Plinio Corrêa de Oliveira

 

 

Kamikaze

 

 

 

 

Folha de S. Paulo, 15-2-1969 (*)

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Come è nato, pari passu con l'emergere del progressismo, il combattivo nucleo di quanti, anni dopo, avrebbero dato origine alla TFP? Chi erano i componenti di questo nucleo, quale era la loro situazione in seno al mondo cattolico, quali le loro speranze, le loro prime lotte?

Per rispondere a queste domande, anche se per sommi capi, bisogna rievocare le condizioni di vita della Chiesa [in Brasile] nel periodo dal 1937 al 1943.

In quel tempo c'era una grande e luminosa realtà chiamata "movimento cattolico". Questo nome generico comprendeva l'insieme delle associazioni religiose che, da nord a sud, costellavano il paese. È chiaro che in questo insieme, come in ogni realtà composita, vi era una certa eterogeneità. A fianco di associazioni inerti, sclerotizzate o ridotte al nulla da fattori vari, ve n'erano altre d'una incontestabile vitalità, talune perfino di uno slancio straordinario. Fra queste ultime rifulgevano le Congregazioni Mariane. Il movimento mariano, che si era diffuso nel periodo dal 1925 al 1930, era giunto al suo apogeo. In un paese come il nostro, dove la pratica religiosa era limitata al sesso femminile e a qualche signore di età matura, il movimento mariano aveva reso un incommensurabile servizio attirando alla vita di pietà e ad un apostolato generoso intere legioni di giovani di ogni ceto sociale.

Tutto questo mondo di associazioni veterane e novelle - poiché, visto il loro numero, si trattava propriamente di un mondo - camminava in filiale unione a un clero nel quale erano numerose le personalità di valore e di prestigio, nonché a un episcopato coeso e profondamente venerato.

La forza del movimento cattolico si era dimostrata in mille circostanze. Così, nel 1933, il più giovane candidato all'Assemblea Costituente Federale fu anche il più votato del paese. Egli aveva 24 anni ed ottenne 24mila voti, il doppio del necessario per farsi eleggere. Questo successo elettorale fu dovuto esclusivamente al appoggio delle associazioni cattoliche di San Paolo. L'episodio destò stupore, tanto che da quel momento la Lega Elettorale Cattolica fu ritenuta una delle principali forze del paese. Oggi, trascorsi più di 35 anni, è con grande gioia e gratitudine nei confronti della Madonna che quel giovane deputato ricorda questi fatti ai lettori della Folha de S. Paulo.

Finito il mio mandato nell'Assemblea Costituente, continuai la mia militanza, che durava ormai dal 1928, nelle fila mariane. Mi fu allora affidata la direzione di O Legionário, organo della Congregazione Mariana di Santa Cecilia. Attorno a questo settimanale si andò formando un gruppo di amici, tutti membri delle Congregazioni Mariane e dedicati, come io, anima e corpo al giornalismo cattolico.

O Legionário non era destinato al grande pubblico, ma soltanto a questo immenso mondo costituito dal movimento cattolico. In questo mondo estese la sua influenza, da nord a sud, come portavoce del pensiero delle forze più giovani e dinamiche.

Accresceva questa influenza la posizione personale dei miei collaboratori, nonché quella di chi scrive, all'interno del movimento cattolico. Tutti, infatti, eravamo leader di associazioni fra le più in vista della gioventù cattolica di San Paolo, la città mariana per eccellenza. A fianco di collaboratori di valore non minore, facevano parte del gruppo due giovani e già famosi professori del seminario diocesano. Uno era mons. Antonio de Castro Mayer, il nostro assistente ecclesiastico. L'altro era il P. Geraldo de Proença Sigaud, SVD. Mons. Mayer era vicario generale per l'Azione Cattolica, mentre il P. Sigaud assistente ecclesiastico della JEC [Gioventù Studentesca Cattolica] e della JUC [Gioventù Universitaria Cattolica], proprio nel periodo in cui io ero presidente della Giunta Arcidiocesana dell'Azione Cattolica.

È chiaro che non tutto era sereno. O Legionário s'imbatté nel suo percorso qualche piccola nuvola e dovette affrontare alcuni dissensi. Provenivano soprattutto da lettori filo-nazisti, infastiditi dalla incessante campagna che il settimanale portava avanti contro il nazismo e contro il fascismo.

Ma, tutto sommato, l'avvenire sembrava schiudere un orizzonte di lavori apostolici fecondi e pacifici.

Fu proprio a questo punto che scoppiò la tragedia provocata dai germi di progressismo infiltratisi nel movimento cattolico e denunciati nel mio ultimo articolo. Già dall'inizio della crisi, O Legionário era stato subdolamente attaccato come alfiere d'una mentalità che la cospirazione progressista voleva estirpare, per sostituirla con quella, purtroppo, oggi trionfante. Nelle riunioni del nostro gruppo, avevamo capito che il male veniva disseminato da una folta schiera di proseliti con arte sopraffina e facondia. Bisognava assolutamente lanciare un grido di allarme che svegliasse il mondo cattolico! E fu così che, con il totale appoggio di mons. Castro Mayer e di P. Sigaud pubblicai il libro-bomba In Difesa dell'Azione Cattolica. Era una mossa kamikaze. O saltava in aria il progressismo o saltavamo in aria noi.

Siamo saltati noi. Nel mondo cattolico il libro suscitò gli applausi di alcuni, l'ira furibonda di altri, e una profonda perplessità nella maggioranza.

La notte densa di un ostracismo pesante, totale, senza fine, calò sul piccolo gruppo di amici che continuavano fedeli alle tesi del libro. L'oblio ci avvolse proprio quando eravamo nella forza della giovinezza. Si compiva così il sacrificio previsto e accettato fino in fondo. L'aurora risorgerà soltanto nel 1947 [con la lettera di encomio di Papa Pio XII].

Ma il progressismo ricevette col libro un colpo dal quale fino ad oggi non si è ripreso. La stragrande maggioranza del pubblico che era rimasto perplesso, infatti, cominciò a guardare con sospetto il nascente progressismo, e non se ne lasciò sedurre. Se il progressismo oggi in Brasile non è che un'infernale kermesse promossa da minoranze influenti e spalleggiate da una massiccia campagna giornalistica, che tuttavia non riesce a coinvolgere la massa cattolica, lo si deve in grande misura al precoce grido di allarme di In Difesa dell'Azione Cattolica.

Il sacrificio del kamikaze è valso quanto è costato.

(*) Rivista "Tradizione Famiglia Proprietà", Roma, anno 9, n° 2, maggio 2003.


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