Cap. XXVII – Se vi sono o possono essere nella Chiesa alcuni ministri di Dio infetti dell’orribile contagio del liberalismo
Di Félix Sardá y Salvany, “Il liberalismo è peccato”, opera analizzata e approvata dalla Sacra Congregazione dell’Index:
Gran servigio presta al Liberalismo quel che sventuratamente occorre con troppa frequenza, l’esser cioè alcuni Ecclesiastici impegolati di questa pece. In simili occorrenze la teologia al tutto propria di certa gente converte subito in argomento di gran peso l’opinione o gli alti di tale o tal’altra persona ecclesiastica, e di ciò noi cattolici spagnuoli lamentiamo per disgrazia in ogni tempo lacrimevoli esperienze.
Fa d’uopo dunque, poste in salvo le convenienze, toccar eziandio questo punto e farci a chiedere con sincerità e buona fede: Vi possono essere ministri di Santa Chiesa macchiati di Liberalismo?
Sì, lettor mio caro, sì, per disgrazia si possono dare ministri del santuario liberali; e tra questi alcuni son fieri, altri moderati, ed altri solamente infarinati, per l’appunto come accade tra secolari.
Non manca il ministro di Dio di pagare il lamentevole tributo alle umane debolezze, e per conseguenza pagollo più volte anche agli errori contro la fede. E non è questo un caso raro, giacché appena vi ebbe eresia nella Chiesa di Dio che non abbia messo il tallo in qualche persona ecclesiastico e da costei non siasi propagginata. Ma vi è più: gli è storicamente certo che in nessun secolo levarono il capo le eresie, e dettero che fare, senza aver chierici che cominciassero a esserne devoti.
Il chierico apostata è il primo che Satanasso ricerca per questa opera di ribellione. In fatti questi ha bisogno di presentarla agli occhi degli incauti con qualche lustro di autorità, e nulla tornagli meglio che la firma di alcun ministro della Chiesa; e siccome per disgrazia mai non mancarono chierici vituperali per scostumatezza, che è la via più comune onde procede l’eresia, o accecati per superbia, origine altresì molto frequente di ogni errore; quindi è che mai non vennero meno a Satana apostoli e fautori ecclesiastici, quale che si fosse la foggia colla quale fecesi innanzi nella cristiana società.
Giuda, che cominciò mentre era apostolo a susurrare e spargere sospetti contro il Redentore, e finì col venderlo a’ suoi nemici, è il primo esempio del sacerdote apostata e seminatore di zizzania tra suoi fratelli. Pure Giuda, pongasi ben mente, fu uno de’ dodici primi sacerdoti dallo stesso Divin Redentore ordinati.
La setta de’ Nicolaiti trasse origine dal Diacono Nicolao, uno de’ sette primi diaconi ordinati dagli Apostoli al servizio della Chiesa, e socio di santo Stefano Protomartire.
Paolo di Samosata, grande eresiarca del secolo III, era vescovo di Antiochia.
De’ Novaziani, che tanto sconvolsero col loro scisma la Chiesa universale, fu padre e creatore Novaziano prete di Roma.
Melezio, vescovo della Tebaide, fu autore e capo dello scisma de’ Meleziani.
Tertulliano, sacerdote ed eloquente apologista cade e muore nell’eresia de’ Montanisti.
Tra i Priscillianisti spagnuoli, che tanto scandalo causarono al nostro paese nel secolo IV, figurarono come campioni i nomi di Itazio e Saviano, ambedue vescovi, smascherati e combattuti da Iginio, condannati in un concilio di Saragozza.
Il principale eresiarca, che forse più desolò la Chiesa, fu Ario, autore dell’Arianismo che giunse a irar seco in perdizione tanti regni, come il Luteranismo odierno; Ario fu un sacerdote di Alessandria indispettito per non aver potuto ottenere la dignità episcopale. Ed in tanto numero crebbe, a cagione di questa setta, il clero ariano, che per molto tempo in gran parte del mondo solo si contavano vescovi e sacerdoti ariani.
Nestorio, altro corifeo famosissimo tra gli eretici dei primi secoli, fu monaco, sacerdote, vescovo di Costantinopoli e predicatore di molto grido. Da lui il Nestorianismo.
Eutiche, padre dell’Eutichianismo, era sacerdote, abate di un Monastero di Costantinopoli.
Vigilamio, l’eretico tavernaio tanto facetamente posto in canzone da S. Girolamo, era stato ordinato sacerdote in Barcellona.
Pelagio, autore del Pelagianismo, che fu il bersaglio di quasi tutte le polemiche di S. Agostino, era monaco, e venne ammaestrato ne’ suoi errori circa la grazia da Teodoro, vescovo di Mopsuesto.
Il grande scisma de1 Donatisti contò tra le sue file gran numero di chierici e di vescovi. Di costoro dice uno storico moderno (Amat, Storia della Chiesa di Gesù Cristo): Tutti ritrassero subito l’alterigia di Donato loro capitano, e soggiogati da una specie di fanatismo di amor proprio, non vi ebbe evidenza, né ossequio, né minaccia che valesse a ritrarli dai loro errori. I vescovi si credevano infallibili ed impeccabili; gli altri, abbindolati da queste idee si credean sicuri seguendo le orme de’loro vescovi, eziandio contro l’evidenza.
Degli eretici monoteliti padre e dottore fu Sergio, patriarca di Costantinopoli.
Degli eretici Adoziani, Felice, vescovo di Urgel.
Nella setta degli iconoclasti militarono Costantino, vescovo di Anatolia, Tommaso, vescovo di Claudiopoli, ed altri Prelati combattuti da S. Germano, patriarca di Costantinopoli.
Del grande scisma d’Oriente non accade riferire gli autori; tutti sanno che furono Fozio, patriarca di Costantinopoli ed i suoi vescovi suffraganei.
Berengario, quel perverso impugnatore della Santa Eucaristia, fu Arcidiacono della Cattedrale di Angers.
Wicleffo, uno dei precursori di Lutero, era parroco in Inghilterra; Giovanni Uss, suo socio nell’eresia, era pure parroco in Boemia: ambedue furono giustiziati come capi de’ Wicleffiti ed Ussiti.
Di Lutero basta ricordare che fu monaco Agostiniano di Vittemberga.
Zuinglio era parroco di Zurigo.
Giansenio, autore del malaugurato Giansenismo, chi non sa ch’era vescovo d’Ipres?
Lo scisma anglicano, promosso dalla lussuria di Enrico, fu principalmente sostenuto dal suo favorito Cramnero arcivescovo.
Nella passata rivoluzione francese i più orribili scandali furono dati alla Chiesa di Dio da Sacerdoti e vescovi rivoluzionarii; né si può senz’orrore e spavento ricordare le apostasie che in que’ tristissimi tempi afflissero le persone dabbene. L’Assemblea francese assistette per questo motivo a tragiche scene, le quali chi ne sia curioso può leggere nell’istoria dell’Henrion, o in qualsiasi altro autore di Storia.
Lo stesso accadde poi in Italia. Son note a tutti le pubbliche apostasie del Gioberti, di Fra’ Pantaleo, del Passaglia e del Cardinale d’Andrea.
In Spagna chierici furono a parte delle congreghe della prima epoca costituzionale, e degl’incendii de’ conventi, chierici empii assistettero alle tornate, chierici alle barricate, chierici si contarono tra’ primi introduttori del protestantismo dopo il 1868. Sotto il regno di Carlo III molti furono i vescovi giansenisti (Veggasi sopra ciò il tomo 3, Los Heterodoxos, per Menendez Pelayo).
Parecchi di costoro domandarono, e molti elogiarono perfino nelle lettere pastorali, l’iniqua cacciata de’ Padri della Compagnia di Gesù. Oggi stesso in varie diocesi spagnuole son pubblicamente conosciuti alcuni chierici apostati ed ammogliati, a norma di logica e di natura.
Consta dunque che cominciando da Giuda fino all’ex-Padre Giacinto, la genia dei ministri della Chiesa traditori del loro capo e venduti all’eresia, succedasi senza interruzione. Consta che parallelamente e di fronte alla tradizione della verità, evvi pure nella società cristiana la tradizione dell’errore. In opposizione alla successione apostolica de’ ministri fedeli, l’inferno vanta pure la successione diabolica de’ pervertiti ministri. La qual cosa a nessuno deve recare scandalo. Ricordisi a questo proposito la sentenza dell’Apostolo che non dimenticò di prevenirci: «è giocoforza vi siano eresie, perché si paia quali tra voi siano i veri eletti» (cfr. “Il liberalismo è peccato“, Félix Sardá y Salvany, Edizioni Radio Spada, Reggio Emilia, 2016, Cap. XXVII).