Plinio Corrêa de Oliveira

AMBIENTI, COSTUMI, CIVILTA

Due modi di vedere la vita della campagna

 

"Catolicismo" Nº 09 - Settembre 1951

 

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Sono le sei del pomeriggio. Il lavoro del giorno è finito. La nobile tranquillità dell’atmosfera coinvolge la vastità dei campi, invitando al riposo e al raccoglimento. Un crepuscolo dorato trasfigura la natura, facendo brillare in tutte le cose un riflesso lontano e soave della inesprimibile maestà di Dio. Si sente lo scampanio dell’Angelus, addolcito dalla distanza. È la voce cristallina e sensibile della Chiesa, che invita alla preghiera. Pregano i contadini. Sono due giovani il cui aspetto manifesta ad un tempo salute e la consolidata abitudine al lavoro manuale. Sono vestiti alla maniera rustica. Però in tutto il loro essere traspare la purezza, l’elevazione, la naturale delicatezza delle anime profondamente cristiane. La loro condizione sociale modesta è in qualche modo trasfigurata e illuminata dalla loro pietà, che incute rispetto e simpatia. Nelle loro anime rifulgono i raggi dorati del sole, ma di un sole molto più elevato per tutti i suoi titoli: la grazia di Dio.

Veramente, la loro bellezza d’anima è il centro del quadro, il punto più alto dell’emozione estetica. È linda la natura, ma essa non serve che ad ambiente per manifestare la bellezza di queste anime riunite dal Figlio di Dio.

Niente in questi contadini manifesta turbamento o malessere. Essi sono interamente calati nel loro habitat, nel loro lavoro, nella loro classe. Che altra dignità, che altra sorte questa coppia può desiderare?

Millet (Jean-François Millet - 1857-1859) ha riunito in modo mirabile nella sua tela ( L'Angélus - Musée d'Orsay - Parigi), gli elementi necessari per comprendere la dignità del lavoro manuale in una atmosfera placida e felice della vera virtù cristiana.

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Non sono così tutti i momenti della vita in campagna. Millet ha colto, in quello che si potrebbe definire come un flash felice, un momento culminante della bellezza materiale e morale. Ma il suo quadro ha il merito d'insegnare agli uomini a vedere, dispersi nella routine della esistenza rurale quotidiana, i fulgori genuini e frequenti di questa fisionomia cristiana delle anime e delle cose in un ambiente veramente vivificato dalla Santa Chiesa.

L’atteggiamento di spirito di Millet, che comunica a chi contempla il suo capolavoro, è tutto rivolto a Dio, verso i riflessi di bellezza spirituale e materiale che Lui proietta nel Creato.

In una critica psicologica del quadro, per esattezza, si dovrebbe deplorare soltanto qualche eccesso di sentimentalismo.

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Si potrebbe fare lo stesso elogio al quadro Yves Alix (1890-1969), pure lui ispirato alla vita delle campagne, "Le Maitre des moissons"?

L’autore non si è reso conto, non ha avuto la sensibilità, non ha accettato nel suo modo di vedere il lavoro agricolo niente di ciò chi lo rende degno d’essere praticato da un figlio di Dio.

In questo quadro, non è stato lo spirito che ha dominato la materia e l’ha nobilitata; è stata, invece, la materia che ha penetrato lo spirito e l’ha degradato. Sui corpi, il lavoro materiale ha impresso una brutalità per così dire facinorosa. Le fisionomie esalano uno stato di spirito che ricorda un bar di basso livello e un campo di concentramento. Se i personaggi raffiguratati in fondo non sembrassero in tal modo indurititi, se fossero capaci di piangere, le loro lacrime sarebbero di fiele; se fossero capaci di gemere, i loro gemiti sarebbero come lo stridere degli ingranaggi. La tristezza, la malvagità, la cacofonia dei colori, delle forme e delle anime esala dalla bocca del personaggio in primo piano. Non si sa bene ciò che esclama, se una minaccia oppure una bestemmia.

Yves Alix ha riunito, esagerato e deformato fino al delirio gli aspetti secondo i quali il lavoro è una espiazione e una sofferenza, e la terra un esilio; lui ha espresso con una fedeltà meticolosa - e sembrerebbe entusiasta! - quello che nell’anima umana c’è di più atroce e più basso, per presentare l’insieme come l’aspetto reale e normale della vita quotidiana, spirituale e professionale del lavoratore.

E per questo, mentre nel capolavoro di Millet si eleva una preghiera, dell’incubo di Yves Alix se libera un soffio di rivoluzione.

Se Dio permettesse agli Angeli di abbellire la terra e la vita, loro lo farebbero nel senso di rendere più frequenti, più duraturi, più belli gli aspetti che Millet ha cercato d’osservare e riunire. Se permettesse ai demoni di sfigurare gli uomini ed il creato, loro formerebbero nell’anima e nel corpo, e negli aspetti delle cose, personaggi e ambienti come quelli del quadro di Yves Alix.


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