Non c’è onore dove non c’è verità o giustizia

Folha de S. Paulo, 4 de fevereiro de 1973  (brani)

 

Gettando la penna per terra
Plinio Corrêa de Oliveira

 

Ci sono fatti che meritano un commento. Ci sono fatti che non hanno bisogno di commenti. Infine, ce ne sono altri che è impossibile commentare, perché le contraddizioni che portano con sé rendono insufficienti le qualifiche più energiche del vocabolario umano.

Questa settimana sono apparsi nelle cronache internazionali alcuni eventi appartenenti a questa terza categoria. Ne ho elencati due, con il linguaggio asciutto di chi sente l’impotenza di qualsiasi aggettivo.

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Nixon, parlando al suo Paese e al mondo, ha detto che l’accordo di Parigi tra i due Vietnam poteva essere considerato l’inizio di una pace con onore. Cosa c’è di vero in questa affermazione?

Cominciamo dall’onore. Non c’è onore dove non c’è verità o giustizia. È stato detto che l’accordo è stato fatto sotto l’egida della giustizia. Non è vero.

In un accordo in cui si afferma che non ci sono vincitori o vinti, la giustizia richiede una completa uguaglianza tra le parti. In questo caso la disuguaglianza non poteva essere maggiore.

È comprensibile – almeno da un certo punto di vista – che si tenga un plebiscito per sapere se la popolazione del Vietnam del Sud vuole che l’attuale regime continui. Ma perché non organizzare un plebiscito anche per sapere se la popolazione del Vietnam del Nord vuole che il regime comunista continui?

Se gli Stati Uniti ritirano le loro truppe dal Vietnam del Sud, perché l’altra parte belligerante non fa lo stesso? In altre parole, perché gli americani non hanno il diritto di stare nel Vietnam del Sud, ma si accetta che, dopo l’armistizio, i guerriglieri nordvietnamiti vi si riuniscano in innumerevoli sacche?

In un accordo in cui tali disparità – per non parlare solo di queste due – vengono disinvoltamente mostrate, nessuno può parlare di onore. E sostenere che questo inizio di pace sia basato sull’onore è semplicemente falso.

In realtà, questo accordo non è nemmeno un vero accordo. Quando è stato firmato, tutti prevedevano che non avrebbe portato la pace, ma semplicemente il ritiro degli americani. Ed ecco i fatti. Non appena le ostilità in Vietnam si sono placate (per quanto tempo, nessuno lo sa…), Pechino e Hanoi hanno sferrato un attacco al governo anticomunista della Cambogia, chiedendo sia la restaurazione del governo filocomunista di Suvana Phuma sia il ritiro delle truppe americane.

Tutti coloro che hanno celebrato questo “accordo” in tutto il mondo con discorsi e feste hanno molti elementi per misurare la precarietà di questo accordo. Hanno celebrato con la più contraddittoria delle gioie un inizio di pace con onore, che non promette una vera pace né è stata fatta secondo onore.

Da parte mia, trovo infinitamente più logico l’atteggiamento del rappresentante del Vietnam del Sud: dopo aver firmato l’accordo sotto la brutale pressione degli eventi, ha gettato la penna…

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Questo porta alla conclusione che Nixon, ritirando le truppe americane, lasciò il Vietnam del Sud agli aggressori, sia nordvietnamiti che russi. Dico russi, perché è ovvio che lì non ci sono solo armi russe e leadership militare russa, ma anche spionaggio russo, tecniche russe per minare la resistenza dell’avversario, oro russo, ecc.

Tuttavia, la realtà è più terribile. Se i russi sono lì, è per l’oro, il grano, l’impunità politica di cui Nixon beneficia i sovietici.

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Nessuno può ignorare il fatto che la Russia, costretta dalla disorganizzazione della sua agricoltura e da un inverno rigido, ha dovuto fare acquisti di grano dagli Stati Uniti in misura spettacolare. La Russia, che all’epoca degli Zar era un grande esportatore di grano!

Tutto porta a sospettare che le misteriose condizioni di pagamento accettate dagli Stati Uniti per questi acquisti equivalessero a un accordo di favore, uno dei più liberali, come può essere concepito solo tra padre e figlio.

Così, la sollecitudine di Nixon a favore della Russia fu tale che, per rifornire completamente la Russia, gli Stati Uniti finirono il grano e gli americani dovettero pagare di più il pane perché i russi ne avessero in abbondanza sulle loro tavole.

Allo stesso tempo, l’afflusso di oro americano in Russia è spettacolare.

Secondo la “Review of the News” del 17 gennaio, negli ultimi sei mesi sono stati concessi ai Paesi socialisti 26 prestiti per un totale di 1.226,3 milioni di dollari. La Russia ha ricevuto 580 milioni di dollari, pari al 47% del totale.

In realtà, queste forniture dovrebbero essere viste come donazioni piuttosto che come prestiti. Nessuno sa a quali condizioni saranno restituite, e nemmeno se lo saranno completamente. Tuttavia, questo è solo un primo passo. La catastrofe economica del regime comunista ha creato in Russia condizioni tali che, secondo il presidente della Borsa di New York, il governo di Mosca ha bisogno di 100 miliardi di dollari. E chi glieli darà – almeno in gran parte – se non il partner yankee?

Detto questo, cosa potrebbe essere più giusto, più imperativo, più indispensabile, più irresistibile delle pressioni statunitensi sulla Russia affinché si ritiri dal Vietnam, lasciando i comunisti a loro stessi?

In realtà, Nixon non ha esercitato questa pressione. Le truppe americane si sono ritirate di fronte agli eserciti nordvietnamiti e vietcong, mantenuti dalla Russia, che a sua volta è mantenuta dagli Stati Uniti!

In altre parole, Nixon si ritirò di fronte a un nemico che lui stesso alimenta e che senza di lui sprofonderebbe nel caos e nella vergogna.

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In Sudamerica c’è chi sta imitando questo triste esempio. L’importante quotidiano di Buenos Aires “La Nación” ha riportato il 18 gennaio che i presidenti delle banche centrali di Argentina e Cile hanno firmato un accordo che costituisce la più importante operazione di questo tipo mai realizzata tra le due nazioni latinoamericane. L’operazione consiste nella concessione da parte dell’Argentina di 100 milioni di dollari di credito per finanziare le importazioni dal Cile. Il Cile pagherà il 5% in anticipo e il 95% in dieci rate annuali uguali. La prima rata sarà pagata 21 mesi dopo la concessione del credito. L’interesse sarà del 7% all’anno.

Amico lettore, se qualcuno ti prestasse del denaro a queste condizioni, non lo accetteresti? Non considereresti il prestatore un tuo benefattore?

Ebbene, un tale benefattore è Lanusse rispetto ad Allende! Proprio quando l’Argentina si trova, purtroppo, nella situazione finanziaria più difficile, ed è assolutamente dubbio che il Cile comunista sia in grado di restituirle una somma così ingente.

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Tolti questi fatti, ricordo il simpatico e coraggioso diplomatico sudvietnamita. E dopo aver registrato tali aberrazioni, sono fortemente tentato di gettare la penna…

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