Capitolo II

 

 

7. Fedeltà alla Chiesa e indipendenza intellettuale

 

 

 

 

 

 

 

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Il 19 marzo 1937, tre giorni dopo la Mit brennender Sorge, Pio XI condannava solennemente anche il comunismo con l’enciclica Divini Redemptoris. Accanto al nazionalsocialismo, il comunismo rappresentava l’altro grande nemico continuamente denunciato dal “Legionário”, soprattutto dopo che la guerra civile in Spagna (71) ne aveva mostrato al mondo l’autentico volto, sollevando una “fiamma di odio” e di “feroce persecuzione” (72).

“Ciò che è in gioco in Spagna, è il futuro del mondo: se dovrà essere governato da Gesù Cristo o da Karl Marx. Se vincesse il comunismo, l’intera civiltà cattolica, tutti i princìpi morali, tutte le tradizioni, tutte le istituzioni di cui gli occidentali vanno fieri, sparirebbero irrimediabilmente” (73).

“Giorno verrà in cui, sulle macerie dell’hitlerismo, del comunismo, dell’obregonismo messicano, domanderemo trionfanti: Calles, Hitler, Lenin, Stalin, Lunatcharski, dove siete? E ci risponderà solo il silenzio delle tombe” (74).

La critica di Plinio Corrêa de Oliveira al totalitarismo era ben diversa però da quella individualistica e liberale che partecipava degli stessi errori che pretendeva di denunciare. Il liberalismo, in piena decadenza, non avrebbe mai potuto costituire un’autentica alternativa al nazismo o al comunismo.

“Tanto l’errore liberale, che concede libertà al bene come al male, quanto l’errore totalitario, che opprime parimenti il bene e il male, sono entrambi gravi e procedono dalla stessa radice. Di fronte alla Verità, che è la Chiesa, tanto lo Stato liberalo quanto lo Stato totalitario prendono una posizione identica a quella di Pilato, domandando: ‘Quid est veritas?’, ‘Cos’è la verità?’ l’agnosticismo, l’indifferentismo tra Verità ed errore, tra Bene e male, è sempre una fonte d’ingiustizie. E il cattolico non può patteggiare, né con l’una, né con l’altra cosa” .

“Colui che gonfia il ruolo dello Stato sarà necessariamente un socialista, quali che siano le maschere che tenti di mettersi in volto. E il fondo del versante socialismo è il comunismo.

Colui che gonfia i diritti dell’individuo o di altri gruppi sarà necessariamente individualista, e il fondo di questo versante è l’anarchia.

Dall’anarchia totale, che sarebbe il nichilismo, e dall’anarchia stabile e organizzata, che è il totalitarismo, dobbiamo liberarci formandoci una coscienza cattolica vigorosa e ferma, in cui non vi sia posto per compiacenze verso errori di qualunque specie” (76).

“I cattolici devono essere anticomunisti, antinazisti, antiliberali, antisocialisti, antimassoni... appunto perché cattolici” (77).

In Brasile, dal 1933 aveva iniziato a svilupparsi, con le sue “camicie verdi”, che imitavano le milizie del fascismo europeo, il movimento “integralista”, fondato da Plinio Salgado (78). Il suo leader, partendo dalla premessa che “il progresso dello spirito umano si realizza al ritmo delle rivoluzioni”, definiva la sua concezione come “rivoluzione integrale” (79) e proponeva una riorganizzazione del Brasile sul modello di uno Stato sindacal-corporativo affine a quello di Mussolini e di Salazar.

L’integralismo, che si pretendeva anticomunista e antiliberale, aveva in comune con il liberalismo un sostanziale agnosticismo (80). “L’integralismo, inoltre, non è né cattolico né anticattolico. Teista com’è, pensa a partire da un prisma di pretesa neutralità verso tutte le religioni” (81). Davanti a quella che già allora definiva “falsa destra”, Plinio Corrêa de Oliveira ribadiva come unica soluzione il cattolicesimo autentico (82).

Un giudizio altrettanto negativo fu espresso da Plinio Corrêa de Oliveira nei confronti del fascismo, che contava allora in Brasile, anche nei cattolici e nello stesso clero, un grande numero di sostenitori e simpatizzanti. Se, nel 1929, Pio XI aveva stipulato con Mussolini i Patti Lateranensi, con l’enciclica Non abbiamo bisogno del 29 giugno 1931(83) , il Papa criticava apertamente le tendenze totalitarie del regime e dichiarava illecito il giuramento di fedeltà al Duce e alla “Rivoluzione fascista”. Analoghe a quelle del Pontefice furono le critiche di Plinio Corrêa de Oliveira alla dottrina statalista del regime fascista (84). Egli verificava però che “in pratica, più volte, Mussolini se ne è staccato” (85) e che in questo distacco sta “uno dei suoi grandi meriti” (86), come accadde con la firma dei Patti Lateranensi (87).

Fin dal 1937, egli osservò con crescente preoccupazione la progressiva radicalizzazione e slittamento verso il nazismo del fascismo (88), ostacolato, fino ad allora, nella sua tendenza totalitaria, dalla presenza della Monarchia e, soprattutto, da quella del Papato. Le critiche del dottor Plinio provocarono una certa reazione tra i cattolici di origine italiana residenti in Brasile che videro in questi articoli un attacco al loro Paese (89). A questi obiettori egli rispondeva: “Il ‘Legionário’ starà sempre a fianco del Papa. Per questo non potrà mai essere contro l’Italia. Poiché l’ideale dell’Italia autentica - l’Italia di Dante, di san Francesco d’Assisi e di san Tommaso - non potrà mai venire dissociata dall’ideale del Papato” (90).

Non è facile comprendere oggi tutta la portata dell’indipendenza intellettuale di Plinio Corrêa de Oliveira, di fronte al conformismo di quelli che Jean-Louis Loubet del Bayle ha definito in un suo libro “gli anticonformisti degli anni ‘30” (91), in un momento in cui la intelligentsia europea si lasciava calamitare dalla stella rossa del Cremlino o dal “fascismo immenso e rosso” cantato da Robert Brasillach (92). A sinistra, celebrarono i fasti dell’umanesimo sovietico i francesi Romain Rolland, Louis Aragon, André Malraux, André Gide, i tedeschi Heinrich Mann e Bertolt Brecht, gli inglesi Aldous Huxley e E. M. Forster (939.

Per il fascismo e per il nazismo si schierarono altri noti intellettuali come Giovanni Gentile, Ezra Pound, Pierre Drieu-La Rochelle, Carl Schmitt, Martin Heidegger. 


Note:

[72] Pio XI, Allocuzione ai rifugiati spagnoli del 14 settembre 1936, in IP, vol. V (1958), La pace internazionale, cit., p. 223.

[73] P. Corrêa de Oliveira, Reflexões em torno da Revolução Hespanhola, in “O Legionário”, n. 224 (27 dicembre 1936).

[74] P. Corrêa de Oliveira, A margem dos factos, in “O Legionário”, n. 187 (22 dicembre 1935).

[75] P. Corrêa de Oliveira, A liberdade da Igreja no dia de amanhã, in “O Legionário”, n. 549 (14 febbraio 1943).

[76] P. Corrêa de Oliveira, Comunismo, in “O Legionário”, n. 552 (7 marzo 1943).

[77] P. Corrêa de Oliveira, Pela grandeza e libertade da Ação Católica, in “O Legionário”, n. 331 (13 gennaio 1939).

[78] Plinio Salgado (1895-1975), dopo essere stato affascinato nella sua giovinezza dal materialismo storico e dal modello bismarckiano, partecipò negli anni Venti alla “rivoluzione estetica” del modernismo, facendosi un nome come romanziere e letterato di tendenza nazionalista. Eletto deputato dello Stato di San Paolo nel 1928, appoggiò nel 1930 la candidatura di Julio Prestes contro Getúlio Vargas. Dopo aver diffuso un Manifesto da Legião Revolucionaria (1931), fondò, all’inizio del 1932, la Sociedad de Estudos Politicos (SEP) e nell’ottobre dello stesso anno il “movimento integralista” brasiliano (AIB) di cui fu “chefe nacional” fino al suo scioglimento, ad opera di Vargas, il 2 dicembre 1937. Esiliato in Portogallo tra il 1939 e il 1945, al suo ritorno in Brasile rientrò nella vita politica, senza mai raggiungere il ruolo di primo piano a cui avrebbe ambito. Cfr. la voce Salgado di Paulo Brandi e Leda Soares, in DHBB, vol. IV, pp. 3051-3061. Sull’integralismo cfr. inoltre Helgio Trindade, Integralismo. O fascismo brasileiro na década de 30, Difel, São Paulo 1979, 2a. ed.; id., voce Integralismo, in DHBB, vol. II, pp. 1621-1628.

[79] H. Trindade, voce Integralismo, cit., p. 1624.

[80] P. Corrêa de Oliveira, E porque não Católicismo?, in “O Legionário”, n. 189 (19 gennaio 1936); id., A margem de uma critica, in “O Legionário”, n. 153 (2 settembre 1934). “Al contrario dello Stato liberale, quello integralista ‘afferma lo spirito’. Nondimeno, esso non osa rompere una buona volta col peggiore dei preconcetti liberali: l’agnosticismo ufficiale” (ivi). Cfr. anche Três rumos..., in “O Legionário”, n. 157 (28 ottobre 1934); Extremismos, in “O Legionário”, n. 160 (9 dicembre 1934).

[81] P. Corrêa de Oliveira, Na expectativa, in “O Legionário”, n. 206 (23 agosto 1936).

[82] P. Corrêa de Oliveira, E porque não o Catolicismo?, cit.

[83] Pio XII, Enciclica Non abbiamo bisogno del 29 giugno 1931 in I. Giordani, Le encicliche sociali dei Papi, cit., pp. 353-374. Cfr. anche Pietro Scoppola, La Chiesa e il fascismo. Documenti e interpretazioni, Laterza, Bari 1971, pp. 264-270; Gianni Vannoni, Massoneria, Fascismo e Chiesa cattolica, Laterza, Roma-Bari 1979.

[84] P. Corrêa de Oliveira, Mussolini, in “O Legionário”, n. 241 (25 aprile 1937); Mussolini e o nazismo, in “O Legionário”, n. 296 (15 maggio 1938).

[85] P. Corrêa de Oliveira, Mussolini, cit. La distinzione di Plinio Corrêa de Oliveira tra dottrina e pratica del fascismo mi sembra avere una certa analogia con quella fatta dallo storico Renzo De Felice tra “fascismo regime” e “fascismo movimento”. “Il fascismo regime ha fatto la Conciliazione, ma il fascismo movimento è stato anticlericale, è stato in contrapposizione netta con i valori più profondi del cristianesimo” (R. De Felice, Intervista sul fascismo, a cura di Michael A. Ledeen, Laterza, Roma-Bari 1975, p. 104). Dello stesso De Felice, cfr. la monumentale biografia di Mussolini, soprattutto i volumi dedicati a Mussolini il Duce (Einaudi, Torino 1974-1976). Sul fascismo cfr. inoltre Zev Sternhell, Nascita dell’ideologia fascista, tr. it. Baldini e Castoldi, Milano 1994; Emilio Gentile, Il culto del Littorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista, Laterza, Roma-Bari 1994; id., La via italiana al totalitarismo, La Nuova Scientifica, Roma 1995.

[86] P. Corrêa de Oliveira, Mussolini, cit.

[87] Sui Patti Lateranensi cfr. P. Corrêa de Oliveira, Fides Intrepida, in “O Legionário”, n. 50 (12 gennaio 1930); Date a Cesare, n. 52 (9 febbraio 1930); No X.° anniversario do tratado de Latrão, in “O Legionário”, n. 335 (12 febbraio 1939). “Il fascismo fu un pessimo regime. Il Trattato del Laterano produsse risultati inestimabili per la Chiesa e per l’Italia” (P. Corrêa de Oliveira, A Questão romana, in “O Legionário”, n. 603 (27 febbraio 1944).

[88] P. Corrêa de Oliveira, A Italia em via de ser nazificada?, in “O Legionário”, n. 306 (24 luglio 1938); Para onde caminha o fascismo?, in “O Legionário”, n. 308 (7 agosto 1938); Ainda o fascismo, n. 330 (8 gennaio 1939).

[89] Il 27 gennaio 1939 morì a San Paolo il conte Rodolfo Crespi, che volle essere sepolto in camicia nera e lasciò 500.000 cruzeiros a Mussolini.

[90] P. Corrêa de Oliveira, O exemplo dos russos brancos, in “O Legionário”, n. 322 (22 gennaio 1939).

[91] Jean-Louis Loubet del Bayle, Les non-conformistes des années ‘30, Editions du Seuil, Paris 1969. Cfr. anche R. Rémond, Les catholiques dans la France des années 30, Editions Cana, Paris 1979.

[92] Bernard George, Brasillach, Editions Universitaires, Paris 1968, pp. 99-100.

[93] Cfr. F. Furet, Il passato di un’illusione, cit., pp. 185-356.


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