Plinio Corrêa de Oliveira

 

 

VIII - Frutti dell’accordo:

cattolici di nome

 

 

 

 

 

 

 

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Un patto della Chiesa con un regime comunista, nelle condizioni da questo volute, avrebbe come effetto la formazione di nuove generazioni di cattolici che reciterebbero forse il Credo a fior di labbro, ma la cui mente e il cui cuore sarebbero intrisi di tutti gli errori del comunismo.

Al comunismo, un patto alle condizioni enunciate al capo V, se rispettato esattamente, darebbe immensi vantaggi. Infatti si formerebbero nuove generazioni di cattolici malamente preparati, tiepidi, che reciterebbero forse il Credo a fior di labbro, ma avrebbero la mente e il cuore impregnati di tutti gli errori del comunismo. Insomma, cattolici in apparenza e in superficie, comunisti negli strati più profondi e autentici della loro mentalità. Dopo due o tre generazioni formate in una tale coesistenza, cosa rimarrebbe ancora di cattolico nei popoli?

A conferma di queste osservazioni, ci sia concesso fare una considerazione a proposito dei gravissimi rischi pastorali e pratici che derivano talora dalla accettazione inevitabile dell’ipotesi, anche quando si rimanga fedeli alla tesi.

Godendo di tutta la libertà nell’attuale regime laicista, nato dalla Rivoluzione francese, la Chiesa ha già visto allontanarsi dal suo seno milioni e milioni di uomini. Come ha detto S.E. Rev.ma mons. Angelo Dell’Acqua, sostituto alla Segreteria di Stato, "in conseguenza dell’agnosticismo religioso degli Stati" è rimasto "indebolito o quasi perduto nella società moderna il senso della Chiesa" (19). Qual’è la ragione ultima di questo fatto? Le istituzioni pubbliche, come abbiamo detto prima (cfr. capo VI, I), esercitano una profonda influenza sulla maggior parte degli uomini. Essi le prendono abitualmente, e perfino senza accorgersene, come modello e fonte di ispirazione per tutto il loro modo di pensare, di essere e di agire. E il laicismo, a causa della sua adozione da parte degli Stati, ha corrotto completamente un enorme numero di anime. Questo non sarebbe certamente accaduto se i cattolici fossero stati molto più zelanti nel trarre profitto dall’illimitata libertà di parola e di azione di cui godono in regime liberale, per diffondere e propugnare tutti gli insegnamenti della Chiesa contro lo Stato laico. Essi invece non si sono serviti di questa libertà, in tutta la misura necessaria, perché in moltissimi casi, vivendo in un’atmosfera laicista, hanno perso la nozione viva di che tremendo male è il laicismo. Hanno continuato ad affermare, raramente e a fior di labbro, la tesi antilaicista, ma hanno finito per trovare normale l’ipotesi.

Ora, in un regime comunista nel quale gli errori sono inculcati dallo Stato con molta più insistenza che nel regime laico-liberale, o si lascia che le anime vengano traviate in un numero di gran lunga maggiore, o, contro questi errori, si deve fare molto e molto di più di quanto si è fatto contro il laicismo dalla Rivoluzione francese a oggi.

Chi osasse immaginare che ciò sarebbe tollerato da qualsiasi regime comunista, non avrebbe la minima idea di che cosa è il comunismo.

Nota:

(19) MONS. ANGELO DELL’ACQUA, Lettera a S. Em.za il signor cardinale Carlos Carmelo de Vasconcellos Motta, arcivescovo di San Paolo, in occasione della Giornata Nazionale di Ringraziamento del 1956.

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