Plinio Corrêa de Oliveira

 

Il messaggio di Puebla (2)


 

 

 

 

 

Folha de S. Paulo, 7 marzo 1979 (*)

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Nel messaggio diretto ai vescovi, in apertura della Conferenza dell’episcopato latino-americano a Puebla, Giovanni Paolo II ci dà la ragione del cambiamento che si è operato nella Chiesa - come ho scritto nell’articolo precedente - e dal quale risulta che una parte impressionante dei vescovi e dei sacerdoti non sembra più volta alla finalità eterna della sua missione, ma esclusivamente alla vita terrena.

Giovanni Paolo II: la Verità su Gesù Cristo

In un brano, sotto il titolo Verità su Gesù Cristo, il Pontefice mostra che alla radice di questo cambiamento sta un errore dottrinale prodotto da ”’riletture’ del Vangelo” (“rilettura” è il termine moderno e lezioso con cui certi teologi fanno riferimento a una reinterpretazione). Queste “riletture” sono il “risultato di speculazioni teoriche ben più che di autentica meditazione della parola di Dio”, e causano grave danno alle anime.

A che cose portano tali “riletture”? Il Pontefice le enumera: “In alcuni casi, o si tace la divinità di Cristo, o si incorre di fatto in forme di interpretazione contrarie alla fede della Chiesa”.

Contrarie in che cosa? Giovanni Paolo II prosegue: per tali interpreti, “Cristo sarebbe solamente un ‘profeta’, un annunciatore del Regno e dell’amore di Dio, ma non il vero Figlio di Dio, e non sarebbe pertanto il centro e l’oggetto dello stesso messaggio evangelico”.

Come ben vede il lettore, in materia di fede cattolica queste negazioni equivalgono a una bomba all’idrogeno. Infatti, a che cosa resta ridotta la Chiesa di Gesù Cristo, senza Gesù Cristo Uomo-Dio?

Ovviamente, dimenticata o negata la divinità di Gesù Cristo, scompare la finalità ultraterrena della Chiesa, tanto sottolineata nell’era costantiniana e pre-conciliare.

Ne nasce un’altra sequela di errori. Se la Chiesa non forma più le anime per il cielo, scompaiono tutti gli insegnamenti e le attività che metteva in primo piano nell’era costantiniana, cedendo il posto completamente - o quasi - a quanto per essa era “secondario” ossia all’indottrinamento e all’azione sociali.

Questa innovazione è intimamente connessa con la “rilettura evangelica” dei novatori che, come dice Giovanni Paolo II, pretendono di “mostrare Gesù come impegnato politicamente, come uno che combatte contro la dominazione romana e contro i potenti, anzi implicato in una lotta di classe”. Come causa della morte di Gesù Cristo, i citati “rilettori” adducono “la soluzione di un conflitto politico” e tacciono “la sua volontà di consegnarsi e perfino la coscienza della sua missione redentrice".

A tale riguardo, Giovanni Paolo II insegna che "questa concezione di Cristo come politico, rivoluzionario, come il sovversivo di Nazareth, non si compagina con la catechesi della Chiesa”.

Come si vede, tali errori potrebbero difficilmente essere più radicali e più gravi. Dove circolano? Per esempio, in America Latina, il che porta Giovanni Paolo II a questo avvertimento categorico: “’l’evangelizzazione nel presente e nel futuro dell’America Latina’ non può cessare di affermare la fede della Chiesa”. E a osservare più avanti: “Nell’ampia documentazione, con la quale avete preparato questa Conferenza, particolarmente nei contributi di numerose Chiese, si avverte talvolta un certo malessere rispetto all’interpretazione stessa della natura e della missione della Chiesa. Si allude per esempio alla separazione, che alcuni stabiliscono, fra Chiesa e Regno di Dio. Questo, svuotato del suo contenuto totale, viene inteso in senso assai secolarizzato: al Regno non si arriverebbe mediante la fede e l’appartenenza alla Chiesa, ma attraverso un mero cambio strutturale e l’impegno socio-politico. Laddove vi è un certo tipo di impegno e di prassi per la giustizia, qui sarebbe presente il Regno. Si dimentica in tal modo che: ‘la Chiesa [...I riceve la missione di annunziare e di instaurare in tutte le genti il Regno di Cristo e di Dio, e di questo Regno costituisce in terra il germe e l’inizio’ (L.G. 5)”.

Sugli effetti di questi errori, il Pontefice ricorda le parole del suo predecessore Paolo VI: “se il Vangelo che proclamiamo appare lacerato da discussioni dottrinali, da polarizzazioni ideologiche o da condanne reciproche tra cristiani in balia delle loro diverse teorie su Cristo e sulla Chiesa, ed anche a causa delle loro diverse concezioni sulla società e le istituzioni umane, come potrebbero coloro cui è rivolta la nostra predicazione non sentirsene turbati, disorientati, se non addirittura scandalizzati? (E.N. 77)".

E, posto che è necessario predicare la verità su Gesù Cristo, bisogna fare lo stesso quanto alla missione della Chiesa. Infatti, come è già stato detto, siccome Cristo è Dio, questa missione è anzitutto ultraterrena. In questo modo il Pontefice attira l’attenzione dei vescovi sul fatto che, “Maestri di Verità, si spera da voi che proclamiate senza sosta, e con speciale vigore in questa circostanza, la verità circa la missione della Chiesa, oggetto del Credo che professiamo, e campo imprescindibile e fondamentale della nostra fedeltà”.

Ricapitolazione

La estensione di questo articolo e del precedente invita, prima di procedere, a condensare rapidamente quanto vengo dicendo:

a. all’inizio ho mostrato tutto il peso del continente latino-americano negli affari ecclesiastici del mondo di oggi. E, ipso facto, anche in quelli del mondo temporale;

b. ho così sottolineato la portata rilevante della riunione della Conferenza Episcopale Latino-Americana (CELAM) a Puebla, che ha raccolto, per studi e deliberazioni, rappresentanti degli episcopati di tutte le nazioni dell’America Latina;

c. ho poi affrontato il tema delle trasformazioni attraverso le quali è passata, ultimamente, l’azione dottrinale di un considerevole numero di ecclesiastici: dalla predicazione di Gesù Cristo, Uomo-Dio, fondatore di una Chiesa con una finalità ultraterrena, sono passati alla omissione o alla negazione di Gesù Cristo Uomo-Dio, e conseguentemente alla negazione del fine ultraterreno della Chiesa, la cui meta sarebbe assolutamente terrena. Dalla affermazione di Gesù Cristo Uomo-Dio deriva anche la necessità di formare per lui, e per la vita eterna, ogni anima. A confronto con questa azione assolutamente spirituale e individuale, la osservanza dei precetti divini da parte delle società temporali ha una funzione “secondaria”, ma elevatissima;

d. quindi ho mostrato, con le necessarie citazioni, che l’insegnamento di Giovanni Paolo II su questa importantissima materia è incompatibile con gli errori sorti in proposito, e come il Pontefice sottolinea la gravità di tali errori, e lamenta la diffusione che hanno trovato nell’America Latina.

Punto di partenza

Come punto di partenza per il prossimo commento, richiamo ora i testi in cui Giovanni Paolo II mostra che i propugnatori di una Chiesa puramente terrena hanno una peculiare nozione di Gesù Cristo, “non il vero Figlio di Dio”, ma un “profeta”, “un annunciatore del Regno e dell’amore di Dio”, e più precisamente un profeta e un annunciatore di un regno che, a sua volta, ha caratteristiche particolari: è un leader politico in rivolta contro la dominazione romana, un “rivoluzionario” implicato in una “lotta di classe”; insomma, è il “sovversivo di Nazareth”.

Come si vede, anche qui “un vortice chiama l’altro” (Sal. 41, 8), e chi nega Gesù Cristo come Uomo-Dio e lo confina nel puro campo temporale, gli attribuisce, persino in questo campo, una missione diametralmente opposta agli specifici effetti terreni della sua missione soprannaturale. 

(*) Titolo originale in portoghese “A Mensagem de Puebla, con l'occhiello "A mensagem de Puebla: notas e comentários". “Cristianità”, Anno VII, n. 50-51, giugno-luglio 1979, pag. 7 e 8. I sottotitoli sono redazionali. I neretti sono invece del sito www.pliniocorreadeoliveira.info


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