Plinio Corrêa de Oliveira

 

 

E Giovanni Paolo II?

 

 

 

 

 

Folha de S. Paulo, 28 ottobre, 1978

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Mi sento molto più a mio agio nell’attuale clima di post-conclave, che in quello successivo alla elezione di Giovanni Paolo I.

Fatto salvo il rispetto dovuto ai morti - soprattutto se ecclesiastici, e con una posizione gerarchica tanto elevata, come nel caso di Giovanni Paolo I - devo dire, infatti, che la euforia generale, originata dal suo sorriso, mi lasciava un poco contrariato. Perché era un sorriso così soggiogatore che cancellava dallo spirito pubblico il ricordo dei problemi che ci circondano da ogni parte. Il che aveva, senza dubbio, il vantaggio di fare riposare gli spiriti esausti, e di distendere quegli ipertesi. Ma, d'altra parte, avrebbe potuto creare una mancanza di preoccupazione generalizzata. Ora, questa mancanza di preoccupazione non fa venire meno i problemi, né li risolve. Spesso li aggrava perfino tragicamente. Infatti è la grande addormentatrice delle sentinelle...

Ora, la elezione al pontificato di un vescovo di oltre la cortina di ferro, come Giovanni Paolo II, produce un effetto diametralmente opposto. Essa mette a fuoco il più tragico dei problemi contemporanei, intorno al quale gli altri eseguono incessantemente la loro danza infernale.

Quale sia questo problema balza agli occhi: il mondo deve dire sì o no al comunismo?

Proprio per questo, l’atmosfera attuale è tutta di aspettativa, contrariamente a quanto accadeva nei giorni brevi ed eterei in cui Albino Luciani ha governato la Chiesa.

Il contrasto tra la "deproblematizzazione" promossa dal primo Giovanni Paolo e lo sgorgare di problemi provocato dal secondo, suggerisce perfino una domanda, che sollevo solamente di passaggio. Gli psicologi, i pastori di anime, gli esperti di propaganda e i politici di grande statura riconoscono oggi la importanza, talora decisiva, delle atmosfere. Non si può credere che il conclave abbia ignorato le qualità "creatrici di atmosfere" del sorriso del patriarca di Venezia. E quelle così opposte, di politico preoccupato, e cauto, che affiorano nella fisionomia dell’arcivescovo di Cracovia. Si può dire che il primo sembrava fatto apposta per spegnere nello spirito pubblico il ricordo dei problemi che il secondo sembra fatto apposta per ravvivare. Non si può credere che una assemblea della portata di un conclave abbia sottovalutato questo contrasto. Avrà essa mutato bruscamente politica, facendo una seconda scelta così diversa dalla prima? E perché?

Le domande importanti non si presentano mai sole. Questa ultima se ne porta dietro un’altra. Nella scelta di un cardinale polacco, perché è stato preferito il meno illustre, quasi uno sconosciuto per il grande pubblico dell’occidente? Perché è stato lasciato da parte il cardinale Wyszynski, il cunctator, il temporeggiatore, del quale mi sono occupato in un mio precedente articolo (I)? Anche Giovanni Paolo II sarà un cunctator? O sarà un uomo dalle decisioni inaspettate ed energiche?

Vedo intorno a me molto disaccordo. Si discute se Giovanni Paolo II avvicinerà l’occidente all’oriente, o se combatterà l’oriente per difendere l’occidente. Fatto un esame globale, i pronostici interessano poco. Oggi gli avvenimenti corrono tanto rapidamente che è molto più importante analizzarli che prevederli.

Ora, mi pare che, proprio sul criterio di analisi degli eventuali atteggiamenti di Giovanni Paolo II di fronte al mondo comunista, esista nello spirito pubblico una formidabile confusione. Un numero incalcolabile di persone sa in modo solamente imperfetto che cosa è il comunismo. E in modo pure imperfetto che cosa è il cattolicesimo. In queste condizioni, come valutare adeguatamente se è nella logica delle cose che il Papa sia anti o filocomunista?

A questo proposito, schematizziamo l’insegnamento tradizionale dei Papi:

1. Il comunismo è un sistema filosofico che comprende una concezione dell’universo e dell’uomo. E, di conseguenza, dei rapporti tra gli individui e la società: il modello della economia, della politica, della società.

2. Dal canto suo, la dottrina cattolica, fondata sulla Rivelazione, insegna tutta una concezione dell’universo, dei rapporti tra gli uomini e la società, di come devono essere la politica, la sociologia e la economia rette dalla legge di Dio, ecc.

3. Sistemi - per chiamarli così - di tale ampiezza, o si armonizzano nei loro vertici dottrinali, oppure sono incompatibili. Questo sta nella stessa logica interna dell’uno e dell’altro.

4. Ora, posto che tra i principi atei, materialistici ed evoluzionistici, che sono il fondo del cono abissale del comunismo, e d’altra parte la credenza in un solo Dio, puro spirito, perfettissimo, onnipotente ed eterno, e in Gesù Cristo, Uomo-Dio, in cui è il punto più alto e splendente della religione cattolica, vi è la contraddizione totale, non vi può essere nell’una e nell’altra dottrina nessun punto di conciliazione.

5. Da ciò si deduce che l’unico atteggiamento reciproco coerente tra i seguaci di una dottrina e quelli dell’altra è lo scontro.

6. Tutto questo è chiaro per gli spiriti logici. Ma è più o meno nebuloso per un numero infinito di spiriti che sonnecchiano piacevolmente nella penombra delle contraddizioni, e per i quali niente è così sgradevole quanto la logica, soprattutto quando è portata ai suoi più chiari confini.

7. Un cattolico, o un comunista, per quanto sia logico nel campo della pura dottrina, può essere più o meno logico e accomodante nell'apprezzamento dei fatti. Il grande problema è questo: nella sua condotta politica, come sarà, da questo punto di vista, Giovanni Paolo II?

8. Il problema è pieno di sfumature. Tanto più che, anche nei casi in cui la logica porta alla lotta, questa ultima può assumere innumerevoli forme, Lottare non significa solamente attaccare duramente e di fronte. Attaccare è anche cogliere l'avversario alla sprovvista, disorientarlo, confonderlo, e così indebolirlo, ecc. Tutto questo, i comunisti lo sanno perfettamente. E, in coerenza con la loro massima secondo cui, nella lotta di classe, i fini giustificano i mezzi, lo praticano anche costantemente.

Bene inteso, i cattolici sanno che i finì non giustificano i mezzi. Ma anche l'uso dei mezzi leciti comporta una considerevole gamma di abilità. Nostro Signore ha consigliato ai suoi discepoli di unire l'innocenza della colomba alla astuzia del serpente (2).

9. Ora, nelle lotte tra le minoranze logiche per la conquista della opinione pubblica, la maggioranza accomodante è solita costituire una "terra di nessuno". Vinceràla minoranza che saprà attirare la maggioranza.

10. Il comunismo internazionale è impegnato a fondo nell'opera di attrazione della maggioranza. Attraverso l'azione dei dottori della illogicità, posti da esso come guide delle famose "linee ausiliarie", cerca di sedurre quelli della "terra di nessuno", proponendo una via d'uscita:

a. i cattolici, pur rifiutando I'ateismo e il materialismo comunisti, ne accettino i principi politici e socio-economici;

b. i comunisti, in cambio di questa accettazione, concedano libertà di culto alla Chiesa, purché questa non attacchi il regime socio-economico comunista. Insomma, all'interno della Chiesa vi sarebbero tolleranza e libero corso per il comunismo socio-economico. E all'interno della società civile vi sarebbero tolleranza e libero corso per la religione, purché amputata delle sue implicazioni socioeconomiche. Di conseguenza, lo Stato non combatterebbe la Chiesa. E questa raccomanderebbe ai suoi fedeli di collaborare con lo Stato collettivista.

11. E così arriviamo al punto cruciale. I Papi fino a Giovanni XXIII hanno insegnato e si sono comportati in modo tale che tutti i cattolici sapevano che tale via d'uscita era impossibile, perché fondamentalmente contraddittoria con la dottrina e la missione della Chiesa. È un fatto notorio che, nel corso dei pontificati di Giovanni XXIII e Paolo VI, questo convincimento si è andato spegnendo nello spirito di un numero sempre maggiore di cattolici. E che non pochi sono giunti ad affermare, impunemente, la conciliazione tra la religione cattolica e il comunismo.

Quale sarà, in questo campo, il comportamento di Giovanni Paolo II? Che riflesso avrà, a questo proposito, sulla opinione pubblica?

Di giorno in giorno riceveremo risposte a questi problemi. Sia che si comporti chiaramente, sia che si comporti ambiguamente. Infatti, anche la ambiguità di fronte all'inaccettabile può essere una forma di accettazione.

Preghiamo affinché il suo comportamento riempia di chiarezza gli spiriti, dia forza agli animi e dia gloria alla santa Chiesa di Dio. 

(1) Cfr. Considerazioni e speranze in sede vacante, in Cristianità, anno VI, n. 42, ottobre 1978.

(2) Cfr. Mt. 10, 16.

(*) Pubblicato su Cristianità, n. 43, novembre 1978, sotto il titolo “Il dilemma di Papa Giovanni Paolo II”.


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