Verità Dimenticate

 

 

L'uso e il culto della nudità:

"orribile bestemmia"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Osservatore Romano, 6 marzo 1935, 1a. pagina

 

 

La parola di Sua Santità ai Parroci e ai Quaresimalisti di Roma

(…) Se però qualcosa Egli (Papa) aveva a raccomandare, pur con ciò non dicendo una cosa nuova, si era quella di richiamare la comune attenzione là dove, del resto, essa è già molto sveglia e assidua. E Sua Santità aggiungeva – spiegando questo Suo concetto – rivolgendo caldo invito ai presenti a fare particolare attenzione a questa veramente affliggente e desolante contradizione – che si verifica anche in mezzo ai fedeli, persino in mezzo a quelli che non di rado praticano esercizi devoti – tra la fede che essi credono e la vita che praticano; tra la fede professata e una vita ben poco cristiana; una vita – si direbbe – con forte tendenza pagana.

È la vita paganeggiante di oggi, che affligge tutti gli occhi aperti e attenti; una vita così specificamente, così paganamente dedicata al piacere, alla ricerca del piacere, del divertimento; così specificamente, paganamente impudica; di una impudicizia che supera, molte volte, quella della vita anticamente pagana, una impudicizia che vien chiamata – con una parola orribile e orribilmente blasfema – uso e culto della nudità.

Anticamente la nudità era nell’arte, e non si può dire che fosse nella vita: né a Roma, né in Grecia: è tutto dire! E poi l’altra tendenza paganeggiante, il non senso cioè, l’incoscienza dall’offesa che si rende continuamente alla virtù mettendola in pericolo, come si fa per la smania di tutto vedere, di tutto godere.

Ora l’Augusto Pontefice ripeteva la Sua alta fiducia perché la parola e le sollecitudini pastorali di quei dilettissimi figli non saranno spese senza qualche frutto se essi avranno una particolare attenzione, un richiamo, un riflesso in queste speciali direzioni.

Nota: I neretti sono di questo sito.