Plinio Corrêa de Oliveira

 

 

Commento 2
 
“Perestrojka” e “glasnost”: smantellamento della III Rivoluzione o metamorfosi del comunismo?

 

 

 

 

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Rivoluzione e Contro-Rivoluzione

Titolo originale: Revolução e Contra-Revolução

Pubblicato su Catolicismo, São Paulo, Brasile, Aprile 1959 (I et II), Gennaio 1977 (III)

Traduzione di Giovanni Cantoni

Prima edizione italiana, 1963, Dell’Albero, Torino. Seconda e terza edizioni italiane, 1972 e 1976, Cristianità, Piacenza

Tutti i diritti riservati - © 1998 Associazione Luci sull’Est

 

Al tramonto dell’anno 1989 ai massimi dirigenti del comunismo internazionale parve, infine, giunto il momento di fare un’enorme mossa politica, la maggiore nella storia del comunismo. Sarebbe consistita nell’abbattere la Cortina di Ferro e il Muro di Berlino, il che, producendo i propri effetti in modo simultaneo all’esecuzione dei programmi “liberaleggianti” della Glasnost (1985) e della Perestrojka (1986), avrebbe accelerato l’apparente smantellamento della III Rivoluzione nel mondo sovietico.

A sua volta lo smantellamento avrebbe attirato sul suo sommo promotore ed esecutore, Mikhail Gorbaciov, la simpatica carica di enfasi e la fiducia senza riserve delle potenze occidentali e di molti fra i poteri economici privati del Primo Mondo.

A partire da ciò, il Cremlino avrebbe potuto attendere un flusso meraviglioso di risorse finanziarie per le sue casse vuote. Queste speranze sono state molto ampiamente confermate dai fatti, dando a Gorbaciov e alla sua équipe la possibilità di continuare a navigare, con in mano il timone, sul mare di miseria, d’indolenza e d’inazione di fronte a cui l’infelice popolazione russa, soggetta fino a poco fa al capitalismo di Stato integrale, si sta comportando fino a questo momento con una passività sconcertante. Si tratta di una passività favorevole alla generalizzazione del marasma, del caos e, forse, al concretizzarsi di una crisi conflittuale interna suscettibile, a sua volta, di degenerare in una guerra civile... o mondiale.

In questo quadro hanno fatto irruzione gli avvenimenti sensazionali e brumosi dell’agosto del 1991, che hanno avuto come protagonisti Gorbaciov, Eltsin e altri coautori di questa mossa, che hanno aperto la strada alla trasformazione  ell’URSS in una debole confederazione di Stati e poi al suo smantellamento.

Si parla dell’eventuale caduta del regime di Fidel Castro a Cuba e della possibile invasione dell’Europa Occidentale da parte di orde di affamati provenienti dall’Oriente e dal Magreb. I diversi tentativi di albanesi bisognosi de penetrare in Italia sarebbero stati come un primo saggio di questa nuova “invasione barbarica” in Europa.

Non manca chi, nella Penisola Iberica come in altri paesi d’Europa, collega queste ipotesi con la presenza di moltitudini di maomettani, irresponsabilmente ammessi in anni precedenti in diversi punti di questo continente e con i progetti di costruzione di un ponte sullo stretto di Gibilterra, che collegherebbe l’Africa Settentrionale al territorio spagnolo, il che favorirebbe a sua volta altre invasioni di musulmani in Europa.

Curiosa somiglianza di effetti della caduta della Cortina di Ferro e della costruzione di questo ponte: entrambi aprirebbero il continente europeo a invasioni analoghe a quelle respinte vittoriosamente da Carlo Magno, cioè quelle da parte di orde barbariche o semi-barbariche provenienti dall’Oriente e di orde maomettane provenienti da regioni a sud del continente europeo.

Si direbbe quasi che si ricompone il quadro pre-medioevale. Ma manca qualcosa: è l’ardore di fede primaverile delle popolazioni cattoliche chiamate a far fronte simultaneamente a entrambi gli impatti. Ma, soprattutto, manca qualcuno: dove trovare attualmente un uomo della statura di Carlo Magno?

Se immaginiamo lo sviluppo delle ipotesi sopra enunciate, il cui principale scenario sarebbe l’Occidente, indubbiamente ci spaventeranno la dimensione e la drammaticità delle conseguenze che le stesse porterebbero con sé.

Tuttavia questa visione d’insieme non comprende neppur lontanamente la totalità degli effetti che in questi giorni ci annunciano voci autorizzate, provenienti da circoli intellettuali in palese opposizione fra loro e da imparziali strumenti di comunicazione.

Per esempio, il crescente contrasto fra paesi consumisti e paesi poveri. Oppure, in altri termini, fra nazioni ricche e industrializzate e altre che sono semplici produttrici di materie prime.

Ne nascerebbe uno scontro di proporzioni mondiali fra ideologie diverse, raccolte da un lato attorno all’arricchimento indefinito e dall’altro al sottoconsumo miserabilista. Di fronte a questo eventuale scontro è impossibile non ricordare la lotta di classe auspicata da Marx. E da questo nasce naturalmente una domanda: tale lotta di classe sarà una proiezione, in termini mondiali, di uno scontro analogo a quello concepito da Marx soprattutto come un fenomeno socio-economico all’interno delle nazioni, conflitto al quale parteciperebbe ognuna di esse con caratteristiche proprie?

In questa ipotesi la lotta fra il Primo e il Terzo Mondo servirà da travestimento attraverso il quale il marxismo, svergognato dal suo catastrofico fallimento socio- economico e trasformato, cercherebbe di ottenere, con rinnovate possibilità di successo, la vittoria finale? Una vittoria fino a questo momento sfuggita dalle mani di Gorbaciov, il quale, benché certamente non ne sia il dottore, è almeno un insieme di bardo e di prestidigitatore della perestrojka...

Proprio della perestroijka, della quale non è possibile dubitare che sia una realizzazione del comunismo dal momento che lo confessa il suo stesso autore nel saggio propagandistico Perestrojka : il nuovo pensiero per il nostro paese e per il mondo (trad. it., Mondadori, Milano 1987, p. 37): “Lo scopo di questa riforma è assicurare [...] la transizione da una direzione eccessivamente centralizzata, e basata sugli ordini, a una direzione democratica, basata su una combinazione tra il centralismo democratico e l’autogestione”. Autogestione che, per altro, era, “l’obiettivo supremo dello Stato sovietico”, come stabiliva la stessa Costituzione dell’ex-URSS nel suo Preambolo. 

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