Plinio Corrêa de Oliveira

 

 

La Chiesa, il decalogo e

il diritto di proprietà

 

LA LIBERTÀ DELLA CHIESA NELLO STATO COMUNISTA

 

 

 

 

 

 

 

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Copertina della 10a. edizione in portoghese

Titolo originale dell'opera: Acordo com o regime comunista: para a Igreja, esperança ou autodemolição?

Editora Vera Cruz - Rua Dr. Martinico Prado, 246 - São Paulo

Traduzione di Giovanni Cantoni

(c) 1978 - Cristianità, Piacenza

INDICE

* Storia di un saggio

* Prefazione dell’autore alla decima edizione in portoghese

* Introduzione

I - I fatti

II - Un problema complesso

III - Importanza del problema sul piano concreto

IV - Non è possibile eludere il problema

V - Il problema

VI - La soluzione

VII - Soluzione di obiezioni finali

VIII - Frutti dell’accordo: cattolici di nome

IX - Conclusione pratica

X - Dov’è il vero pericolo di una ecatombe


Dall'Autoritratto filosofico del Prof. Plinio Corrêa de Oliveira:

(...) fra le mie opere, quella che ha avuto la maggiore diffusione è stata incontestabilmente A liberdade da Igreja no Estado comunista, che, nelle ultime edizioni, uscì con il titolo Acordo com o regime comunista: para a Igreja, esperança ou autodemolição? [32].  

L’opera fu appoggiata da una lettera di elogio, datata 2 dicembre 1964 e firmata dai cardinali Pizzardo[Giuseppe (1877-1970) e Staffa [Dino (1906-1977)].

Questo studio ha avuto ripercussioni oltre la Cortina di Ferro [33]. Il settimanale cattolico di sinistra Kierunki [34] e il mensile Zycie i Mysl [35], entrambi polacchi, lo attaccarono violentemente. Zbigniew Czajkowski [36], collaboratore di questi due periodici, pubblicò ampi e indignati articoli contro il mio saggio. Risposi attraverso le pagine di Catolicismo. Ne seguì una polemica, in cui intervenne a sostegno della mia opera il periodico L’Homme Nouveau [37], di Parigi, per la penna del proprio collaboratore Henri Carton [38], mentre Témoignage Chrétien [39] — turbolento organo comuno-progressista francese — si poneva accanto a Czajkowski.

Come Reforma Agrária. Questão de Consciência, anche A liberdade da Igreja no Estado comunista venne scritta in funzione di un problema concreto. Già allora si veniva diffondendo fra i cattolici — astutamente propagandata — l’idea secondo cui l’unico ostacolo che impedisce loro di aderire al regime comunista sta nel fatto che questo solitamente proibisce l’esercizio del culto. A partire da questa nozione gravemente incompleta, fu facile ai marxisti, simulando rispetto per la libertà della Chiesa, ottenere un deciso appoggio di certi cattolici per un ipotetico comunismo che lasciasse completa libertà ai diversi culti.

Questa manovra propagandistica avrebbe potuto rendere — e ha reso — al comunismo incalcolabili benefíci. Infatti, nella misura in cui avesse influenzato le masse cattoliche, avrebbe indebolito o annullato l’opposizione che gli 800 milioni di cattolici esistenti nel mondo avebbero dovuto fare al comunismo.

Nel mio saggio ho cercato di rendere vana questa manovra già nel 1963, mostrando che è intrínseco al regime comunista eliminare o mutilare molto gravemente l’istituto della proprietà privata, il che, a sua volta, è contrario alla dottrina della Chiesa. Per essere fedele alla sua missione la Chiesa non avrebbe potuto cessare di combattere tale regime, anche se questo le avesse riconosciuto completa libertà di culto. Tale lotta avrebbe creato un inevitabile conflitto fra i cattolici e qualunque Stato comunista.