Plinio Corrêa de Oliveira

 

 

IV - Non è possibile eludere

il problema

 

 

 

 

 

 

 

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La rottura è opera diretta dei cosiddetti cattolici di sinistra, o progressisti.

La distensione inaugurata dal comunismo può solo essere frutto di un interesse politico: diminuzione delle crescenti tensioni dietro la cortina di ferro oppure la smobilitazione psicologica dell’Occidente, o entrambe le cose. Tali risultati stanno per essere raggiunti gradatamente e implacabilmente dal comunismo internazionale.

Diventa così indispensabile che i cattolici risolvano il problema morale e tattico che il fatto presenta loro.

L’attualità di questo studio diventa chiara quando si considera che questo scritto ha attraversato la cortina di ferro e ivi ha avuto ampie ripercussioni tra i cattolici.

L’utilità di tale studio sembrerà forse problematica ad alcuni spiriti frettolosi, che cercheranno di eludere il complicato problema con obiezioni preliminari che ci sembrano assolutamente contestabili.

Enumeriamo, a titolo di esempio, alcuni di questi preliminari, e le risposte che si potrebbero dare loro:

a) Evidentemente la relativa tolleranza religiosa è soltanto una manovra comunista e quindi la prospettiva di un modus vivendi tra la Chiesa e qualsiasi regime marxista non può essere presa in seria considerazione.

Si potrebbe rispondere che nulla vieta di supporre che certe tensioni interne, di molteplice natura, abbiano imposto ad alcuni governi comunisti questo atteggiamento distensivo in materia religiosa. Così, la distensione potrebbe forse avere una certa durata e consistenza, e aprire alla Chiesa nuove prospettive.

b) Qualunque accordo con gente che, come i comunisti, nega Dio e la morale, non offre garanzie di essere rispettato. Così, anche permettendo che oggi essi vogliano realmente tollerare fino a un certo punto la religione, domani, se converrà loro, scateneranno contro di essa la persecuzione più brutale e totale.

Riconosciamo che, in linea di principio, le cose stanno così. Ciononostante, benché la tolleranza religiosa dello Stato comunista si basi non certo sul rispetto della parola data, ma sull’interesse, essenzialmente politico, di evitare o di ridurre difficoltà interne, essa potrà durare tanto quanto durano queste difficoltà. Ossia, potrà eventualmente durare per un non breve lasso di tempo. Quindi le autorità comuniste, non per onestà, ma per calcolo, può darsi che osservino durevolmente le clausole dell’accordo che offrono a qualche culto.

c) Questo studio non sarà di nessuna utilità per i popoli oltre la cortina di ferro, tra i quali il presente scritto non potrà circolare liberamente. Ai popoli di qua dalla cortina non interessa: a essi non si pone il problema della liceità di una possibile coesistenza della Chiesa con il regime comunista, poiché questo regime in Occidente non esiste. Il problema che interessa i popoli occidentali non è se si possa coesistere con un tale regime, ma che fare per evitare che esso si instauri. Di conseguenza, questo studio non interessa nessuno.

Per quanto riguarda i popoli di oltre cortina, non è vero che non possano prendere visione del presente studio, tanto è vero che ne sono venuti a conoscenza. Il settimanale Kierunki, di Varsavia, edito dalla associazione Pax, influente movimento polacco di estrema sinistra "cattolica", ha pubblicato, in prima pagina e con grande risalto, una Lettera aperta al dr. Plinio Corrêa de Oliveira, ampia e indignata protesta contro questo scritto, a opera di un membro di rilievo del movimento, Zbigniew Czajkowski (3).

Ugualmente Tadeusz Masowiecki, redattore-capo del mensile Wiez e deputato del gruppo cattolico Znak alla Dieta polacca, ha pubblicato sulla sua rivista, in collaborazione con A. Wielowieyski, un articolo nel quale abbiamo motivi per vedere una risposta al presente studio (4). Se è stato necessario confutare questo nostro scritto, è perché in qualche modo ha superato la cortina di ferro e ha avuto ripercussioni in zone sottoposte al dominio comunista. Quanto all’interesse del tema in Occidente, la risposta a questa considerazione è che, in realtà, val più prevenire un male che porvi rimedio.

Ma può ben accadere che una nazione occidentale, o varie nello stesso tempo, si vedano costrette a scegliere tra i due mali, cioè la guerra moderna, interna ed esterna, convenzionale e termonucleare, con tutti i suoi orrori, o l’accettazione di un regime comunista.

In questo caso sarà necessario scegliere il male minore. E si porrà inevitabilmente il problema: se la Chiesa può accettare la coesistenza con un governo e un regime comunista, può darsi che il male minore consista nell’evitare l’ecatombe bellica, accettando come fatto compiuto la vittoria del marxismo; solo giudicando che tale coesistenza è impossibile, e che l’instaurazione del comunismo rappresenta un grave rischio di sradicamento completo o quasi completo della fede in un determinato popolo, solo allora il male minore sarà l’accettazione della lotta. Infatti la perdita della fede è un male maggiore della distruzione di tutto quanto la guerra atomica può distruggere.

Come si vede, tutte queste obiezioni preliminari, tendenti a evitare la messa a fuoco della questione, non hanno consistenza. Il problema della liceità della coesistenza tra il regime comunista e la Chiesa deve essere affrontato di petto, e può essere risolto in modo soddisfacente per tutti gli spiriti cattolici, solo se analizzato nella sostanza dei suoi aspetti dottrinali.

Note:

(3) Cfr. ZBIGNIEW CZAJKOWSKI, List otwarty do dr. Plinio Corrêa de Oliveira, in Kierunki. Varsavia 1-3-1964, n. 8.

(4) Cfr. T. MASOWIECKI- A. WIELOWIEYSKI, Otwarcie na Wschód, in Wiez, novembre-dicembre 1963, n. 11-12.

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