In che senso e in che modo la consacrazione a Maria ha come frutto la Civiltà cristiana? Consacrare è, per definizione, subordinare a Dio l’uomo e la società (75). La parola “Regno di Maria” esprime quell’ideale di sacralizzazione dell’ordine temporale attraverso la mediazione di Maria, che non è altro che la Civiltà cristiana sempre additata dai Pontefici come meta. La Civiltà cristiana, che si sottomette interamente a Dio e riconosce la suprema regalità di Gesù Cristo e di Maria, è in questo senso “sacrale” e gerarchicamente ordinata.
Il Regno di Maria sarà una civiltà sacrale perché ordinata fondamentalemente a Dio; la legge che regolerà i rapporti con Dio e fra gli uomini sarà quella della dipendenza, che troverà la sua espressione più alta nella “schiavitù d’amore” alla Santissima Vergine.
La mediazione umana della schiavitù mariana presenta analogie con il rapporto feudale medievale: questo esprimeva infatti un concetto cristiano di dipendenza che non escludeva, ma anzi valorizzava la libertà e la responsabilità dei sudditi. La società feudale era una società di uomini liberi, fondata su un rapporto bilaterale di fedeltà reciproca (76). La schiavitù è certo immorale se viene considerata come totale assoggettamento di un uomo all’altro, nel senso di negarne gli inalienabili diritti naturali; la dipendenza da un altro uomo non è però immorale se questi diritti sono riconosciuti, e se è liberamente scelta, come accade negli ordini religiosi e come avvenne nella Cristianità medievale (77).
“Ciò che il Medioevo sentiva ed esprimeva era che ogni uomo aveva un superiore. Questo superiore era il suo signore, il suo sovrano, che a sua volta, aveva un signore, un sovrano. Così la società offriva allo sguardo quella che Augustin Thierry ha magnificamente definito ‘una grande catena di doveri’” (78).
In questo senso il Regno di Maria assomiglierà al Medioevo, età sacrale e cristiana per eccellenza, ma farà tesoro degli errori che hanno portato alla sua decadenza: “L’ordine nato dalla Contro-Rivoluzione – scrive Plinio Corrêa de Oliveira – dovrà risplendere, più ancora di quello del Medioevo, nei tre punti principali in cui è stato ferito dalla Rivoluzione:
1) Un profondo rispetto dei diritti della Chiesa e del Papato e una sacralizzazione, in tutta l’ampiezza possibile, dei valori della vita temporale, il tutto in opposizione al laicismo, all’interconfessionalismo, all’ateismo e al panteismo, così come alle loro rispettive conseguenze.
2) Uno spirito di gerarchia che segni tutti gli aspetti della società e dello Stato, della cultura e della vita, in opposizione alla metafisica ugualitaria della Rivoluzione.
3) Una cura costante nello scoprire e nel combattere il male nelle sue forme embrionali o nascoste, nel fulminarlo con esecrazione e con marchio d’infamia, e nel punirlo con fermezza inflessibile in tutte le sue manifestazioni, e particolarmente in quelle che attentano all’ortodossia e alla purezza dei costumi, il tutto in opposizione alla metafisica liberale della Rivoluzione e alla sua tendenza a dare libero corso e protezione al male” (79).
Il Regno di Maria sarà un ritorno al passato, o aprirà il cammino a un futuro nuovo e imprevedibile?
“A entrambe le domande – secondo Plinio Corrêa de Oliveira – si dovrebbe rispondere affermativamente. La natura umana ha le sue costanti, che sono invariabili per tutti i tempi e per tutti i luoghi. Anche i principi basilari della civiltà cristiana sono immutabili. Quindi, certamente, questo nuovo ordine di cose, questa nuova civiltà cristiana sarà profondamente simile, o meglio identica a quella antica nella sue linee essenziali. E sarà, se Dio vuole, nel secolo XXI la stessa del secolo XIII. Ma d’altra parte le condizioni tecniche e materiali della vita hanno subito profonde trasformazioni, e non vi sarebbe niente di più inorganico che fare astrazione da queste modificazioni. Su questo punto specifico è necessario non fare molti piani. I fondatori della civiltà cristiana nell’alto Medioevo non avevano in mente il secolo XIII così come è esistito. Avevano semplicemente l’intenzione generica di fare un mondo cattolico. Perciò ogni generazione venne risolvendo con profondità di vedute e senso cattolico i problemi che erano alla sua portata. E per quanto riguardava gli altri, non si perdeva in congetture.
Facciamo come loro. Nelle linee generali, tutta l’armatura ci è nota dalla storia e dal Magistero della Chiesa. Quanto ai particolari, avanziamo passo a passo, senza piani puramente teorici, elaborati a tavolino: ‘sufficit diei malitia sua’” (80).
“Gli ammiratori del Medioevo – scrisse ancora – mal si esprimono, quando sostengono che il mondo attinse in quest’epoca il massimo del suo sviluppo. Nella linea sulla quale avanzava la stessa civiltà medieovale, molto oltre ci sarebbe da progredire. Il grandioso e delicato incanto del Medioevo non deriva tanto da ciò che ha realizzato, quanto dalla scintillante veracità e dalla profonda armonia dei princìpi sui quali ha costruito. Nessuno come esso possedette la profonda conoscenza dell’ordine di cose naturale; nessuno come esso ebbe il vivo sentimento dell’insufficienza del naturale – perfino se svolto nella pienezza del suo stesso ordine – e della necessità del soprannaturale; nessuno come esso brillò al sole dell’irradiamento soprannaturale con tanta limpidezza e nel candore di una maggior sincerità” (81).
Nella famiglia d’anime che riconosce la paternità spirituale di Plinio Corrêa de Oliveira, la fiducia nel Regno di Maria non è un elemento secondario e accessorio.
La riluttanza verso questa prospettiva è tipica di chi nega ogni vero progresso nella vita spirituale e civile dei singoli e dei popoli. Nel secolo XIX, una diffidenza di questo genere si addensò attorno al concetto della Regalità di Cristo ed alla grande devozione ad esso intimamente legata, quella del Sacro Cuore. Un nesso altrettanto profondo unisce oggi il concetto di Regno di Maria alla devozione al Cuore Immacolato della Vergine che ebbe il suo suggello nelle apparizioni del 1917 a Fatima (82). Ma il concetto di Regalità di Cristo è a sua volta legato a quello della Regalità di Maria, così come strettamente collegate tra loro sono le devozioni ai sacri cuori di Gesù e di Maria. Il Regno di Cristo nelle anime e nella società non è diverso dal Regno di Maria, e la devozione ai due Sacri Cuori prepara l’avvento del medesimo trionfo.
“Per tutti i fedeli, la ‘schiavitù di amore’ è, dunque, la angelica e somma libertà con la quale la Madonna li aspetta sulla soglia del secolo XXI: sorridente, attraente, li invita nel suo regno, secondo la sua promessa a Fatima: ‘Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà’” (83).
Note:
[75] S. Agostino, De Civitate Dei, lib. 10, c. 6; la cfr. voce Consacrare di S. de Fiores s.m.m., in Nuovo Dizionario di Mariologia, a cura di S. De Fiores e Salvatore Meo, Paoline, Milano 1985, pp. 394-417 e quella di J. de Finance, Consécration, cit.
[76] Cfr. François-Louis Ganshof, Che cos’è il feudalesimo, tr. it. Einaudi, Torino 1989; Robert Boutruche, Signoria e feudalesimo, Il Mulino, Bologna 1973; Joseph Calmette, La société feudale, Colin, Paris 1947 (6a. ed.); Marc Bloch, La società feudale, tr. it. Einaudi, Torino 1995.
[77] Cfr. P. Allard, Les origines du servage en France, J. Gabalda, Paris 1913, 2a. ed.; Charles Verlinden, L’esclavage dans l’Europe médiévale, De Tempel, Brugge 1955 – Gent 1977, 2 voll.; Francesco Michelini, Schiavitù, religioni antiche e cristianesimo primitivo, Lacaita, Manduria 1963.
[78] Bertrand de Jouvenel, La sovranità, tr. it. Giuffré, Milano 1971, p. 214.
[79] P. Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, cit., p. 126.
[80] P. Corrêa de Oliveira, A sociedade cristã e organica e a sociedade mecanica e pagã, in “Catolicismo”, n. 11 (novembre 1951), tr. it. Per un ordine sociale cristiano nazionale e sovranazionale, in “Cristianità”, n. 45 (gennaio 1979). Su questo punto cfr. anche id., A réplica da autenticidade, cit., pp. 233-237.
81] P. Corrêa de Oliveira, A grande experiença de 10 anos de luta, cit.
[82] Péricles Capanema, Fátima e Paray-le-Monial: uma visão de conjunto, in “Catolicismo”, n. 522 (giugno 1994). Fu san Giovanni Eudes, nel 1643, ad iniziare fra i suoi religiosi, la festa liturgica del Cuore di Maria che Pio XII, nel 1944, estese a tutta la Chiesa. Lo stesso Pio XII il 31 ottobre 1942, aderendo alle suppliche dell’Episcopato portoghese, consacrava solennemente la Chiesa e tutto il genere umano al Cuore Immacolato di Maria.
[83] P. Corrêa de Oliveira, Obedecer para ser livre, cit., p. 16.