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Crediamo utile, per rinfrescare la memoria, alcuni documenti sulla vita e l’atteggiamento di Putin verso la Chiesa Cattolica in Russia. Inoltre, sulla chiesa detta ortodossa di quello paese.
Grok (I.A. di “X”, Twitter) https://x.com/i/grok?conversation=1991626555529805863
Sì, Vladimir Putin è stato un agente (o più precisamente un ufficiale) del KGB per circa 15-16 anni, dal 1975 al 1990/1991.Dettagli della sua carriera nel KGB
- Dopo la laurea in giurisprudenza all’Università Statale di Leningrado nel 1975, Putin fu reclutato direttamente dal KGB (Comitato per la Sicurezza dello Stato dell’URSS).
- Inizialmente lavorò nel controspionaggio a Leningrado (oggi San Pietroburgo).
- Successivamente passò alla Direzione Principale per l’Intelligence Estera.
- Dal 1985 al 1990 fu distaccato a Dresda, nella Germania Est (Repubblica Democratica Tedesca), dove operò come ufficiale di intelligence con il grado di tenente colonnello (alcune fonti indicano che era maggiore, ma ricevette una promozione al momento del congedo).
- Il suo ruolo principale era il reclutamento di agenti, la raccolta di informazioni e la collaborazione con la Stasi (la polizia segreta della Germania Est). Non era considerato un “super-spia” di alto livello, ma un ufficiale medio in una sede provinciale.
- Si dimise dal KGB nel 1991, con il grado di tenente colonnello, durante il collasso dell’Unione Sovietica, e intraprese la carriera politica a San Pietroburgo.
Questo fatto è confermato dalla sua biografia ufficiale sul sito del Cremlino, da enciclopedie come Britannica e Wikipedia, e da numerose fonti storiche e giornalistiche sia occidentali che russe. Putin stesso ne ha parlato pubblicamente in diverse occasioni, descrivendo positivamente la sua esperienza nel KGB (ha detto: “Non esistono ex agenti del KGB”).Se hai domande più specifiche sulla sua carriera o su aneddoti particolari (come l’episodio della caduta del Muro di Berlino a Dresda), dimmi pure!

Grok (I.A. di “X”, Twitter) https://x.com/i/grok?conversation=1991627821546930445
Il rapporto tra la Chiesa Ortodossa Russa (in particolare il Patriarcato di Mosca) e il KGB (e i suoi predecessori come NKVD) durante l’era sovietica è stato complesso, caratterizzato da una profonda infiltrazione e controllo da parte dei servizi segreti sovietici, alternata a periodi di persecuzione feroce e a una collaborazione forzata o opportunistica per la sopravvivenza della Chiesa.Periodo iniziale (1917-1930s): Persecuzione brutaleDopo la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, i bolscevichi, atei militanti, videro la Chiesa come un pilastro del vecchio regime zarista e un potenziale centro di opposizione.
- Migliaia di chiese furono chiuse o distrutte, beni confiscati, e decine di migliaia di sacerdoti, monaci e vescovi arrestati, torturati o giustiziati (si stima che tra il 1917 e il 1941 furono uccisi almeno 100.000 membri del clero).
- Il patriarca Tikhon (Bellavin) fu arrestato e morì in circostanze sospette; la Chiesa fu frammentata in fazioni (come la “Chiesa Vivente” filo-sovietica).
In questa fase non c’era collaborazione sistematica: la Chiesa era vista come nemico.
Svolta con Stalin (1943): La “rinascita” controllata
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Stalin capì l’utilità della Chiesa per mobilitare il patriottismo russo contro i nazisti.
- Nel settembre 1943, Stalin incontrò tre metropoliti (tra cui Sergius e Alexy I) e autorizzò la riapertura di chiese, seminari e la restaurazione del Patriarcato di Mosca.
- Fu eletto patriarca Alexy I (1945), ma documenti declassificati (ad esempio dagli archivi ucraini) mostrano che il concilio locale del 1945 fu organizzato e controllato dal NKGB (precursore del KGB): i delegati furono selezionati dai servizi segreti.
Da quel momento, la Chiesa divenne uno strumento dello Stato: in cambio di sopravvivenza, la gerarchia dovette lealtà assoluta al regime.
Periodo post-bellico e Guerra Fredda (1945-1991):
La Chiesa Ortodossa Russa fu sistematicamente infiltrata e controllata dal KGB (Quinta Direzione e poi altre sezioni dedicate agli affari religiosi):
- Ogni nomina di vescovo, metropolita o alto funzionario ecclesiastico doveva essere approvata dal Dipartimento Ideologico del PCUS e dal KGB (come confermato dall’ex presidente del Consiglio per gli Affari Religiosi, Konstantin Kharchev).
- Molti alti gerarchi furono reclutati come agenti o informatori. Documenti dagli archivi Mitrokhin (portati in Occidente dal disertore KGB Vasili Mitrokhin), archivi estoni e ucraini, e indagini parlamentari russe del 1991-92 rivelano:
- Patriarca Alexy II (patriarca 1990-2008, al secolo Aleksej Ridiger): reclutato nel 1958 in Estonia con nome in codice “Drozdov”; usò i contatti KGB per avanzare carriera; ricevette un’onorificenza KGB nel 1988. La Chiesa ha sempre negato o minimizzato, parlando di “compromessi necessari”.
- Patriarca Kirill (attuale, al secolo Vladimir Gundjaev): attivo dagli anni ’70 con nome in codice “Mikhailov”; rappresentante a Ginevra del Patriarcato al Consiglio Ecumenico delle Chiese (WCC), infiltrato dal KGB per influenzare organizzazioni internazionali, moderare critiche all’URSS e spiare dissidenti religiosi.
- Altri: metropoliti come Juvenaly (“Adamant”), Filaret, e molti altri avevano nomi in codice. Si stima che gran parte dell’episcopato (fino al 50-80% in certi periodi) collaborasse in qualche forma.
- La Chiesa fu usata per:
- Propaganda estera (infiltrare WCC, Conferenza Cristiana per la Pace, ecc.).
- Controllare dissidenti interni (es. monaci ribelli al Monastero delle Grotte di Pskov).
- Operazioni di influenza (ad esempio contro il Vaticano o chiese greco-cattoliche in Ucraina).
Non tutti collaborarono volontariamente: alcuni lo fecero sotto minaccia di arresto o chiusura di chiese; altri resistettero e furono martirizzati (la Chiesa post-sovietica ha canonizzato migliaia di “nuovi martiri”).
Prospettiva della Chiesa ufficiale – Il Patriarcato di Mosca ha sempre minimizzato:
- Alexy II ammise “compromessi” e si pentì pubblicamente, ma negò di essere stato un agente attivo.
- La Chiesa parla di “sergianismo” (dal metropolita Sergius, che nel 1927 dichiarò lealtà all’URSS per salvare l’istituzione): una scelta tragica ma necessaria per preservare la fede.
- Commissioni interne (es. 1992) per indagare non hanno mai prodotto risultati significativi.
Conclusione