (141).
Note:
[138] P. Corrêa de Oliveira, Il crepuscolo artificiale del Cile cattolico, cit., p. 21.
[139] P. Corrêa de Oliveira, Via Sacra, in “Catolicismo”, n. 3 (marzo 1981), tr. it. Via Crucis, II, Cristianità, Piacenza 1991, stazione VIII, pp. 75-76.
[140] Nella notte del 1° febbraio 1975, durante una riunione della TFP, Plinio Corrêa de Oliveira offrì la sua vita come vittima espiatoria per la Chiesa. Solo 36 ore dopo, rimase gravemente ferito in un incidente stradale, nei pressi di Jundiai. Le gravi conseguenze di questo incidente perdurarono fino alla fine della sua vita. Furono venti anni di croci sopportate con animo risoluto e virile.
[141] P. Corrêa de Oliveira, Via Crucis, II, cit., stazione VI, pp. 71-72.