Joris-Karl Huysmans – I (letterato naturalista dell’ottocento, residente a Parigi)

Huysmans – I

 

“O Legionário”, São Paulo (Brasile) n. 93, 31 gennaio 1932
di Plinio Corrêa de Oliveira

 

La letteratura dei nostri giorni, incatenata alla sensualità, è in una vera e propria crisi di argomenti. Questa crisi è anzi il problema più serio con cui devono lottare tutti gli uomini di lettere odierni. Il cinema, il romanzo, il racconto, la poesia: tutto, insomma, è devastato da una tremenda crisi di temi.
Le trame ruotano eternamente attorno a casi amorosi. Ora, gli aspetti amorosi della vita, per quanto ci si modernizzi, possono dare luogo soltanto a quattro combinazioni: o sono due persone sposate che abbandonano i rispettivi focolari per costituirne insieme un terzo, sulle rovine della felicità dei loro primi coniugi; oppure è una persona sposata che si innamora di una nubile, culminando la passione nella rottura dei vincoli coniugali; oppure la rottura non avviene, ma il coniuge ingombrante muore opportunamente, cosicché il vedovo o la vedova può, appena chiusa la bara del defunto, gettarsi tra le braccia sollecite della persona amata; oppure, infine,¹ due persone nubili che si tributano reciprocamente un amore barbaramente contrastato da un suocero implacabile.
Questi casi comportano, evidentemente, alcune varianti. O il delitto recide il nodo gordiano di una vita superflua che minacciava di durare troppo a lungo; oppure l’adulterio brutale pone termine a una situazione scomoda; oppure il coniuge superfluo si suicida discretamente, per lasciare il posto al suo successore più felice.
È evidente, tuttavia, che anche queste combinazioni sono limitate e si esauriscono col tempo. Così che chi si dedica assiduamente alla lettura di romanzi per cinque anni finisce per conoscere tutto l’assortimento amoroso delle nostre librerie. E, con un po’ di perspicacia, potrà capire già leggendo le prime pagine quale sarà l’esito della storia, esito che dipende dalle inclinazioni dell’autore e dai sentimenti e dalla posizione che egli attribuisce ai personaggi del romanzo.
Un autore che riesca a rompere² questo circolo vizioso per entrare in un campo nuovo è evidentemente un Cristoforo Colombo dello spirito, che apre all’intelligenza continenti nuovi, mondi inesplorati.
È il caso di Huysmans, uno degli scrittori più strani e ammirevoli del secolo scorso.

 

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Joris-Karl Huysmans (1848-1907)

Il suo merito fu quello di aver saputo confezionare le più sorprendenti trame³ letterarie che si possano immaginare, prescindendo totalmente da complicazioni amorose.
J. K. Huysmans, letterato naturalista residente a Parigi, si trovò, a un certo punto della sua vita, immerso in una tremenda crisi intellettuale. Abbastanza lucido da aborrire il suo secolo, ma privo di qualsiasi sostegno affettivo in un’amicizia solida o in un profondo affetto familiare, Huysmans, mentre si isolava sempre più dalla convivenza con gli altri, creava dentro di sé un vuoto tremendo.
Avendo abbandonato tutti i suoi amici, distrutto tutte le sue antiche illusioni, perduto tutti i suoi parenti, viveva isolato a Parigi, in una piccola stanza, dove trascorreva giorni interminabili in compagnia di un gatto, a maledire indefinitamente il XIX secolo.
Fu allora che conobbe uno pseudo-medico, Des Hermies, gentiluomo déclassé,⁴ che frequentava circoli di spiritisti, di maghi, di astrologi, ecc., nel bas-fond⁵ canceroso che esiste a Parigi.
In principio lo affascinò nell’amico il carattere originale e misterioso della sua vita. Questo fascino si accentuava man mano che entrava in confidenza con le persone più vicine a Des Hermies, tutte affette da un misticismo acattolico e morboso, che esalava i miasmi della più assoluta putrefazione spirituale.
Spinto dalle sue inclinazioni di dilettante, Huysmans non indietreggiò davanti a un simile ambiente.
Gli giunse allora, in circostanze misteriose, un invito ad assistere a una “messa nera”, celebrata in onore del demonio da un sacerdote privo degli ordini sacri.
Fortemente eccitata la sua curiosità, accettò l’invito e fu condotto in un luogo strano, dove si accalcavano donne e uomini gravati dal peso di tutti i vizi e di tutte le bassezze. Sull’altare, un Cristo che rideva con un ghigno ignobile, oltraggioso. Suona un campanello, entra il sacerdote. La messa comincia tra le contorsioni dei presenti. Quando giunge il momento della consacrazione, il sacerdote pronuncia le parole sacramentali, grondante di sudore, con la voce impregnata d’odio, lo sguardo carico di strani effluvi diabolici. Distribuisce la Sacra Eucaristia ai presenti, che la profanano in modo abominevole. Risate sataniche, bestemmie tremende, insulti implacabili: nulla viene risparmiato al Corpo adorabile di Nostro Signore.
Manifestazioni evidentemente diaboliche irrompono da ogni parte. È il trionfo di Satana, glorificato dagli assistenti in un delirio di abiezione e d’infamia.
Inorridito, ferito nei pochi sentimenti che ancora gli restavano, Huysmans si insinua verso la porta e fugge atterrito.
Da allora una grande preoccupazione assalì la sua intelligenza e finì per condurlo, sottomesso, ai piedi della Chiesa.
Aveva visto il demonio, aveva visto lo spirito delle tenebre tessere contro la Sacra Eucaristia le più tremende infamie.
Ora, rifletteva egli, se il demonio, della cui esistenza non posso più dubitare, odia l’ostia consacrata dai sacerdoti cattolici, è perché essa è realmente il Corpo di Cristo. Dunque, la Chiesa cattolica è vera.
Da qui una conversione dolorosa, penosa, che si trascina attraverso innumerevoli lotte, combattimenti senza fine, ingaggiati contro la carne ribelle alle ingiunzioni della volontà e contro lo spirito ribelle alle esigenze della Fede.
Quando entra in una chiesa, va in estasi davanti alle bellezze della liturgia cattolica. La sua anima si eleva fino ai piedi di Dio al suono dell’organo, allo svolgersi grave e cadenzato della musica sacra.
Poche anime, come la sua, hanno sentito le bellezze del canto gregoriano. Le sue descrizioni del De Profundis, del Miserere e della Messa dei defunti sono tra le pagine più belle che io abbia letto in vita mia.
Frequentando assiduamente le chiese di Parigi, le coglie tutte nelle loro ore di più intensa sentimentalità.
Ora è Notre-Dame di Parigi, che trattiene sotto le sue ogive secolari gli ultimi resti di una luce filtrata attraverso le vetrate, mentre scompare nel cielo, lentamente, tristemente, un sole crepuscolare. Ora è una chiesa operaia, nella quale osserva attentamente le donne poverissime, i mendicanti, gli operai esausti, i miserabili delle periferie di Parigi, che vengono a rivolgere a Dio, dopo una giornata di intenso lavoro, preghiere interminabili, mentre, dall’interno del tabernacolo, il Signore invisibile li consola, ripetendo silenziosamente il sermone della montagna: «Beati quelli che piangono, quelli che soffrono, quelli che hanno fame e sete di giustizia»…⁶
Tuttavia, Huysmans non osa ancora avvicinarsi ai Sacramenti. Ricade nel peccato con tale facilità che non si azzarda neppure ad accostarsi al tremendo tribunale della Penitenza.
Decide allora di andare a fare un ritiro in una Trappa.
Qui inizia la parte culminante del suo secondo libro, En route, di cui mi occuperò nel prossimo articolo.

 

Note

  1. Per un difetto di stampa manca poco più di una riga nell’originale, che si è cercato di ricostruire con il passo tra parentesi quadre.
  2. Passo illeggibile nell’originale per un difetto di stampa, che qui si tenta di ricostruire.
  3. Parola illeggibile nell’originale, anch’essa per difetto di stampa, qui ricostruita per dare senso alla frase.
  4. Scoria (della società).
  5. Mt 5, 3-11.

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