La Medaglia Miracolosa: l’esplosione del grande movimento ultramontano del XIX secolo

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Santuario della Rue du Bac (Parigi). Complesso scultoreo che rappresenta l’apparizione della Madonna a Santa Caterina Labouré.

Santo del Giorno, 27 novembre 1963

di Plinio Corrêa de Oliveira

In questo giorno la Madonna apparve a Santa Caterina Labouré, a Parigi, e le rivelò il disegno della Medaglia Miracolosa, il cui primo grande miracolo fu la conversione, in articulo mortis, di un vescovo che aveva prestato giuramento di “fedeltà” alla Rivoluzione Francese.

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La Medaglia Miracolosa raffigura un’immagine della Madonna delle Grazie, così come apparve a Santa Caterina Labouré, con le mani che emanano raggi di luce. Questa devozione – alla Madonna delle Grazie – segnò un vero e proprio rinnovamento della devozione alla Madonna in Europa.

La devozione a Nostra Signora era stata profondamente erosa dal giansenismo e, sebbene il giansenismo fosse ormai moribondo intorno al 1829, quando ebbe luogo l’apparizione della Vergine a Santa Caterina Labouré, altre forme più radicali della Rivoluzione lo avevano sostituito, e la devozione alla Madonna lasciava molto a desiderare. Credo si possa affermare che fu proprio questa apparizione il primo grande passo verso la marianizzazione del XIX secolo, preparando il grande movimento di anime che culminò con il dogma dell’Immacolata Concezione.

Le grazie che si diffusero in tutta la Chiesa con l’uso della Medaglia Miracolosa furono sorprendenti. Divenne una pratica classica mettere una Medaglia Miracolosa al collo o sul petto di un malato impenitente, recitando novene e preghiere prescritte dalla Madonna, ed era quasi certo che la persona si sarebbe convertita. Questo oltre alle altre grazie che Nostra Signora cominciò a dispensare al mondo attraverso questa devozione.

 

D’altra parte, questa devozione è ancora legata ad altre due devozioni molto importanti, che hanno subito tentativi giansenisti di essere sepolte: leblank devozioni al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria. Tutti ricordano quel Scipione de’ Ricci (*), vescovo di Pistoia e Prato che, durante il pontificato di Pio VI, cioè prima della Rivoluzione Francese, aveva nel suo palazzo vescovile un quadro che aveva fatto dipingere e in cui era raffigurato mentre strappava un’immagine del Sacro Cuore di Gesù. Tutti ricordano il rifiuto della devozione al Sacro Cuore di Gesù da parte della casa dei Borboni, motivo per cui questa devozione non poté diffondersi prima della Rivoluzione, come avrebbe dovuto.

Sul retro della medaglia, la Madonna fa mettere una M, che è il suo santissimo nome, e alla base i cuori di Gesù e Maria, legando così queste tre devozioni così significative e odiate dai giansenisti.

 

La Madonna delle Grazie ha anche presieduto un evento che ha molto a che fare con noi: la conversione dell’ebreo Ratisbonne. Quello che egli vide, nella famosa apparizione, fu la Madonna delle Grazie. E Nostra Signora del Miracolo, che veneriamo, è la Madonna delle Grazie, apparsa con questi attributi a Roma, a Ratisbona. È lì che abbiamo ottenuto grandi grazie durante il viaggio che abbiamo fatto al tempo del Concilio, e che hanno legato la Chiesa della Madonna del Miracolo (Basilica di Sant’Andrea delle Fratte) alla nostra storia.

 

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La devozione alla Madonna delle Grazie fu, a sua volta, bersaglio dell’offensiva antimariana, che si delineò più tardi. Come ogni movimento di pietà del XIX secolo, continuò più o meno fino a quando apparve, nel decennio 1920, nel pontificato di Pio XI, il movimento liturgico.

Era il modernismo risorto e allora iniziò la campagna di silenzio sulla devozione alla Madonna e su tutte le mille forme di devozione a Lei [N.C.: su questo argomento raccomandiamo vivamente ai nostri visitatori il libro «In difesa dell’Azione Cattolica», di Plinio Corrêa de Oliveira, dove vengono denunciati i principali errori del neomodernismo che si infiltravano nella Chiesa].

Con ciò decadde molto la devozione alla Medaglia Miracolosa, così come decadde molto la devozione dei fedeli al Sacro Cuore di Gesù, al Cuore Immacolato di Maria e la devozione a Santa Teresa del Bambino Gesù (devozione diversa da queste, ma che rientra nella stessa prospettiva spirituale).

Tutto questo è, esattamente, l’esplosione del meraviglioso movimento ultramontano in ordine filosofico, politico e sociale, movimento mariano e infallibilista, movimento di devozione ai Sacri Cuori, nel secolo scorso. E tutto questo consisteva in una Controrivoluzione comandata da Pio IX e portata avanti da San Pio X [N.C.: questo movimento sfociò nella proclamazione dei dogmi dell’Immacolata Concezione della Vergine e dell’Infallibilità Papale nel pontificato di Pio IX e nella condanna del modernismo (Enciclica Pascendi Dominici Gregis) nel pontificato di San Pio X]

Ciò significa che, per noi cattolici, questa devozione continua ad avere tutta la sua attualità. Inoltre, le attrattive e le consolazioni che ci ha concesso nella Chiesa della Madonna del Miracolo sono una promessa implicita della Madonna, nel senso che riceveremo molte grazie coltivando questa devozione.

Domani, nella vigilia, è ragionevole che ci prepariamo a questa festa. Tenendo conto di queste considerazioni che sto facendo qui, ciascuno chieda alla Madonna una, due, tre o cinque grazie che desidera e che rappresentano qualcosa di importante nella sua vita spirituale, forse anche nella sua vita temporale. Ma, almeno, una grande grazia nella vita spirituale, una di quelle grazie che sono uno stimolo, chiedere alla Madonna di concedercela in quella data.

Scegliete, chiedete, cercate di andare a Messa e, durante la Comunione, chiedete questa grazia e lodate la Madonna delle Grazie. È così che potremo prepararci a questa festa così significativa per noi.

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(*) Scipione de’ Ricci Nasce a Firenze il primo settembre 1741. A Roma entra in contatto col circolo giansenista dell’Archetto. Su sollecitazione del granduca Pietro Leopoldo è nominato vescovo di Pistoia e Prato nel 1780 e ha modo di avviare una profonda azione riformatrice di stampo febroniano e giansenista. Indice un Sinodo diocesano nel 1786, entrando in aperto contrasto col papa Pio VI, che arriva alla condanna del Sinodo con la proclamazione della bolla «Auctorem fidei». In seguito alla perdita dell’appoggio del sovrano, divenuto imperatore col nome di Leopoldo II nel 1790, deve affrontare le sollevazioni popolari che lo costringono alla fuga; nel 1791 rinuncia alla diocesi. Fa atto di sottomissione, ritrattando le sue idee nel 1799; muore il 27 dicembre 1810.

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