Mons. Geraldo de Proença Sigaud, S.V.D.

Arcivescovo di Diamantina

 

Catechismo Anticomunista

 

 

 

 

 

 

 

 

Istituto Editoriale del Mediterraneo, Roma, 1967

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I N D I C E

I - Che cosa è il comunismo e che cosa insegna

II - Atteggiamenti del comunismo verso la religione

III - Punti fondamentali della inconciliabilità fra il comunismo e il Cattolicesimo

IV - L'essenza dell'uomo consiste nella sua attitudine a lavorare

V - La Rivoluzione e la Cristianità

VI - Virtù che stanno a base della Cristianità

VII - Secondo il comunismo l'uomo ideale è il proletario

VIII - La lotta di classe

IX - La proprietà, la vita umana e la schiavitù dell'operaio

X - Il ruolo di Satana

XI - La violenza e la libertà

XII - Il materialismo occidentale apre la strada al comunismo

XIII - La Chiesa e gli operai

XIV - Il socialismo

XV - La conquista del popolo, le classi dirigenti e le masse

XVI - I punti presi più di mira: la riforma agraria

XVII - L'utopia comunista: una società senza classi. L'egualitarismo

 

 

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Geraldo de Proença Sigaud, della Societas Verbi Divini, è nato a Belo Horizonte il 26 settembre 1909. Ordinato il 12 mano 1932, fu eletto Vescovo di Jacarézinho (Brasile), il 26 ottobre 1946 e consacrato il 1° maggio 1947. Il 20 dicembre 1960 è stato promosso Arcivescovo di Diamantina, sempre in Brasile, dignità che occupa tuttora [1967]. Mons. Sigaud, che ad una solida preparazione, unisce uno spirito apostolico di primordine, nel corso del recente Concilio si è distinto per la sua intransigenza e per avere partecipato ad una serie di iniziative tendenti a ribadire la validità della dottrina tradizionale della Chiesa: fra le molte, quella relativa alla petizione presentata al Santo Padre per ottenere il rinnovo della condanna contro il comunismo.

Sopra, brano del libro “Il Concilio Vaticano II – Una storia mai scritta”, di Roberto de Mattei, (Lindau, Torino, 2010, pag. 364, aggiunto da questo sito.

*     *     *

I - Che cosa è il comunismo e che cosa insegna

1. Che cosa è il comunismo?

• II comunismo è una setta internazionale che segue la dottrina di Carlo Marx, opera per distruggere la società umana basata sulla legge di Dio e sul Vangelo, e cerca di instaurare in questo mondo il regno di Satana, impiantandovi uno Stato empio e rivoluzionario, ed organizzando la vita degli uomini in maniera che si dimentichino affatto di Dio e della eternità.

2. Qual è la dottrina che la setta comunista insegna?

• La setta comunista insegna la dottrina del più completo materialismo.

3. Che cosa insegna il materialismo comunista riguardo a Dio.

• Il materialismo comunista insegna che Dio non esiste e che l'unica cosa che esiste è la materia.

4. Si limita la setta comunista ad insegnare che Dio non esiste e che esiste solo la materia?

• La setta comunista dà la più grande importanza a quel materialismo pratico, secondo cui l'uomo non riflette nemmeno all'esistenza o no di Dio ma agisce, pensa ed organizza la sua vita senza aver cura di Dio o pensare a Lui. Così lentamente gli uomini arrivano anche al materialismo teorico.

Il vero comunista è ad un tempo materialista teorico e pratico per poter così trascinare i suoi proseliti in questo cammino della negazione di Dio.

5. Che cosa pensa dell'anima la setta comunista?

• Per il comunismo l'uomo è sola materia: quindi l'anima non esiste.

6. Che cosa pensa la setta comunista dell'eternità?

• Per il comunismo l'uomo si dissolve totalmente con la morte. Non esistono un Cielo né un Inferno, non c'è felicità ne pena dopo la vita terrena.

7. Che cosa pensa la setta comunista della natura umana?

• Per la setta comunista l'uomo è un semplice animale, certamente più evoluto del bue o della scimmia, ma niente più che un animale come gli altri.

8. Qual è la prima conseguenza pratica di questa dottrina?

• La prima conseguenza pratica di questo materialismo è che l'uomo deve cercare la sua felicità unicamente in questa terra e nel godimento dei piaceri che la vita terrena gli offre.

9. Secondo il comunismo l’uomo è soggetto a Dio ed alla sua Legge?

• No. Poiché esiste solo la materia, l'uomo non può dipendere da Dio che non esiste: egli è l'unico ed il supremo padrone di sé stesso.

 

II - Atteggiamenti del comunismo verso la Religione

10. La setta comunista attribuisce importanza alla religione?

• Anche se nega l'esistenza di Dio ed afferma che la religione è prodotto di fantasia, il comunismo attribuisce una grande importanza al fatto che nel mondo esista ed attui la religione, appunto perché ravvede in essa il suo più grande e pericoloso nemico.

Lenin chiamava la religione: “l'oppio dei popoli”.

11. Perché la religione è nemica del comunismo?

• La vera religione, che è quella cattolica, è nemica mortale del comunismo poiché insegna esattamente il contrario di ciò che esso afferma e chiama i suoi fedeli a scegliere la morte prima di aderire alia dottrina ed al regime comunista.

12. Come reagisce il comunismo verso la religione cattolica?

• Il comunismo è impegnato in una lotta volta ad abbattere totalmente la religione cattolica. La sua lotta, dunque, contro la sola vera Chiesa cesserebbe soltanto nel momento in cui fosse riuscito a distruggerla completamente in tutto il mondo (ciò che è impossibile). Nei confronti delle altre religioni la setta adopera una doppia tattica: quando sente che una religione rappresenta un ostacolo alla sua vittoria, l'attacca. Ma se si rende conto di potersi servire di una religione per favorire la propria organizzazione, ovvero per annientarla più facilmente, allora simula di tollerarla o addirittura di favorirla per arrivare a distruggerla in modo più radicale.

13. Quando si trova nella fase della conquista del potere come agisce il comunismo con la Chiesa Cattolica?

• Quando tenta di conquistare il potere, il comunismo agisce con la Chiesa Cattolica in questo modo:

a) Cerca di persuadere i cattolici che non c'è opposizione fra le finalità del comunismo e la dottrina della Chiesa. Anzi, cerca di presentare le idee comuniste come se fossero l'espressione della dottrina del Vangelo.

b) Cerca di creare delle correnti di cattolici chiamati “progressisti” “cattolici socialisti” o addirittura “cattolici comunisti” per disorientare e disunire i cattolici e portare la lotta all'interno della Chiesa.

c) Cerca di spingere le organizzazioni cattoliche contra gli avversari naturali del comunismo, e cioè chi è proprietario di qualche cosa, i militari, le autorità costituite, allo scopo di dividere e distruggere le forze che si oppongono alla conquista del potere da parte del Partito Comunista.

d) Favorisce le mode e i costumi liberi attraverso la stampa, la Radio e la Televisione per minare l'essenza della famiglia e distruggere così la civilizzazione cristiana appunto perché di essa la famiglia è il primo ed insostituibile sostegno.

e) Mantiene le nazioni cristiane in un clima di continua agitazione sociale fomentando la lotta di classe e l'antagonismo fra le regioni dello stesso Paese.

14. Dopo aver conquistato il potere, come agisce la setta comunista colla Chiesa Cattolica?

• La tattica del comunismo verso la Chiesa cattolica, dopo essere arrivato al potere, varia a seconda delle circostanze. Ma le fasi della lotta sono generalmente queste:

a) promuovere l'adesione dei cattolici ai movimenti ispirati e guidati dal Partito Comunista;

b) eliminare i Vescovi, i Sacerdoti ed i Religiosi che oppongono resistenza e, se necessario, sopprimerli;

c) eliminare anche con la violenza i dirigenti delle organizzazioni cattoliche;

d) distogliere la Chiesa del Paese dall'ubbidienza al Santo Padre.

15. Può un cattolico collaborare coi movimenti comunisti?

• La cosa che i comunisti desiderano di più è la collaborazione dei cattolici. Chi comincia collaborando finisce comunista. Collaborare significa morire!

16. Se il comunismo insegnasse che Dio esiste e tollerasse la religione potrebbero allora i cattolici essere comunisti?

• Il giorno in cui il comunismo ammettesse l'esistenza di Dio e riconoscesse che Egli e il nostro Signore esso cesserebbe anche di essere comunismo marxista.

Ma nemmeno un comunismo non marxista è conciliabile con la fede e la vita cattolica.

 

III - Punti fondamentali della inconciliabilità fra il comunismo e il Cattolicesimo

17. La inconciliabilità fra comunismo e cattolicesimo esiste dunque solo nel campo religioso?

• No. Oltre quello religioso, ci sono molti altri campi in cui le divergenze fra la setta comunista ed il cattolicesimo sono invalicabili.

18. ln quali punti fondamentali si manifesta allora questa divergenza radicale?

• Questa divergenza esiste su tutto e su tutti i punti essenziali. Ma essa è più marcata e profonda, perciò, che riguarda la verità, la morale, la famiglia, la proprietà e la disuguaglianza sociale, il ruolo dello Stato, la libertà individuale.

19. Che cosa insegna il comunismo intorno alia verità?

• La Chiesa insegna che Dio ha creato il mondo e l'anima umana che è intelligente. L'anima conosce la verità delle cose. Essa afferma che una cosa è identica a se stessa: quello che è, e; quello che non è, non è.

Il comunismo invece insegna che la verità non esiste. Per il comunista una cosa può essere e non essere simultaneamente. Una cosa può anche essere il contrario di se stessa.

20. Allora il comunismo non ammette la verità?

• No. Per il comunismo non interessa che una affermazione corrisponda alla realtà o meno. Per il comunismo “verità” è ciò che è utile al partito per fare la “rivoluzione”. La medesima affermazione sarà oggi “verità”, domani “menzogna” e così via, secondo la mutevole convenienza del Partito. Così ci fu un tempo in cui Stalin fu venerato come un eroe dalla setta comunista. Oggi egli è considerato un criminale da quegli stessi che lo avevano idolatrato.

La ragione di questo mutamento è questa: per il comunismo non c'è una verità oggettiva. È vero quello che è utile al Partito.

21. Qual' è l’altra grande divergenza che esiste fra il comunismo ed il Cattolicesimo?

• Il cattolicesimo insegna che Iddio è assolutamente Santo. E che per questa ragione le azioni umane che si accordano con la legge di Dio sono buone, nel mentre quelle che sono contrarie all'ordine da Lui stabilito sono cattive.

Il comunismo, che è materialista, insegna che non esiste una morale oggettiva. Quando un'azione è utile al Partito è buona. È cattiva invece quando nuoce al partito.

22. Datemi un esempio.

• Per i cattolici i rapporti buoni ed affettuosi fra i figli ed i genitori sono un bene morale.

Per il comunista possono essere buoni o illeciti. Se i genitori si oppongono alia rivoluzione comunista, il figlio deve odiarli, denunciarli, e se necessario prestare testimonianza contro di loro dinanzi alia Giustizia e può giungere addirittura ad ucciderli. Se invece i genitori operano in favore della rivoluzione comunista, il figlio deve mostrarsi amorevole e collaborare con loro.

23. Potete darmi un altro esempio?

• Un altro esempio è questo. Il comunismo insegna che se l'Italia entrasse in guerra con la Russia, gli italiani dovrebbero tradire la loro Patria, fare in modo che le nostre armi fossero vinte e che l’Italia cadesse sotto il dominio dei russi.

Ma se per disgrazia l'Italia fosse alleata della Russia gli italiani dovrebbero cambiare atteggiamento e battersi per la vittoria dell'Italia. Insomma, buono, giusto e morale è quello che giova alla Rivoluzione comunista; cattivo, ingiusto, immorale è quello che la combatte e le nuoce.

24. Il comunismo insegna a rispettare la famiglia?

• Poiché l'uomo è un semplice animale, la famiglia umana vale essenzialmente tanto quanto una coppia di bestie. Per questo il comunismo insegna a dissolvere la famiglia, a violare le donne dei popoli che non sono comunisti come è stato fatto in Spagna, nel Congo etc. Rispetta invece le famiglie e le donne dei popoli comunisti.

25. Che cosa accadrebbe alle famiglie cattoliche il giorno in cui il comunismo conquistasse il potere in Italia?

 • I capi-famiglia che si opponessero alla profanazione del loro focolare sarebbero massacrati. Le loro figlie e le loro spose sarebbero esposte alla violenza. Le famiglie perderebbero le loro proprietà e sarebbero rovinate e distrutte.

26. Allora che cosa pensa il comunismo del “diritto”?

• Giacche non ammette l'esistenza di Dio né dell'anima umana il comunismo non riconosce nemmeno la inviolabile dignità dell'uomo. Perciò nega anche l'esistenza del diritto. Il diritto non esiste: esistono solo la forza e l'interesse del partito.

27. Potete spiegare questa affermazione?

• Facciamo un esempio: se dò un osso ad un cane, il cane non acquista alcun diritto nell'osso. Perciò posso togliere l'osso al cane quando voglio senza violare nessun diritto del cane. Infatti, il cane che non ha un animo spirituale, non è una persona, e non essendo una persona non ha alcun diritto. L'osso non diventa mai proprietà dei cane.

Così dice il comunismo; siccome l'uomo non ha anima spirituale, ed è simile al cane, non ha nemmeno lui alcun diritto. Perciò, lo Stato concede all’individuo quello che vuole, e gli toglie tutto quando vuole. Lo schiavo dei romani godeva di qualche diritto. In regime comunista l'uomo è meno di uno schiavo: è una bestia parlante, una cosa che non ha nessun diritto.

28. Qual è la definizione di “uomo”?

• Per il cattolico l'uomo è un animale ragionevole, dotato di corpo e di anima, di personalità e di diritti. Per il comunismo, l'uomo è un animale lavoratore.

 

IV. L'essenza dell'uomo consiste nella sua attitudine a lavorare

29. Qual è il ruolo del lavoro nella vita umana?

• Per il cattolico, il lavoro rappresenta lo strumento per ottenere i mezzi che rendono possibile all'uomo di godere i beni che Dio ha creato per lui. Il lavoro esiste per l'uomo. Secondo il comunismo, invece l'uomo esiste soltanto per il lavoro. Il lavoro è lo scopo unico della vita umana.

30. Se l'uomo è un animale lavoratore, deve lavorare sempre?

• Per la setta comunista colui che non lavora non è uomo. Quanto più l'individuo lavora, tanto più è uomo. Così dice il comunismo. L'uomo riesce a cambiare la propria natura mediante un lavoro intenso ed esclusivo diretto dallo Stato comunista.

31. L'uomo non ha una natura stabile, datagli da Dio?

• Secondo la dottrina cattolica, la natura umana è essenzialmente immutabile: Dio l'ha fatta così e sarà sempre così. I cambiamenti saranno sempre superficiali.

Per il comunista una legge cieca e universale ha fatto evolvere la natura fino alla forma umana. Questa forma non è stabile, ma soggetta a sua volta a un ulteriore evoluzione. Non e Dio ma è l'uomo che dà a se stesso la propria natura, mediante il lavoro. L'uomo è il creatore di se stesso. Non ha quindi bisogno di Dio.

32. Chi allora deve essere adorato?

• Per il cattolico solo Iddio può e deve essere adorato, perché Egli è il creatore del Cielo e della Terra, degli Angeli e degli Uomini e di tutte le cose visibili e invisibili.

Il comunista si rifiuta di adorare Dio. Invece di adorare Iddio, Creatore e Padre, egli adora lo Stato comunista e totalitario.

 

V - La Rivoluzione e la Cristianità

33. Qual è per il comunismo il criterio supremo della verità, della morale e del diritto?

• Per il comunismo il criterio supremo della verità, della morale e del diritto è l'azione rivoluzionaria. Così come per il cattolico il fine supremo dell'uomo è la vita eterna, per il comunista il fine supremo della vita è la “rivoluzione”.

34. Che cos'è la “rivoluzione”?

• La “rivoluzione” è da una parte la reiezione di Dio, di Cristo, della Chiesa, e di tutto quello che proviene da Loro; e dall'altra parte è l'organizzazione della vita umana soltanto secondo la volontà umana e le passioni umane. Il suo ideale è la “Città dell'Uomo”, senza Dio, opposta alla “Cristianità”, all'ordine naturale e soprannaturale, che è la “Città di Dio”.

35. Che cos’è la Cristianità?

• La Cristianità è la società temporale organizzata secondo Dio, cioè secondo il diritto naturale e la parola di Dio rivelata da Gesù Cristo, trasmessa, interpretata ed applicata alla vita dalla Chiesa Cattolica attraverso i suoi figli.

36. Quali sono i fondamenti della Cristianità?

• I fondamenti della Cristianità sono due: il diritto naturale e la Rivelazione, che Gesù Cristo ci ha portato e la Chiesa ci ha tramandato.

 

VI - Virtù che stanno a base della Cristianità e passioni che muovono la “Rivoluzione"

37. Quali sono le virtù che stanno alia base della “Cristianità”?

• Le basi principali della Cristianità sono le virtù della Fede, della Castità e dell'Umiltà.

38. Quali passioni disordinate costituiscono la molla della rivoluzione?

• Le molle della rivoluzione sono: l'orgoglio che respinge la fede; la superbia che respinge l'umiltà, la sensualità che ricusa la castità. Sono queste le molle principali che spingono la rivoluzione comunista.

39. Quali sono le conseguenze di queste passioni?

• Le conseguenze sono queste:

Dall'orgoglio che respinge la fede, nasce la negazione di Dio, di Cristo come Signore dell'uomo, della vita eterna come fine dell'esistenza terrena e della Chiesa.

Dalla superbia che rifiuta la umiltà, nasce la rivolta contra l'autorità divina ed umana, e contra tutte le limitazioni che sono imposte all'uomo. In particolare conduce all'egualitarismo, cioè, a quello ideale comunista di una società senza classi.

Dalla sensualità che ricusa la castità, nasce il desiderio di godere la vita terrena in tutte le forme, ciò che porta al disprezzo e alla dissoluzione della famiglia e alla negazione di ogni legge morale.

40. Che cosa si intende come classe sociale?

• La classe sociale è l'insieme delle persone, colle rispettive famiglie, che pur esplicando nella società attività diverse, godono della medesima dignità. Così gli avvocati, i medici, gli ingegneri, gli ufficiali delle forze armate pur esercitando funzioni diverse appartengono tutti alla medesima classe sociale appunto perché godono di pari dignità.

Tutte le classi sociali sono degne ma il grado delle loro dignità è diverso. Per esempio: il lavoro manuale è tanto degno che ad esso attese lo stesso Verbo incarnato. Ma la dignità del lavoro intellettuale è intrinsecamente più grande perché lo spirito è più degno della materia.

41. A che titolo la famiglia fa parte della stessa classe sociale del suo capo?

• Secondo la legge naturale e la dottrina della Chiesa, la famiglia partecipa in un certo modo non soltanto del patrimonio ma anche della dignità, dell'onore e della considerazione del suo capo, con cui forma una sola unità morale. Perciò anche la famiglia appartiene alla stessa classe sociale del suo capo. Infatti è propria dell'istituto familiare la trasmissione ai figli non solo del patrimonio dei genitori, ma anche, in certo modo, dell'onore e della considerazione che sono legati al nome paterno. L'integrazione della famiglia nella classe sociale dà a questa un certo carattere di continuità ereditaria e di stabilità necessaria al suo continuo perfezionamento.

42. Può una persona passare ad una classe alla quale la sua famiglia non appartiene?

• Lo può: non si deve confondere il concetto di “classe sociale” con quello di “casta». In un regime fondato sulle “caste”, tipico delle società pagane, esiste tra una classe e l'altra una barriera invalicabile.

La persona appartiene per tutta la sua vita alia casta in cui è nata. Questa appartenenza non dipende generalmente dalle azioni buone o cattive. Nella civilizzazione cristiana son ci sono delle caste impermeabili ma delle classi permeabili. Cioè la persona appartiene alla classe in cui è nata, ma, se ne ha i meriti, può elevarsi ad una classe superiore. Oppure può cadere in una classe inferiore a motivo della sua condotta.

Così il principio della ereditarietà si armonizza col principio della giustizia.

Invece il comunismo vuole una società senza classi, in cui tutti siano teoricamente uguali; ciò che è contrario al principio naturale della ereditarietà e alle esigenze della giustizia.

 

VII - Secondo il comunismo l'uomo ideale è il proletario

43. Se non esiste il diritto, come mai può sussistere la società secondo il comunismo?

• La società secondo il comunismo può esistere senza il diritto: la sua esistenza è assicurata dalla forza.

44. Quali mani deterranno la forza nella società?

• A coloro che rappresentano il tipo umano più perfetto spetterà la detenzione della forza nella società.

45. Secondo il comunismo qual è il tipo umano più perfetto?

• Secondo il comunismo, i proletari, cioè, i lavoratori che non possiedono niente, non hanno nessuna radice nelle tradizioni nazionali e nella società presente, sono liberi di ogni limitazione e sono capaci di tutto. L'unione di tali proletari formerebbe la più potente forza rivoluzionaria. Per la setta comunista questo proletario è l'uomo più perfetto. Dice il comunismo che l'uomo più perfetto è quello che non ha alcun “legame” e alcuna “degenerazione” che lo legano ai membri delle altre classi nell'ordine sociale vigente. Per questo motivo la setta lo considera lo strumento ideale per fare la rivoluzione, per distruggere la società cristiana esistente e dare l'avvio ad una totalmente differente.

46. Che cosa debbono fare proletari secondo il comunismo?

• Secondo il comunismo i proletari debbono muovere guerra mortale alle altre classi sociali ed instaurare la dittatura del proletariato, che, mediante la violenza, distrugga la Chiesa, il clero, i nobili, i ricchi, i proprietari, coloro che si distinguono per intelligenza, gli uomini indipendenti e i credenti, e così tutto quello che ostacola la rivoluzione.

 

VIII - La lotta di classe 

47. Come si chiama questa opposizione fra proletari e gli altri cittadini?

• Questa opposizione si chiama “lotta di classe».

48. Questa lotta durerà molto tempo?

• Per i comunisti questa lotta durerà finché in tutto il mondo non ci saranno altro che proletari, cioè, lavoratori che non abbiano niente di proprio e nessun rispetto né alla tradizione né al passato del loro popolo.

 

IX - La proprietà, la vita umana e la schiavitù dell'operaio

49. Nel regime comunista l'individuo può possedere qualche cosa?

• Nel regime comunista l'individuo non è proprietario di niente. Tutto è proprietà dello Stato.

50. Il comunismo non ammette qualche volta il “diritto di proprietà”?

• Quando sta al potere il comunismo concede talvolta a qualche lavoratore l'uso di un immobile. Ma non riconosce mai a nessuno il diritto di proprietà, e così può riprendere, quando lo voglia, tutto a tutti. L'uomo nel regime comunista non ha diritto neppure al frutto del suo lavoro.

51. Allora, nel regime comunista nessuno è proprietario di qualche cosa?

• Nel regime comunista nessuno è proprietario di niente: né del danaro, né della fabbrica, né del campo, né della casa, né della professione, né di sé stesso. Tutto è dello Stato, tutto dipende dallo Stato che dà e toglie secondo gli interessi del Partito.

52. Allora il regime comunista è un regime di schiavitù?

• Il regime comunista genera la più completa schiavitù appunto perché non riconosce all'uomo nessun diritto.

53. Il comunismo rispetta la vita umana?

• No! Poiché secondo il comunismo l'uomo non è nulla più che un animale, il comunismo considera la vita umana come noi consideriamo quella delle bestie: se è necessario noi le uccidiamo. Infatti per soggiogare la Russia il comunismo soppresse violentemente circa venti milioni di uomini innocenti, o fucilandoli o lasciandoli morire di fame. Al tempo di Stalin si calcola che vivessero rinchiusi nei campi di concentramento russi circa 16 milioni di persone tra uomini e donne di tutti i ceti. sacerdoti, intellettuali, operai, che erano costretti ad un lavoro da schiavo e che, nella più parte furono fatti morire di stenti e di sofferenze.

Per conquistare il potere i comunisti cinesi uccisero molti milioni di persone innocenti. Nel tentativo di soggiogare la Spagna cattolica, i comunisti massacrarono 11 vescovi, 16.852 tra sacerdoti e religiosi oltre a molte centinaia di migliaia di padri di famiglia.

54. Nel regime comunista l'operaio può protestare, scioperare, mutare di lavoro?

• No. Il Partito stabilisce dove l'operaio deve lavorare. Nella menzione del lavoro assegnatogli egli deve produrre al massimo delle sue forze. Egli non solo non può reclamare ma neppure pensare di scioperare perché questo solo pensiero lo farebbe finire in Siberia, in un campo di concentramento o addirittura al patibolo. Nel regime comunista l'operaio non ha nessun diritto.

55. I comunisti mantengono sempre gli operai in uno stato di miseria?

• Fino ad oggi la situazione materiale degli operai nella maggioranza dei Paesi retti da regimi comunisti è la più miserabile che si possa immaginare. Tuttavia lo Stato sovietico promette che nell'anno 2000 gli operai russi avranno raggiunto le stesse condizioni di benessere di cui godono oggi quelli dei Paesi occidentali. La ragione dell'attuale situazione è questa: il comunismo si interessa al benessere degli operai soltanto in quanto esso sia utile alla Rivoluzione. Perciò se gli operai, una volta arrivati ad un certo grado di benessere, cominciassero a disubbidire al Partito, il comunismo li ridurrebbe di nuovo alla miseria. Il comunismo tratta gli operai esattamente come gli schiavi e li considera nulla più che oggetti. L'antico padrone di schiavi dava loro, tuttavia, cibo sufficiente perché si mantenessero vigorosi e potessero lavorare meglio.

Al contrario, se le autorità comuniste lo giudicano necessario od utile, e attenuano anche gravemente in un determinato momento il livello di vita della classe operaia per poter favorire ad esempio lo sviluppo delle industrie statali o !'aumento del materiale bellico del Paese, essi lo fanno senza esitare, perché per loro l'operaio è come uno schiavo e lo schiavo non ha alcun diritto.

56. Nei paesi non comunisti, il comunismo vuole veramente migliorare la condizione degli operai?

• No. Nei paesi non comunisti, generalmente la tattica comunista è questa: tentare di ridurre gli operai alla più nera miseria e di portarli alla disperazione per poterli così meglio sobillare ed indurli a scioperare ed a creare agitazioni e disordini, di cui poi i comunisti approfittano per rovesciare i governi legittimi e impiantare la loro dittatura.

57. Esistono differenze di classi e di ricchezza nei paesi dove domina il comunismo?

• Il comunismo promette di abolire le differenze di ricchezza e di classe. Distruggendo la morale ed il Diritto, il comunismo favorisce il gruppo ristretto dei dirigenti e dei membri influenti del Partito, i quali dispongono di grandi ricchezze e vivono nella abbondanza e nel lusso in case sontuose, mentre l'operaio soffre privazioni di ogni genere, è obbligato a lavorare dove e come il Partito dispone, non ha per abitazione che una sola stanza dove si ammassano in una triste ed immorale promiscuità i genitori coi figli e con tutti gli altri membri della famiglia, senza poter disporre neppure di una cucina e di un bagno propri. La differenza fra quelli che hanno le leve del potere e gli altri è molto più marcata di quella che esiste negli altri regimi fra capitalisti ed operai, e non c'è nessuna speranza di migliorare la situazione di quelli che non sono i privilegiati.

 

X - Il ruolo di Satana

58. Chi ha ispirato questo regime?

• Chi ha ispirato e concepito questa rivolta totale, odio contro Iddio è lo stesso Maligno, che sa bene come il mezzo migliore per condurre gli uomini alla perdizione eterna sia quello di farli ribellare contra Iddio e contra l'ordine da Dio costituito.

59. Come Satana riesce a fare dei proseliti di questo regime?

• Promettendo agli uomini il paradiso in terra purché rinunciano a Dio e al Cielo, Satana riesce ad ingannarli come già fece coi nostri primi progenitori: il risultato è la miseria in questo mondo e l'inferno nell'altro.

 

XI - La violenza e la libertà

60. Come si instaura il regime comunista?

• Il regime comunista è instaurato generalmente mediante la violenza. Ma i comunisti usano tutti i medi per arrivare al potere: elezioni, pressione di truppe straniere, colpi armati etc.

Una volta conquistato il potere, distruggono ogni forma di opposizione ed impongono la cosiddetta “dittatura del proletariato”.

61. Bene, allora il potere passa nelle mani degli operai?

• No. Gli operai non comandano nulla. Essi sono invece ridotti alla condizione di schiavi, sono costretti a lavorare dove e come il Governo stabilisce, non possono allontanarsi dal posto loro assegnato, ricevono il salario che il Governo vuole e, se reclamano, sono soggetti a pene severe che vanno fino a quella di morte.

62. Il comunismo ammette il diritto di sciopero?

• Nei paesi in cui vuol conquistare il potere, il comunismo esige che la legge riconosca il diritto di sciopero ed organizza ogni sorta di scioperi per smantellare l'economia nazionale. Ma una volta conquistato il potere, il Partito non ammette più lo sciopero in nessun caso, e sottomette gli operai alla più tirannica schiavitù.

63. È soltanto con la violenza che si impianta il comunismo?

• Generalmente il comunismo si impianta con la violenza. Ma la sua vittoria viene preparata dal comportamento di molti cristiani.

 

XII - Il materialismo occidentale apre la strada al comunismo

64. Quali debolezze dei cristiani favoriscono la vittoria del comunismo?

• Poiché il comunismo è figlio del materialismo, dell'orgoglio, della sensualità e della superbia, il materialismo pratico di quei cristiani che vivono come se non esistesse l'eternità, genera l'ambiente propizio in cui il bacillo comunista si svilupperà ed espanderà.

65. Dateci qualche esempio di questo materialismo.

• Posso dare parecchi esempi di un tale materialismo: esso è attributo di chi pensa solo a guadagnare denari, di chi ricerca i piaceri anche leciti della vita, senza dedicarsi alla preghiera e alla penitenza; di chi si dà al gioco; di chi frequenta i locali malfamati, di chi si abbiglia senza modestia per eccitare la propria sensualità e l'altrui; di chi si abbandona alle danze sensuali moderne, di chi legge riviste oscene che eccitano i sensi; di chi assiste a spettacoli cinematografici e televisivi immorali; di chi non ha cura della grazia santificante come se il peccato non esistesse.

 

XIII - La Chiesa e gli operai

66. Che cosa ha fatto la Chiesa in favore dei poveri e degli operai?

• La Chiesa Cattolica durante il lungo cammino della storia, è riuscita a far abolire la schiavitù, ha sempre difeso i deboli ed i poveri, ha insegnato ai ricchi e ai potenti il dovere di soccorrere gli umili, ed ha diffuso la giustizia e la carità. Essa ha organizzato i lavoratori in raggruppamenti sociali chiamati “corporazioni” che avevano cura della loro formazione tecnica e professionale, della loro proprietà materiale, del loro bene spirituale e di quello della loro famiglia, davano loro assistenza nelle malattie e avevano cura degli orfanelli in caso di morte dei genitori.

Queste benefiche “corporazioni” hanno ricevuto un colpo mortale dalla Rivoluzione Francese, ma resistettero ancora in molti Paesi fino alle agitazioni del 1848. In Germania ne esistono ancora alcune.

67. Dopo il 1848 la Chiesa non ha fatto più niente in favore degli operai?

• L'individualismo introdotto dalla Rivoluzione Francese, distruggendo le corporazioni, ha lasciato gli operai disorganizzati e senza difesa contra il capitalismo liberale, preda dei più forti, come se il lavoro umano fosse una semplice merce, soggetta alla legge della domanda e dell'offerta. Fu allora che la Chiesa iniziò un'opera più ampia in favore degli operai, attaccando contemporaneamente il problema su tre fronti distinti.

68. Quale è stato il primo fronte sul quale la Chiesa mosse all'attacco?

• La Chiesa cattolica cercò in primo luogo di alleviare lo stato di grave miseria della gente. A questo scopo moltiplicò gli ospedali per gli malati poveri, gli orfanotrofi, gli asili per i vecchi, gli oratori festivi per i giovani, i circoli ricreativi, e tutte le altre opere di assistenza sociale. Così per esempio nella sola Diocesi di San Paolo l'80% delle opere e delle istituzioni di assistenza e di carità sono mantenute o dirette dalla Chiesa, solo il residuo 20% è mantenuto dallo Stato con personale laico.

Anche in Italia la presenza della Chiesa nel mondo dell'assistenza e della carità, è predominante.

Nella Diocesi di Roma numerose e benemerite sono le iniziative del genere, al pari di quanto accade in altre Diocesi.

È noto che le istituzioni mantenute o dirette dalla Chiesa funzionano ammirevolmente. Basta por mente agli ospedali affidati agli ordini religiosi femminili.

I comunisti invece non fanno nulla per alleviare le sofferenze dei poveri.

69. Qual è stato il secondo fronte di attacco della Chiesa?

• Nel mentre fondava ed organizzava migliaia di opere di assistenza sociale per alleviare le sofferenze dei poveri, vittime dello spirito e delle dottrine della Rivoluzione Francese, la Chiesa cercava di correggere le origini dei difetti e i difetti stessi che davano origine a tanta miseria. Dai tempi di Pio IX e principalmente in quelli di Leone XIII, la Chiesa ha sempre richiamato lo Stato, i ricchi, i padroni e gli stessi lavoratori al dovere di non dimenticare l'ordine sociale voluto da Dio e fondato da Gesù Cristo, ed a quello di sforzarsi per migliorare anche nella pratica le condizioni di vita degli operai.

I Papi successivi hanno poi ricordato quelle verità fondamentali che la Rivoluzione Francese aveva negato e il marxismo non ammetteva, e cioè che il lavoro umano non è una merce, soggetta alla legge della domanda e dell'offerta, e che l'uomo che lavora per un altro uomo ha diritto ad un salario che gli permetta di vivere decorosamente con la propria famiglia, di allevare ed educare i suoi figli e se laborioso ed economo, di costituirsi poco alla volta un peculio, condizione per una situazione sempre migliore e per l'acquisto di un patrimonio proprio, nonché garanzia per il futuro.

70. Gli insegnamenti dei Papi hanno dato risultati concreti?

• Gli insegnamenti dei Papi hanno inciso lentamente ma in profondità nella mentalità e nel costume. ln molti paesi si è verificato negli ultimi cento anni un radicale mutamento nella mentalità sia dei padroni e dei capitalisti che dei lavoratori, con il benefico risultato di migliorare le condizioni economiche e sociali di questi ultimi.

Ma la Chiesa continua ad insistere nella sua crociata e gli ultimi Papi, Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI non hanno mai cessato e non cessano di parlare all'intelligenza ed ai cuore degli uomini perché seguano gli insegnamenti della Chiesa. Il riassunto della dottrina cattolica è questo: padroni e operai siate giusti, siate fratelli: nei pensieri, nei cuori, nelle opere: amatevi scambievolmente.

71. Qual è stato il terzo fronte su cui la Chiesa ha intrapreso la grande battaglia in favore dei lavoratori?

• Mentre cercava di alleviare le miserie più tristi e dolorose ed insegnava a padroni e ad operai come dovevano comportarsi gli uni con gli altri e viceversa secondo la giustizia e la fratellanza nata dalla carità, la Chiesa promuoveva l'organizzazione degli operai in associazioni, corporazioni, circoli ecc., dove non penetrasse lo spirito della lotta di classe. In tutti i Paesi industrializzati operano ormai grandi federazioni di lavoratori cristiani per la difesa pacifica dei diritti degli operai.

Ma il pericolo è che anche in queste organizzazioni di lavoratori cristiani, i comunisti si stanno infiltrando sotto le più diverse spoglie e vi fanno circolare le loro false dottrine con il pretesto della comunanza dei fini che anch'essi dicono di perseguire, e cioè la difesa dei diritti dei lavoratori.

Molti dirigenti sindacali cristiani si lasciano ingannare da questa tattica comunista e finiscono col fare il gioco dei marxisti che non mira alla tutela dei lavoratori, ma solo al sovvertimento dell'ordine costituito, e, anche se inconsapevolmente, divengono così essi stessi strumenti della Rivoluzione Comunista. Ogni cattolico deve quindi guardarsi da questa pericolosa ed incosciente collaborazione con il comunismo ed aprire gli occhi ai propri fratelli.

72. Hanno insistito i Papi su altri punti?

• I Papi hanno sempre raccomandato agli operai di unirsi nella difesa dei loro diritti, ma senza offendere quelli dei loro padroni. I Papi hanno poi consigliato ed invitato i padroni a migliorare continuamente, nella misura delle possibilità della loro industria, il salario e le condizioni di vita dei lavoratori, non limitandosi a dare loro quanto fosse strettamente giusto, ma anche di più.

73. Quali Papi si sono distinti nell'azione in favore degli operai, della giustizia e dell'armonia fra le classi sociali?

• Da quando sorse il problema operaio, nel secolo XIX, come conseguenza della Rivoluzione Francese, tutti i Papi si sono occupati e preoccupati per la soluzione di questo problema. In modo speciale sono però da ricordare per l'opera svolta in questo campo, Leone XIII, coll'Enciclica “Rerum Novarum», Pio XI coll'Enciclica “Quadragesimo Anno», Giovanni XXIII con l'Enciclica “Mater et Magistra» e Paolo VI con l'Enciclica “Ecclesiam Suam».

74. Quali Papi hanno svolto un ruolo decisivo nella lotta contra il comunismo?

• Tutti i Papi da Pio IX a Paolo VI hanno lottato contro il comunismo e lo hanno condannato. Sua Santità Pio XI con la sua Enciclica “Divini Redemptoris” ha però trattato dell'argomento in maniera particolare e con grande chiarezza e vigore.

Sua Santità Pio XII ha combattuto il comunismo con rinnovato ardore, ed ha colpito con la scomunica tanto coloro che appartengono al Partito comunista quanto chiunque collabori con il Comunismo e favorisca per questo la riduzione dell'uomo a quello stato di schiavitù spirituale ed economica che costituisce l'essenza ed il fine della dottrina comunista.

75. Quali sono le conseguenze pratiche della scomunica?

• Le conseguenze pratiche della scomunica sono queste: i membri del Partito Comunista e i suoi collaboratori non possono ricevere i sacramenti, non possono essere padrini di battesimi, di cresima e di matrimonio, non hanno diritto ai funerali religiosi né alla sepoltura in terra consacrata. Non si possono celebrare messe pubbliche in suffragio delle loro anime perché è un grave peccato collaborare col Partito comunista che cerca di distruggere la Chiesa e di fare dimenticare agli uomini l'esistenza di Dio e dell'eternità.

76. I comunisti hanno il diritto di divulgare la loro dottrina direttamente, ovvero attraverso la radio, la televisione o altri mezzi di propaganda?

• No. Secondo la dottrina cattolica gli errori non si possono diffondere. Spetta alle autorità pubbliche proibire la propaganda.

 

XIV - Il socialismo

77. Esiste un altro mezzo per preparare gli uomini al comunismo?

• Un altro mezzo per preparare gli uomini al comunismo è il socialismo.

78. Che cosa è il socialismo?

• Il socialismo ama definirsi quel sistema politico il quale pretende che tutti i mezzi di produzione e di trasporto, l'insegnamento. l'assistenza e tutta la proprietà debbono appartenere alio Stato od essere privilegio di questo.

79. Qual è il ruolo dell'individuo nel socialismo?

• Per il socialismo l'individuo è lo strumento e non lo scopo della società. Perciò lo Stato deve occuparsi di tutto, avere cura dell'individuo, sopperire a tutte le sue necessità, lasciandogli solo ciò che lo Stato stesso non può fare.

80. Allora il socialismo e il comunismo sono la stessa cosa?

• No. Il fine ultimo dell'uno e dell'altro è il medesimo: la instaurazione di una società senza classi, l'abolizione della proprietà e della iniziativa privata, il trasferimento allo Stato di tutti i mezzi di produzione. La differenza fra i due è invece questa: il socialismo cerca di raggiungere lo scopo con mezzi legali, attraverso la propaganda ideologica e le elezioni, mentre il comunismo è sempre pronto a ricorrere alla violenza quando non riesce ad instaurare la sua dittatura per altre vie. I mezzi sono dunque differenti ma il fine è lo stesso. Il socialismo è come un declivio sul quale il mondo scivola senza scosse dall'ordine naturale e divino alla “dittatura dei proletariato”, cioè, alia schiavitù.

81. Esistono forme moderate di socialismo?

• Esistono forme moderate di socialismo. Tali forme si manifestano attraverso la negazione più o meno accentuata dello statalismo in danno dell'iniziativa o della proprietà privata. Esiste anche la cosiddetta social-democrazia, che non vuol arrivare fino alla dittatura del proletariato, ma che si serve ugualmente della lotta di classe come mezzo per migliorare la situazione dei lavoratori e che rivendica per questi il diritto a partecipare alla direzione delle imprese ed alla ripartizione degli utili.

82. Può un cattolico essere un vero socialista e rimanere un vero cattolico?

• No. Il cattolico per essere un vero socialista dovrebbe difendere ideologie opposte alla dottrina cattolica, che stabilisce questo principio: lo Stato deve adempiere soltanto a quelle funzioni di interesse generale e che servono il bene comune, cui gli individui, le famiglie e le organizzazioni intermedie non sono in grado di attendere. Questo principio sempre propugnato dalla S. Chiesa è stato trattato particolarmente da Papa Giovanni XXIII nell'Enciclica “Mater et Magistra” e si chiama il “Principio della sussidiarietà”.

83. Che cosa dicono i Papi del socialismo moderato?

• I Papi dicono che pure se moderato, il socialismo, per il fatto di esasperare lo statalismo, e perciò solo incompatibile con la giustizia e coll'ordine da Dia stabilito. Perciò diceva Pio XI che il socialismo - anche moderato - “non può conciliarsi colla dottrina cattolica” (Enciclica “Quadragesimo Anno”).

84. Che cosa dobbiamo dire del cosiddetto “socialismo cristiano” o “cattolico”?

• Il cosiddetto “socialismo cristiano” o “socialismo cattolico” è una aberrazione così grande come potrebbe esserlo un “protestantesimo cattolico” o un “circolo quadrato”.

 

XV - La conquista del popolo, le classi dirigenti e la massa

85. Qual è la tecnica che il comunismo adopera per conquistare le “classi dirigenti”?

• La tecnica adoperata dai comunisti per conquistare le “classi dirigenti” consiste nell'introdurre nel seno di esse le cellule della setta, favorendone in ogni modo la penetrazione e la apparente collaborazione. Pian piano i comunisti riescono a far pensare anche gli esponenti di questa classe in termini materialistici. Prima li inducono a vivere ed agire da materialisti ed alla fine riescono a far loro accettare anche la concezione materialista dell'esistenza.

86. Che mezzi adopera il comunismo per conquistare le masse?

• I mezzi fondamentali impiegati per la conquista delle masse sono: la rivolta e le promesse. Ai fini della rivolta il comunismo aizza i poveri contro i ricchi. Mediante le promesse esso risveglia ed alimenta negli animi i cattivi sentimenti dell'invidia e della cupidigia.

Per conquistare alla propria ideologia la mente del popolo il comunismo si avvale della propaganda, che pero non è destinata a convincere, bensì ad imbottire il cervello con tutte le parole, le idee e le false rappresentazioni che giovano al Partito, e ad eliminare quelle che gli sono contrarie.

Al Partito non interessa che la propaganda dica la verità o mentisca: lo scopo di essa è solo quello di martellare i cervelli fin che le idee che giovano al partito non vi siano penetrate. Questo sistema è chiamato dai comunisti “il lavaggio del cervello”.

 

XVI - I punti presi più di mira: la riforma agraria

87. Quali sono i punti presi più di mira dalla setta comunista nella sua lotta per giungere e dominare un paese?

• I punti ai quali maggiormente si rivolge la campagna comunista nella sua prima fase, cioè in quella che ha per oggetto la distruzione della società naturale e cattolica, sono queste: il Diritto di Proprietà, le Forze Armate, la Patria, la Famiglia, e soprattutto la Religione. Per vincere tutte le resistenze, il comunismo cerca innanzi tutto di inculcare nel popolo un odio suicida contro queste istituzioni.

88. Che riforme il comunismo reclama per giungere a dominare un paese?

• Per giungere a dominare un paese, ed a questo agitare la popolazione fino all'isterismo e smantellarne l'economia, il Comunismo suole reclamare e promettere varie riforme. La prima suol essere la riforma agraria. Dopo vengono la riforma urbanistica e quella commerciale, quella industriale e quella bancaria. Tutte queste riforme hanno però in comune il fine, più o meno mascherato da false premesse e da ogni sorta di menzogne, di giungere alla espropriazione ed alla socializzazione dei beni privati.

89. In che consiste la riforma agraria pretesa dai comunisti?

• I comunisti, prendendo a pretesto la situazione spesso dura e triste dei contadini ed il vantaggio di trasformarli in piccoli proprietari, esigono l'esproprio delle proprietà grandi e medie da essere distribuite tra i lavoratori della terra. Una volta frantumata così la proprietà terriera in piccoli appezzamenti il cui reddito non è sufficiente ad assicurare la vita degli assegnatari e delle !oro famiglie, questi diventavano automaticamente schiavi del potere Statale da cui dipendono per sopravvivere.

90. Perché una riforma agraria di questo tipo assicura il successo della rivoluzione comunista?

• Da questo tipo di riforma agraria il comunismo trae i seguenti vantaggi:

a) la distruzione delle “élites” rurali, fondamento e sostegno dell'ordine sociale;

b) il disordine nelle campagne e tutte le lotte, le violenze, e gli assassinii che ne derivano;

c) la conseguente minor produzione della terra, con penuria e carestia di generi alimentari non solo nelle campagne ma anche nelle città;

d) l'indebolimento del corpo sociale ed economico della nazione, e la creazione di un clima di disperazione tra le popolazioni.

Questi obiettivi, se raggiunti, fiaccano la resistenza nazionale al punto che la rivoluzione comunista non trova più gravi ostacoli dinanzi a sé.

91. Quale tipo di riforma agraria la Chiesa raccomanda ed esalta?

• La Chiesa raccomanda ed esalta una riforma agraria che fondi su questi requisiti essenziali:

a) rispetto assoluto della proprietà privata;

b) prestazione da parte dello Stato di assistenza tecnica, sociale e finanziaria agli agricoltori;

c) bonifica a spesa dello Stato delle terre improduttive che appartengono ad esso, ai Comuni ed a tutti gli Enti pubblici, e loro assegnazione in sufficienti unità culturali ai contadini;

d) imposizione dell'obbligo ai proprietari di terre incolte e/o improduttive, di bonificarle, e concessione a loro favore dell'assistenza finanziaria indispensabile;

e) facilitazioni creditizie a lungo termine per gli agricoltori che vogliono acquistare la proprietà della terra o migliorare e sviluppare la produzione di quella che già possiedono;

f) assistenza sociale, scolastica, religiosa agli agricoltori;

g) incoraggiamento alla cooperazione tra agricoltori, svincolata da ogni interferenza e ipoteca Statale;

h) garanzia di prezzi remunerativi per i prodotti dell'agricoltura ed eliminazione della rete parassitaria che si interpone tra produttore e consumatore e che nello stesso tempo sacrifica ingiustamente il primo e danneggia il secondo.

92. La Chiesa condanna l'esproprio della terra per finalità sociali?

• In linea di principio la Chiesa ammette lo esproprio delle terre per finalità sociali, ma soltanto a determinate condizioni; bisogna che:

a) l'utilità comune da raggiungere o il danno comune da evitare siano di proporzioni tali da giustificare il sacrificio imposto al proprietario;

b) questa utilità non possa essere raggiunta né questo danno evitato se non attraverso l'esproprio, in quanto ogni altra ragionevole soluzione si riveli impossibile;

c) sia riuscito vano ogni tentativo di cessione amichevole della terra da parte del proprietario;

d) questi sia immediatamente indennizzato della perdita sofferta.

93. Esistono altri casi particolari di esproprio giusto?

• Si. Per esempio, allorquando lo Stato realizzi una grande opera in una certa regione, essa può previamente acquistare le terre che ne vengano beneficiate, allo scopo di far godere al maggior numero possibile di persone i vantaggi dell'opera eseguita con il danaro di tutti (ad es. tutte le grandi opere di bonifici, la costruzione di strade, canali, acquedotti, etc.).

 

XVII - L'utopia comunista: una società senza classi. L'egualitarismo

94. Che ideale lontano dice di perseguire il comunismo?

• La setta comunista afferma che la società ideale, una volta conclusasi la inevitabile fase in cui si manifestano gli orrori della “dittatura del proletariato”, sarà appunto la società comunista senza classi né proprietari, e nella quale tutti saranno uguali, tutti lavoreranno, ciascuno secondo le proprie forze, e tutti riceveranno dalla società quanto necessario alla vita. Questo sarà il vero paradiso sulla terra.

95. Questo ideale comunista corrisponde alla volontà di Dio?

• Questo ideale è contrario alla volontà di Dio e ai suoi divini disegni sulla vita umana perché:

a) Iddio non vuole che questo mondo sia un µparadiso bensì un luogo dove, accanto al godimento delle più pure gioie noi dobbiamo anche patire grandi sofferenze, e così santificarsi, portando ciascuno la nostra croce. Il nostro vero paradiso ci aspetta solo nella vita eterna.

b) Iddio vuole che ogni individuo capace cerchi egli stesso il suo benessere, con il proprio sforzo personale, aiutato, se necessario dallo Stato, ma giammai sostituito dallo Stato.

c) Iddio vuole che tra gli uomini vi siano le disuguaglianze, che le famiglie esistano in classi distinte, di cui alcune più elevate delle altre, ma non divise da ostilità reciproche, bensì legate dal mutuo spirito di carità. La volontà di Dio impone però che la diversità delle condizioni umane non sia tale da offendere la Sua giustizia: non vi debbono essere né i troppo poveri né i troppo ricchi.

96. Allora Dio vuole che ci sia disuguaglianza nei mezzi di vita?

• Secondo i disegni divini nella società deve esservi qualche diversità nei mezzi di vita, perché sono anche diversi i doni naturali distribuiti da Dio stesso.

97. Qual è la causa profonda delle disuguaglianze fra gli uomini?

• La causa profonda delle disuguaglianze fra gli uomini è la loro libertà.

Infatti, data la disuguaglianza naturale dei talenti, delle capacità, delle vocazioni, dei vizi e delle virtù per poter mantenere tutti gli uomini allo stesso livello economico e sociale bisognerebbe imporre loro una dittatura di ferro e privarli di qualsiasi libertà. Ma anche in questo caso, i funzionari dello Stato incaricati di imporre questa uguaglianza, sarebbero superiori agli altri cittadini, e così si creerebbero di nuovo delle classi: quella dei cittadini che comandano e quella dei cittadini che ubbidiscono.

98. Come si chiama la morbosa tendenza a odiare tutte le differenze sociali ed a desiderare l'avvento di una società senza classi?

• La tendenza che porta gli uomini a volere che tutti siano uguali, e quindi ad odiare le differenze di classe si chiama l'egualitarismo.

99. Quali sono i vizi che alimentano l'egualitarismo?

• I vizi che alimentano l'egualitarismo sono:

a) l'invidia, la quale non fa ammettere che il nostro prossimo sia migliore, più sapiente o più ricco di noi;

b) l'orgoglio che non tollera nessuno al di sopra di noi;

c) la superbia che è contraria a tutti i divini disegni.

100. Che cosa impone la giustizia sociale?

• La giustizia sociale impone principalmente che la Società e lo Stato veglino affinché ogni famiglia possa ottenere dal suo lavoro il necessario al proprio sostenimento, alla educazione dei propri figli ed alla formazione del risparmio, in modo da ridurre al minimo il numero dei miseri, da far sì che i ricchi non lo siano troppo e che la classe media divenga la più numerosa.

101. Qual è il cammino dell'elevazione sociale?

• Le vie dell'elevazione sociale sono molteplici:

a) la virtù morale;

b) il massimo impegno nel lavoro che ci faccia produrre più di quello di cui abbiamo bisogno;

c) l'economia che ci faccia spendere meno di quello di cui disponiamo;

Da queste due nobili virtù - il Lavoro che ne è il padre e l'Economia la madre - nasce un nobile e legittimo figlio che si chiama: Il Capitale;

d) la capacità, la competenza e la perseveranza.

102. Quali doveri hanno i ricchi verso i poveri?

• I ricchi hanno verso i poveri un duplice dovere morale:

a) Nei casi di miseria acuta, ma momentanea, soccorrerli con elargizioni immediate e adeguate, per superare la crisi in atto;

b) Nei casi di miseria cronica, aiutare le famiglie bisognose a trovare un lavoro per tutti i membri attivi di esse e che dia loro un guadagno sufficiente e stabile;

c) Destinare l'eccesso delle loro rendite rispetto alle spese richieste dalla loro condizione sociale a favore dei poveri, del bene comune e delle opere della Chiesa.

103. Hanno i ricchi l'obbligo di spogliarsi delle loro ricchezze?

 • No. I ricchi non hanno l'obbligo di farsi poveri. Ma hanno l'obbligo di aiutare fraternamente i poveri. La forma più intelligente di fornire questo aiuto è quella di fare circolare la ricchezza. Da ciò nasce l'aumento della produzione e la moltiplicazione dei posti di lavoro, così che anche i più poveri possano facilmente trovare occupazione e guadagno. In tal modo viene anche potenziata l'economia della nazione, e tutti possono vivere dei copiosi frutti della collaborazione armoniosa tra il lavoro ed il capitale.

104. Qual è il fondamento della soluzione cristiana del problema sociale?

• a) Il fondamento primo è la giustizia;

b) il secondo è l'amore fraterno dei ricchi verso i poveri e dei poveri verso i ricchi;

c) il terzo è il lavoro che unito al risparmio dà origine al capitale;

d) il quarto è la competenza;

e) il quinto è la perseveranza.

105. Senza queste fondamenta ogni sforzo per rendere migliore la situazione di un popolo è solo una costruzione sulla sabbia.

• E al di sopra di tutto, bisogna che ci sia la benedizione di Dio.


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