L’uomo contemplativo

Tradizione, Famiglia, Proprietà, Anno 20, n. 60, marzo 2014

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Etna, fuochi d’artificio

L’uomo deve porre la sua massima attenzione in un ordine di realtà superiore, formando una sorta di santuario interiore, dall’alto del quale egli poi guarda tutto in modo contemplativo. I due punti cardine nella vita dell’uomo sono: l’attrazione continua al sublime e il desiderio di cancellare l’orribile. Se la persona costruisce la propria anima nella contemplazione, avrà un’allegria interna in mezzo alle amarezze della vita. Contemplando, la persona modella un’anima che ha qualcosa di luminoso.

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Il Duomo di Orvieto

Il cattolico dovrebbe impegnarsi per contemplare ciò che è meraviglioso nella Santa Chiesa. Quando comincia a vederne solo le imperfezioni, egli pecca contro la sublimità della Chiesa.

Nessun uomo è banale. Solo una cosa è banale: non saper vedere l’aspetto trascendentale delle cose. I cattolici si dividono in due tipi: coloro che sanno vedere la bellezza della Fede, e quindi splendono con una luce speciale, e coloro che restano nella banalità, diventando quindi grigi e inespressivi.

Vivere è contemplare. Finché non afferra la dimensione meravigliosa delle cose, l’uomo non vive. Per una persona intelligente, vivere è anzitutto contemplare. Il motivo perché siamo su questa terra non è per mangiare, né per vivere a lungo, né per fare una bella carriera. Noi esistiamo per contemplare. Il resto non è vita. Piuttosto si approssima all’animalità.

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Innocenza primordiale e contemplazione sacrale dell’Universo, Plinio Corrêa de Oliveira, Edizioni Cantagalli, 2013, pagg. 368

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