Plinio Corrêa de Oliveira

 

Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato ed alla Nobiltà romana

 

 

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Marzorati Editore, 1993

ISBN 88-280-0129-1

Per richieste dell'opera in formato cartaceo: www.atfp.it


Documenti XII

Essere nobile e vivere da nobile

è incompatibile con la santità? 

 

L'odierna incomprensione nei confronti della nobiltà e delle élites tradizionali analoghe risulta, in gran parte, dalla propaganda abile, seppure priva di obiettività, fatta contro di esse dalla Rivoluzione francese.

Questa propaganda - alimentata continuamente durante i secoli XIX e XX dalle correnti ideologiche e politiche succedanee di quella Rivoluzione - è stata combattuta, con crescente efficacia, dalla storiografia seria. Vi sono però settori dell'opinione in cui essa perdura ostinatamente. È bene, quindi, dire qualcosa al riguardo.

Secondo i rivoluzionari del 1789, la nobiltà era formata sostanzialmente da gaudenti che, detenendo insigni privilegi onorifici ed economici che indoravano la vita grazie ai meriti e alle ricompense ottenute da lontani antenati, si potevano permettere il lusso di vivere solo godendo le delizie dell'esistenza terrena e, peggio ancora, specialmente quelle dell'ozio e della voluttà.

Questa classe di gaudenti era inoltre di grave peso per la Nazione, a danno delle classi povere, queste si laboriose, morigerate e utili al bene comune. Secondo d'Argenson “La Cour était le tombeau de la nation [La corte era la tomba della Nazione]”.

Tutto questo ha prodotto l'idea che la vita tipica di un nobile, col risalto e la agiatezza che normalmente deve comportare, inviti per se stessa ad un atteggiamento di rilassatezza morale, molto diversa dalla ascesi richiesta dai principi cristiani.

Pur senza negare che possa contenere qualcosa di vero, poichè nella nobiltà e nelle élites analoghe della fine del secolo XVIII già si facevano notare i segni precursori della terribile crisi morale del nostro tempo, è bene sottolineare che questa versione, dannosa al buon nome della classe nobiliare, è molto più falsa che vera.

Lo prova fra l'altro la stessa storia della Chiesa, con il gran numero di nobili che Essa ha elevato all'onore degli altari, attestandone la pratica in grado eroico dei Comandamenti e dei consigli evangelici.

San Pier Giuliano Eymard ha così potuto dire che “gli annali della Chiesa dimostrano che un gran numero di santi, e fra i più illustri, portavano un blasone, possedevano un nome, una famiglia illustre: alcuni erano perfino di sangue reale”.(1)

Molti fra questi santi abbandonarono il mondo per praticare più sicuramente le virtù eroiche. Altri invece, come i Re San Luigi di Francia e San Fernando di Castiglia, conservarono il fasto della loro posizione e praticarono le virtù eroiche vivendo completamente nella elevatissima condizione nobiliare che era loro propria.

Per smentire più completamente queste versioni denigratorie della nobiltà, e dei costumi e degli stili di vita che la sua condizione comporta, bisognerebbe indagare quale sia la percentuale dei nobili fra quelli onorati come santi dalla Santa Chiesa.

Non è stato tuttavia possibile trovare uno studio specifico su questo argomento.

Alcuni ricercatori hanno affrontato questa materia, senza fare però su di essa una ricerca specifica ed esaustiva. Per i loro calcoli, si sono basati su elenchi che essi ammettono non essere completi.

Merita particolare attenzione uno studio fatto da André Vauchez, professore all'Università di Rouen, intitolato La Sainteté en Occident aux derniers siècles du Moyen Age (2), basato sui processi di canonizzazione e sui documenti agiografici medioevali.

Esso presenta una statistica di tutti i processi ”de vita, miraculis et fama”, ordinati da Papi tra il 1198 e il 1431. Questi sono in tutto 71, dei quali 35 giunti alla conclusione che i personaggi trattati meritavano di essere elevati agli onori degli altari. Cosa che fu fatta dalla Chiesa durante lo stesso Medioevo.(3)

Ecco la statistica fornita da Vauchez: 

Processi di canonizzazione ordinati tra il 1198 e il 1431 (71 casi) 

Nobili                                  62%

Classe media                      15,5%

Popolo                                 8,4%

Origene sociale ignota        14,1% 

 

Santi canonizzati dai Papi nel Medioevo (35 casi) 

Nobili                                  60%

Classe media                      17,1%

Popolo                                 8,6%

Origene sociale ignota        14,3% 

 

Questi dati, per quanto molto interessanti, non potevano soddisfare il desiderio di un quadro più completo, poiché si riferivano a un numero molto ridotto di persone e ad uno spazio di tempo relativamente breve. Si rendeva necessaria una ricerca che comprendesse un numero più vasto di persone e un tempo più ampio, senza tuttavia pretendere di esaurire l'argomento.

A questo scopo tuttavia sorgevano alcune considerevoli difficoltà.

Innanzitutto, l'inesistenza di una lista ufficiale di santi onorati come tali nella Chiesa cattolica. Difficoltà d'altronde molto comprensibile, poiché l'inesistenza di una tale lista è in rapporto alla stessa storia della Chiesa e al progressivo perfezionamento delle sue istituzioni.

Il culto dei santi è iniziato nella Chiesa cattolica con quello prestato ai martiri. Le comunità locali onoravano alcuni loro membri vittime delle persecuzioni.

Delle migliaia che nei primi secoli della chiesa hanno versato il sangue per testimoniare la fede ci sono giunti soltanto alcune centinaia di nomi, ora attraverso gli atti dei tribunali - redatti dai pagani - che riportavano i processi verbali, ora attraverso relazioni fatte da testimoni oculari dei martiri.

Oltre al fatto che non esistono documenti di questo tipo riguardo tutti i martiri, molti di questi atti - la cui lettura infiammava l'animo dei primi cristiani dando loro l'esempio per sopportare nuove tribolazioni - furono distrutti durante le varie persecuzioni, soprattutto in quella di Diocleziano.(4)

Riesce così impossibile conoscere tutti i martiri che sono stati oggetto di culto da parte dei fedeli nei primi secoli della Chiesa.

Dopo la fine delle persecuzioni e per molto tempo, i santi furono venerati da ristretti gruppi di fedeli, senza una indagine previa e senza un giudizio della autorità ecclesiastica.

Più tardi, aumentando la partecipazione dell'autorità nell'organizzazione delle comunità cattoliche, crebbe anche il suo ruolo nella scelta di coloro che dovevano ricevere culto. I vescovi cominciarono a permettere lo stabilimento di un certo culto e molte volte lo ratificarono, su richiesta dei fedeli, realizzando l'esaltazione e la traslazione delle reliquie di un nuovo santo.

Solo alla fine del primo millennio il Papa passò a intervenire, di quando in quando, nella consacrazione ufficiale di un santo. Infatti, nella misura in cui il potere dei romani pontefici andava affermandosi e che i contatti con questi diventavano più frequenti, i vescovi passarono a sollecitare ai Papi la conferma dei culti, il che accadde per la prima volta nel 993.

Più tardi, nel 1234, con le Decretali diventò necessario il ricorso alla Santa Sede e riservato al Pontefice il diritto di canonizzazione.

Tuttavia, nel periodo intermedio fra queste due date, molti vescovi continuarono a procedere alla traslazione delle reliquie e alla confermazione del culto, secondo l'antica usanza.

A partire del 1234, a poco a poco, i processi per stabilire il culto di un santo diventarono sempre più perfezionati.

Dalla fine del secolo XIII, la decisione pontificia si basava su una istruzione previa compilata da un collegio di tre cardinali specificamente incaricati di questo compito. Quest'usanza resterà fino al 1588, quando le cause passarono in affidamento alla Congregazione dei Riti, istituita l'anno precedente da Papa Sisto V.

Nel secolo XVII questo sviluppo giunse al termine.

Urbano VIII nel 1634, con il Breve Coelestis Jerusalem Cives, stabilirà le norme rimaste sostanzialmente le stesse fino ad oggi per la canonizzazione di una persona.

Tenendo conto dei servi di Dio che, per accondiscendenza, hanno ricevuto pubblico culto dopo il pontificato di Alessandro III, le Costituzioni di Urbano VIII prevedevano la confermazione del culto o canonizzazione equivalente, “sentenza per la quale il Sommo Pontefice ordina di onorare come santo, nella Chiesa Universale, un servo di Dio per il quale non è stato introdotto un processo regolare, ma che, da tempo immemorabile, gode di culto pubblico”.(5) Questo procedimento fu valido anche per casi analoghi accaduti dopo le Costituzioni di Urbano VIII.

Così, a partire dal 993 - data della prima canonizzazione papale - è possibile stabilire una lista dei Santi designati dalla Santa Sede. Questa lista però non è ancora completa. Mancano documenti di vasti periodi. Inoltre questa lista non comprende tutti i Santi, poiché tra il 993 e il 1234, come abbiamo già detto, i vescovi continuarono a ratificare il culto. Pertanto, molte persone furono oggetto di un culto pubblico indipendentemente dall'intervento di Roma, molte volte sollecitata, e neppure sempre, con alcuni secoli di ritardo.

È soltanto dall'inizio del secolo XVI che si può essere sicuri del fatto che l'elenco dei santi e beati (distinzione consacrata dalla legislazione di Urbano VIII) non contiene lacune. (6)

Oltre alla difficoltà di stabilire una lista completa dei Santi, ne sorge un'altra: sapere quali, fra i nomi reperiti, appartengono alla nobiltà.

Infatti, non è sempre facile stabilire con certezza l'origine nobile di una persona, poiché da un lato l'elaborazione del concetto di nobiltà è stata progressiva e sommamente organica, condizionata dalle caratteristiche dei vari popoli e luoghi, il che a volte rende difficile determinare l'appartenenza alla condizione nobiliare. Dall'altro lato, a volte è difficile stabilire con precisione gli antenati di una persona. Del resto è proprio questo fatto che ha spinto, spinge e continuerà a spingere molta gente a dedicare lungo tempo alla ricerca delle origini genealogiche dei più svariati personaggi. Diventa quindi molte volte difficile determinare l'origine sociale di un santo.

Tenendo presenti queste difficoltà, per poter elaborare una statistica approssimativa del numero di nobili presenti fra i Santi bisognava scegliere le fonti della ricerca le più complete possibili, ma allo stesso tempo interamente degne di fede.

Abbiamo scelto quindi l'Index ac Status Causarum (7), una pubblicazione ufficiale della Congregazione delle Cause dei Santi, erede della antica Sacra Congregazione dei Riti. Si tratta di una “edizione straordinaria e amplissima fatta per commemorare il IV Centenario della Congregazione e che include tutte le cause ad essa pervenute dal 1588 fino al 1988, e anche quelle più antiche conservate nell'Archivio Segreto Vaticano”.

Quest'opera include varie appendici, tre delle quali ci interessano particolarmente. Nella prima vengono enunciate, a partire dal Index ac Status Causarum redatto nel 1975 dal P. Beaudoin, le conferma del culto, vengono aggiunti alcuni nomi e tolti altri di Beati che posteriormente erano stati inclusi nel catalogo dei Santi. Nella seconda appendice vengono enumerati solo quelli beatificati a partire dalla istituzione della Sacra Congregazione dei Riti e ancora non canonizzati. Nella terza appendice, infine, vengono elencati i Santi le cui cause furono trattate dalla Sacra Congregazione dei Riti, includendo i relativi casi di canonizzazione.

Con questo elenco di nomi sotto gli occhi, abbiamo consultato le rispettive biografie presenti nella Bibliotheca Sanctorum (8) per sapere quali di essi appartenevano alle schiere della nobiltà. Questa opera - diretta dal cardinale Pietro Palazzini, già Prefetto della Congregazione della Cause dei Santi - è considerata l'elenco più completo di tutti quelli che sono stati oggetto di culto fin dai primordi della Chiesa.

Siccome però la Bibliotheca Sanctorum non si preoccupa specificamente di precisare l'origine sociale delle persone menzionate, ma parla solo dei problemi riguardanti il loro culto, molte volte è impossibile sapere chi fu nobile o meno, per mancanza di dati. Inoltre, allo scopo di mantenere un criterio stretto, abbiamo adottato come regola quella di elencare come nobili solo quelli definiti da quest'opera come tali o come loro discendenti. Non abbiamo incluso nell'elenco quelli catalogati dal testo come appartenenti soltanto a famiglie “importanti, note, antiche, potenti, etc.” Allo scopo di evitare casi dubbi, abbiamo preferito inoltre escludere persone di cui si può presumere seriamente o perfino con certezza l'origine nobiliare ma da altre fonti.

Ci è parso anche conveniente, per maggior precisione nella statistica, distinguere fra le seguenti categorie, conformemente all'Index ac Status Causarum:

* I Santi canonizzati in seguito a un processo regolare;

* I Beati beatificati in seguito a un processo regolare;

·        Quelli il cui culto è stato confermato;

·        I Servi di Dio il cui processo di beatificazione è ancora in corso. Riportiamo qui di seguito le percentuali ottenute, avendo cura di distinguere in ciascuna delle categorie quelli che sono stati oggetto di una ricerca individuale e quelli che fanno parte di un gruppo che ha avuto il suo processo analizzato nell'insieme, come ad esempio i martiri giapponesi, inglesi, vietnamiti, etc. (9)

Per far rilevare la considerevole percentuale di nobili presenti in questi quadri, è bene sapere qual è la percentuale media di nobili in rapporto al resto della popolazione del rispettivo paese. Limitiamoci a due esempi tanto diversi quanto significativi.

Secondo il celebre storico austriaco J. B. Weiss, che si basa su dati forniti dal Taine, la nobiltà francese, prima della Rivoluzione, non arrivava all'1,5% della popolazione. (10)

A sua volta G. Marinelli, nel Trattato di Geografia Universale La Terra (11), basandosi sull'opera di Peschel-Krumel, Das Russische Reich (Leipzig, 1880), fornisce una statistica della nobiltà russa secondo la quale - sommando la nobiltà ereditaria a quella personale - questa classe non superava l'1,15% del totale della popolazione. Afferma lo stesso Marinelli che Rèclus nel 1879 aveva presentato una statistica analoga arrivando alla percentuale di 1,3% e van Löhen nel 1881 allo stesso risultato.

Ovviamente queste percentuali subiscono piccole variazioni secondo il tempo e lo spazio, ma tali variazioni non sono significative.

I dati sopra riportati dimostrano che, in ciascuna delle categorie (Santi, Beati, conferme del culto e processi ancora in corso), la percentuale dei nobili è notevolmente maggiore di quella dell'insieme della popolazione di un Paese.(12) Questo dimostra l'esatto contrario delle calunnie rivoluzionarie sulla pretesa incompatibilità tra, da un lato, l'appartenenza e permanenza nel ceto nobiliare e, dal'altro, la pratica della virtù. 

 

SANTI

                          PERSONE                NOBILI                     % 

Processi individuali        184                   40                     21,7 

Processi collettivi (11)  364                   12                       3,3 

Totale                          548                   52                       9,5

 

BEATI 

                          PERSONE                 NOBILI                     %

Processi individuali        182                    22                       12

Processi collettivi (26)  1074                  46                         4,3

Totale                          1256                  68                         5,4

 

CONFERME DEL CULTO 

                            PERSONE                 NOBILI                     %

Processi individuali         336                    107                    31,8

Processi collettivi (24)  1087                     10                      0,9

Totale                           1423                   117                     8,2 

 

PROCESSI DI BEATIFICAZIONE IN CORSO 

                                  PERSONE                 NOBILI                     %

Processi individuali         1331                        149                    11,2

Processi collettivi (146)  2671                         13                      0,5

Totale                            4002                       162                      4

 


Note:

1) Mois de Saint Joseph, le premier et le plus parfait des adorateurs – Extrait des écrits du P. Eymard, Desclée de Brouwer, Paris, 7a ed., p. 62.

2) Ecole Française de Rome, Palais Farnese, 1981, 765 pp. 

3) Molti altri vennero canonizzati posteriormente.

4) Cfr. Daniel Ruiz Bueno, Acta de los Mártires, BAC, Madrid 1951.

5) T. Ortolan, voce "Canonisation", in Dictionnaire de Teologie Catholique, Letouzay et Ané, Paris, 1923, T. II, seconda parte, col. 1636.

6) Cfr. André Vauchez, La Sainteté en Occident aux derniers siècles du Moyen Age, Ecole française de Rome, Palais Farnese, 1981; John F. Broderick S.J., A census of the Sociologie et Canonisations, Martinus Nijhoff, La Haye, 1969; Daniel Ruiz Bueno, Actas de los Mártires, BAC, Madrid, 1951; Archives de Sociologie des Réligions, pubblicato dal Gruppo di Sociologia delle Religioni, Editions du Centre National de la Recherche Scientifique, Paris, Gennaio-Giugno 1962.

7) Congregatio pro Causis Sanctorum, Città del Vaticano, 1988, 556 pp.

8) Istituto Giovanni XXIII della Pontificia Università Lateranense, 12 voll. (1960-1970); Appendice (1987).

9) L'Index ac Status Causarum non riporta il numero preciso delle persone considerate in alcuni di questi processi, essendo impossibile darne il numero esatto, per cui le cifre sono approssimative.

10) Cfr. Historia Universal, vol. XV, t. I, Tipografía La Educación, Barcelona, 1931, p. 212.

11) La Terra - Trattato Popolare di Geografia Universale, Francesco Vallardi, Milano, 7 voll., 8450 pp.

12) Si nota, nei diversi schemi, una considerevole differenza tra la percentuale di nobili presenti nei processi di beatificazione individuali e la percentuale di quelli presenti nei processi collettivi. Questo si spiega principalmente per due motivi. In molti di questi processi la Bibliotheca Sanctorum fa solo menzione dei nomi, senza fornire datibiografici che permettano di individuale la nobiltà; d'altra parte, la maggioranza dei processi collettivi si riferisce a gruppi di martiri. È quindi normale che le persecuzioni si rivolgano contro l'intera popolazione cattolica, indipendentemente dalla classe sociale, per cui fra i martiri la proporzione dei nobili dovrebbe essere simile a quella presente nella popolazione.