Immagine maestosa e miracolosa della Madonna del Buon Successo, Quito (Ecuador)
La teologia della storia di Plinio Corrêa de Oliveira si situa dunque nell’alveo della più ortodossa dottrina della Chiesa, con un’accentuazione eminentemente monfortana. Essa scaturisce da una profonda speculazione teologica e da una ancor più profonda pietà mariana che lo portò a desiderare ardentemente, ma anche a intravedere profeticamente il Regno di Maria invocato dal Montfort e preannunciato dalla stessa Santissima Vergine a Fatima, inteso come “un’epoca storica di fede e di virtù, che sarà inaugurata da una vittoria spettacolare della Madonna sulla Rivoluzione”, un’epoca in cui “il demonio verrà cacciato e tornerà negli antri infernali e la Madonna regnerà sull’umanità attraverso le istituzioni che allo scopo avrà scelto” (147).
Fino all’ultimo giorno della sua vita, il dottor Plinio volle infondere ai suoi discepoli amore ardente per la Madonna e fiducia nel Suo trionfo. Le rovine della Cristianità a cui aveva dedicato la sua vita gli apparvero splendenti e trasfigurate, alla vigilia del secolo XXI, il primo secolo del Terzo Millennio.
“Oltre la tristezza e le punizioni sommamente probabili, verso le quali avanziamo, abbiamo davanti a noi le luci sacrali dell’alba del Regno di Maria: ‘Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà’. E’ una prospettiva grandiosa di universale vittoria del Cuore regale e materno della santissima Vergine. E’ una promessa pacificante, attraente e, soprattutto, maestosa ed entusiasmante” (148).
Al pensatore e uomo di azione brasiliano si può ben applicare quanto un mariologo contemporaneo scrive del Montfort: “Se il criterio più sicuro per verificare se uno è profeta è ‘la realizzazione della sua profezia’, ossia ‘il verdetto della storia’ (W. Vogels), bisogna oggi dire che la storia avanza nel senso previsto dal Montfort” (149).
Mentre il secolo XX giunge al suo termine, le parole con cui Plinio Corrêa de Oliveira, in uno dei suoi più celebri articoli, riassumeva la sua visione futura, illuminano di una luce tragica, ma densa di soprannaturale speranza, la svolta storica del terzo millennio:
“La guerra, la morte e il peccato si apprestano a devastare nuovamente il mondo, questa volta in proporzioni maggiori che mai. Nel 1513 il talento incomparabile di Dürer li rappresentò sotto forma di un cavaliere che parte per la guerra, completamente rivestito della sua armatura, e accompagnato dalla morte e dal peccato, quest’ultimo rappresentato da un unicorno. L’Europa, già allora immersa negli sconvolgimenti che precedettero la Pseudo-Riforma, si avviava verso l’età tragica delle guerre religiose, politiche e sociali che il protestantesimo scatenò.
La prossima guerra, senza essere esplicitamente e direttamente una guerra di religione, toccherà in modo tale i più sacri interessi della Chiesa che un vero cattolico non può fare a meno di vedere in essa principalmente l’aspetto religioso. E la strage che si scatenerà sarà per certo incomparabilmente più devastatrice di quelle dei secoli scorsi.
Chi vincerà? La Chiesa?
Le nubi che abbiamo davanti non sono rosee. Ma ci anima una certezza invincibile e cioè che non solo la Chiesa – come è ovvio, data la promessa divina – non scomparirà, ma che otterrà ai nostri giorni un trionfo maggiore di quello di Lepanto.
Come? Quando? Il futuro appartiene a Dio. Molte cause di tristezza e di apprensione si parano davanti a noi, perfino nel guardare alcuni fratelli nella fede. Nel calore della lotta è possibile e perfino probabile che vi siano terribili defezioni. Ma è assolutamente certo che lo Spirito Santo continua a suscitare nella Chiesa mirabili e indomabili energie spirituali di fede, purezza, obbedienza e dedizione che al momento opportuno copriranno ancora una volta di gloria il nome cristiano.
Il secolo XX sarà non soltanto il secolo della grande lotta, ma soprattutto il secolo dell’immenso trionfo” (150).
Note:
[147] Corrêa de Oliveira, La devozione mariana e l’apostolato contro-rivoluzionario, cit.
[148] P. Corrêa de Oliveira, Fatima in una visione d’insieme, prefazione a A. A. Borelli Machado, op. cit., p. 16.
[149] S. De Fiores s.m.m., Le Saint-Esprit et Marie dans les derniers temps selon Grignion de Montfort, in “Etudes Mariales” (1986), numero monografico dedicato a Marie et la fin des temps, vol. III, Approche historico-théologique, p. 156 (pp. 133-171). “Il Montfort si dimostra uomo aperto ai grandi orizzonti della storia della Salvezza e proiettato verso l’avvenire. Sulle basi – disugualmente solide – delle rivelazioni private, della Bibbia e del suo personale carisma teologico-profetico, egli vede gli ultimi tempi come ‘regno dello Spirito del padre e del Figlio’ e – per primo nella tradizione cattolica – situa la devozione mariana nella prospettiva del secondo avvento di Gesù Cristo” (ivi, p. 160).
[150] P. Corrêa de Oliveira, O século da guerra, da morte e do peccado, in “Catolicismo”, n. 2 (febbraio 1951), tr. it. Il secolo della grande lotta e dell’immenso trionfo, in “Lepanto”, n. 1 (11 aprile 1982).