Plinio Corrêa de Oliveira

 

 

Fisionomia morale di un crociato

 

 

 

 

 

Conferenza del 22 aprile 1967 (*)

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La stabilità

Il primo aspetto che attira l’attenzione, con molta fedeltà, in questa figura è il modo in cui quest’uomo sta in piedi. Egli presenta un equilibrio di corpo perfetto. Notate i piedi: non sono come certi piedi piatti, di papero, non si equilibra come un palmipede. No. È l’equilibrio corporeo dell’uomo, nel quale esiste pure un certo tocco di eleganza, un qualcosa di spirituale. Egli sta facendo un certo sforzo per stare in piedi. È uno stare in piedi in cui c’entra qualcosa dell’anima. Le gambe, il tronco, le braccia, rappresentano l’equilibrio perfetto di un uomo che ha vinto l’effetto della legge di gravità con la forza della muscolatura e con la coerenza fisiologica e anatomica con cui tutte le membra sono coordinate per rimanere in piedi. È, quindi, uno statico che rappresenta l’intera coerenza nel trionfo sulla gravità. È l’uomo che sente meno il peso del corpo – perché è così che se ne sente meno il peso – ma è posto nella massima reazione contro la pigrizia, che la gravità solitamente produce.

Non ha un goccio di pigrizia, il che è un modo serio di stare in piedi. Egli non ha ceduto per nulla alla pigrizia, ma nel contempo non è in effervescenza, non ha la mentalità dell’uomo d’affari che parla simultaneamente in cinque telefoni... si mantiene interamente tranquillo, ma di una tranquillità tale, che il suo riposo si volge totalmente all’azione, e un agire che è addirittura la guerra, cioè, la più impegnativa di tutte le attività, quella che si oppone più direttamente alla pigrizia. Non è il lavoro, è la lotta.

Egli ha l’atteggiamento di chi in qualsiasi momento può cominciare a combattere. Infatti, sta proclamando a braccia aperte, come chi dice: “È così e non faccio sconti. Guai a chi negherà ciò che proclamo, altrimenti impugnerò la spada…”. È la proclamazione perfetta di chi annuncia e minaccia.

La coerenza

D'altra parte, il Crociato mantiene un portamento contemplativo. La sua fisionomia indica che non sta guardando quel che accade attorno a sé; sta guardando dentro se stesso. E da dentro di sé considera un ideale interamente superiore, che gli illumina l’anima: sono i principi a favore dei quali ogni uomo deve combattere. Egli è un intero edificio di coerenza, di metafisica, pronto a colpire. Tutte le ragioni per cui deve combattere gli sono presenti, tutto è ragionato, coerente, positivo.

La serietà

È un uomo profondamente serio. Se dovesse accadere qualcosa in sua presenza, la sua ottica sarà quella della realtà intera: non esagererà, non sottovaluterà o torcerà la realtà, e neanche mentirà. Egli vede quel che succede e dice quel che vede. È l’uomo serio per eccellenza. Io considero questo crociato un magnifico modello di serietà.

Che cos’è la serietà? Il primo elemento della serietà è un’intera oggettività, cioè, vedere la realtà interamente com’è, senza veli né preconcetti, senza nervosismi da tifoso, inadeguatezze o quant’altro. Il colmo della mancanza di serietà è la “contemplazione” buddista. Una fisionomia totalmente vuota, completamente immobile, anonima, dentro cui non c’è nulla, perché è stata sgombra di tutto. È il volto della gnosi. D'altronde, l’uomo vitreo e inespressivo dei nostri giorni è già la prefazione di questo: non è serio. Paragonate tutto l’universo, il cosmo – più del cosmo, il Cielo – presente nella mente di questo crociato, con quel che c’è nella mente del monaco buddista. Questi causa repulsione. Ma da dove proviene questa ripugnanza? Dalla mancanza di serietà. Sarebbe opportuno dimostrare come vi sia stata una cospirazione contro la serietà, che la estirpò dalla superficie terrestre. 

(*) Senza revisione dell’autore - traduzione di Umberto Braccesi.


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