«Santo del giorno», 6 agosto 1965
di Plinio Corrêa de Oliveira
Oggi è la festa della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo. Papa Callisto III ordinò che questa festa fosse celebrata solennemente in tutta la cristianità in segno di ringraziamento per la sconfitta dei Turchi a Belgrado, dovuta in particolare a San Giovanni da Capistrano nel XV secolo. Oggi inizia la novena di Nostra Signora dell’Assunzione.
Trasfigurazione (Beato Angelico, Museo di San Marco, Firenze)
Tutti conoscete l’episodio raccontato nel Vangelo: Nostro Signore sale con due discepoli sulla cima del monte Tabor e, a un certo punto, si manifesta in tutta la sua gloria. Con Mosè da un lato ed Elia, nostro padre spirituale (poiché il profeta Elia è il padre spirituale dell’Ordine del Carmelo, di cui il professor Plinio e molti dei suoi discepoli erano membri del terzo ordine, n.d.t.), dall’altro. I discepoli sono così commossi dalla sua gloria che esprimono il desiderio di rimanere lì. A poco a poco, questa gloria esteriore, estrinseca, diminuisce, i discepoli cominciano a vedere le cose più o meno come erano prima della Trasfigurazione, poi tornano completamente alla normalità; qualche tempo dopo, Nostro Signore scende dal monte Tabor. La maestà che ha rivelato era così grande che la gente gridava di paura davanti a lui, tanto era maestoso.
Questi fatti ci portano ad alcune riflessioni: qual è la maestà di Nostro Signore Gesù Cristo? I pittori che di solito raffigurano la Trasfigurazione non danno questo aspetto, ma lo presentano con una fisionomia molto placida e serena, con i due apostoli che lo guardano con grande ammirazione. È vero che Nostro Signore è circondato da una grande gloria, ma Egli è la placidità stessa, la serenità stessa, l’affabilità stessa. Questo era certamente presente nell’apparizione di Cristo trasfigurato, e questo modo di rappresentarlo non è affatto falso.
Ma Nostro Signore – nell’infinita ricchezza della sua santità e della sua Persona – possedeva tutti gli atti di tutte le virtù allo stesso tempo, portati al loro limite estremo. La perfezione più sublime si combinava allo stesso tempo con tutta questa affabilità, con una tale maestà e una tale superiorità che non avevano alcuna proporzione con alcun concetto umano. Proprio per questo motivo, e perché la superiorità ispira legittimamente sia il rispetto, sia l’affetto, sia il timore, che è il timore del Signore.
Così, per tutte queste ragioni insieme, Nostro Signore rappresentava anche lì un volto di una sublimità, di una nobiltà regale, di una potenza, di una serietà, di una gravità e di una forza che lasciavano stupiti e tremanti di paura coloro che lo vedevano.
Se solo ci fossero pittori capaci di dipingere anche questo aspetto della Trasfigurazione di Nostro Signore, al fine di: 1) comprendere il fatto così com’è stato e 2) cancellare l’idea di un Gesù Cristo che non ha fatto altro nella sua vita che avere atteggiamenti benevoli; per comprendere che questi atteggiamenti benevoli sono adorabili, meravigliosi, che devono riempire l’anima, a condizione di comprendere che implicavano anche il loro contrario, perché le virtù estreme e contrarie costituiscono la perfezione della santità.
Non credo che possa esserci un pittore abbastanza talentuoso da rappresentare entrambi gli aspetti della Trasfigurazione allo stesso tempo. Perché ci vuole una mente che non so come, e un talento che non so come, per poter dipingere entrambi contemporaneamente, in modo che questi due aspetti appaiano insieme. Allora avremmo una visione di ciò che è stato questo bellissimo episodio.
Il monte Tabor, dove ebbe luogo la Trasfigurazione
Un’altra osservazione: i discepoli che Nostro Signore chiamò sul Tabor erano quelli che voleva avere vicino a sé nel Giardino degli Ulivi. E questo perché proprio coloro che erano stati maggiormente testimoni della sua gloria dovevano anche condividere più intimamente il suo dolore, dovevano avere più fede nella sua divinità nel momento in cui essa sembrava essere palesemente negata dalle umiliazioni che doveva subire.
A questo proposito, bisogna fare una riflessione: quante volte e con quale frequenza vedo cose davvero meravigliose che la Vergine compie nel nostro apostolato e che riempiono le anime di gioia. A volte vorrei dire ad alcune persone: Caro amico, sei così gioioso, rallegrati ancora di più! Ma chiedi in cambio la grazia di essere fedele nei momenti di dolore. Perché può arrivare un momento in cui tutte queste glorie sembreranno annullate. Può esserci un tempo in cui tutte le umiliazioni si abbatteranno su di noi. Può esserci un tempo in cui tutte le nostre speranze sembreranno calpestate. Tu che ora vedi il «dito» della Madonna in un episodio simile, sappi che Lei non posa mai il suo «dito» di Regina e Sede della Sapienza su una cosa invano, senza che ci sia un seguito. E nei momenti peggiori, ricordati dei migliori, per poter avere fiducia nel domani.
È una riflessione che cade a pennello in questa festa della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Nota: Traduzione senza revisione dell’autore.