Plinio Corrêa de Oliveira

 

 

Capitolo II
 
Apogeo e crisi della III Rivoluzione

 

 

 

 

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Rivoluzione e Contro-Rivoluzione

Titolo originale: Revolução e Contra-Revolução

Pubblicato su Catolicismo, São Paulo, Brasile, Aprile 1959 (I et II), Gennaio 1977 (III)

Traduzione di Giovanni Cantoni

Prima edizione italiana, 1963, Dell’Albero, Torino. Seconda e terza edizioni italiane, 1972 e 1976, Cristianità, Piacenza

Tutti i diritti riservati - © 1998 Associazione Luci sull’Est

Come abbiamo visto (69), tre grandi rivoluzioni costituiscono le tappe fondamentali del processo di demolizione della Chiesa e della civiltà cristiana: nei secoli XV e XVI l’Umanesimo, il Rinascimento e il protestantesimo (I Rivoluzione); nel secolo XVIII, la Rivoluzione francese (II Rivoluzione); e nel secondo decennio di questo secolo, la Rivoluzione comunista (III Rivoluzione).

Queste tre rivoluzioni possono essere comprese soltanto come parti d’un enorme tutto, cioè la Rivoluzione.

 

1. Apogeo della III Rivoluzione

Poiché la Rivoluzione è un processo, la III Rivoluzione ha ovviamente continuato, dal 1917 a oggi, il suo cammino. In questo momento [1976] si trova a un autentico apogeo (vedi Commento 1, in appendice). Prendendo in considerazione i territori e le popolazioni soggette a regimi comunisti, essa dispone d’un impero mondiale senza precedenti nella storia. Questo impero costituisce un fattore di continua insicurezza e di disunione fra le principali nazioni non comuniste. Inoltre i capi della III Rivoluzione tirano i fili che muovono, in tutto il mondo non comunista, i partiti dichiaratamente comunisti e l’enorme rete di cripto-comunisti, di para-comunisti e di utili idioti, infiltrati non soltanto nei partiti non comunisti, socialisti e altri, ma anche nelle Chiese (70), nelle organizzazioni professionali e culturali, nelle banche, nella stampa, nella televisione, nella radio, nel cinema, e così via. E come se tutto questo non bastasse, la III Rivoluzione si serve in modo terribilmente efficace delle tecniche di conquista psicologica di cui parleremo più avanti. Per mezzo di queste il comunismo sta riuscendo a ridurre in una condizione di torpore, causa di disimpegno e d’istupidimento, enormi settori dell’opinione pubblica non comunista. Queste tecniche permettono alla III Rivoluzione d’aspettarsi, su questo terreno, risultati per essa ancor più vantaggiosi e sconcertanti per gli osservatori che analizzano i fatti dall’esterno.

L’inerzia, quando non l’ostentata e sostanziale collaborazione con il comunismo — così potente — di tanti governi borghesi dell’Occidente, configura un terribile quadro d’insieme di fronte al quale vive il mondo attuale.

Stando così le cose, se il corso del processo rivoluzionario continua a svolgersi come si è svolto fino a questo punto, è umanamente inevitabile che il trionfo generale della III Rivoluzione finisca per imporsi al mondo intero. Fra quanto tempo? Molti si spaventeranno se, a titolo di pura ipotesi, suggeriamo tra vent’anni. Forse il termine parrà loro eccezionalmente ridotto. In realtà, chi potrebbe garantire che questo epilogo non sopravvenga entro dieci anni, o cinque, o ancor prima?

La vicinanza, la possibile imminenza di questa grande catastrofe è senza dubbio uno dei caratteri che, paragonando gli orizzonti del 1959 e del 1976, sono indizio d’una grandissima trasformazione della situazione mondiale.

A. Sulla via dell’apogeo, la III Rivoluzione ha evitato con cura le avventure globali e inutili

Benché sia nelle mani delle guide della III Rivoluzione la decisione di lanciarsi, da un momento all’altro, in un’avventura per la conquista totale del mondo con una serie di guerre, di mosse politiche, di crisi economiche e di rivoluzioni sanguinose, è opportuno notare che una tale avventura presenta rischi considerevoli. Le guide della III Rivoluzione accetteranno di correrli solo se parrà loro indispensabile.

Infatti, se l’uso costante dei metodi classici ha portato il comunismo all’attuale fastigio di potere, esponendo il processo rivoluzionario soltanto a rischi accuratamente circoscritti e calcolati, è comprensibile che le guide della Rivoluzione universale sperino di conseguire il dominio totale del mondo senza esporre la loro azione al rischio di catastrofi irrimediabili, che è proprio di ogni grande avventura.

B. Avventura nelle prossime tappe della III Rivoluzione?

Orbene, il successo dei metodi consueti della III Rivoluzione è compromesso dal sorgere di condizioni psicologiche sfavorevoli, che si sono accentuate fortemente nel corso degli ultimi vent’anni. Queste condizioni forzeranno il comunismo a optare, d’ora in avanti, per l’avventura? (Vedi Commento 2, in appendice)

 

2. Ostacoli inattesi all’applicazione dei metodi classici della III Rivoluzione

A. Declino del potere di persuasione

Esaminiamo anzitutto queste condizioni.

La prima di esse è il declino del potere di persuasione del proselitismo comunista.

Vi è stato un tempo in cui l’indottrinamento, esplicito e categorico, per il comunismo internazionale era il principale mezzo per il reclutamento degli adepti.

Per ragioni che sarebbe lungo enumerare oggi, in quasi tutto l’Occidente, vasti settori dell’opinione pubblica sono diventati, in una misura molto ampia, refrattari a tale indottrinamento. Il potere di persuasione della dialettica e della propaganda comunista dottrinale, integrale e palese, è diminuito in modo visibile.

Così si spiega perché la propaganda comunista cerchi sempre più di svolgersi con travestimenti, dolcemente e lentamente. Tali travestimenti vengono fatti ora diffondendo i princìpi marxisti, sparsi e nascosti, nella letteratura socialista, ora insinuando nella stessa cultura che potremmo chiamare “centrista” princìpi che, come germi, fruttificano portando i centristi a una inconsapevole e graduale accettazione della dottrina comunista nella sua completezza (71).

B. Declino del potere di guida rivoluzionaria

La diminuzione del potere di persuasione diretta del “credo” rosso sulle masse denotata dal ricorso a questi mezzi obliqui, lenti e laboriosi, si unisce a un corrispondente declino del comunismo nel potere di guida rivoluzionaria.

Esaminiamo come si manifestano questi fenomeni collegati e quali ne sono i frutti.

a. Odio, lotta di classe, Rivoluzione. In sostanza il movimento comunista è e si considera una rivoluzione nata dall’odio di classe. La violenza è il metodo con essa più coerente. È il metodo diretto e fulmineo, da cui le guide del comunismo s’aspettavano il massimo dei risultati, con il minimo dei rischi, nel tempo più breve possibile.

Il presupposto di questo metodo è la capacità di guida dei diversi partiti comunisti, attraverso cui era a essi possibile creare scontenti, trasformare questi scontenti in odî, organizzare questi odî in un’enorme congiura e portare così a termine, con la forza dirompente di questi odî, la demolizione dell’ordine attuale e l’instaurazione del comunismo.

b. Declino del ruolo di guida dell’odio e dell’uso della violenza. Orbene, anche questo ruolo di guida dell’odio sta sfuggendo di mano ai comunisti.

Non ci dilunghiamo in questa sede nella spiegazione delle complesse cause del fatto. Ci limitiamo a notare che, dal punto di vista del risultato, la violenza ha dato ai comunisti vantaggi sempre minori durante questi vent’anni. Per provarlo basta ricordare il costante fallimento delle guerriglie e del terrorismo diffusi da Cuba in tutta l’America Latina.

È vero che, in Africa, la violenza sta trascinando quasi tutto il continente nella direzione del comunismo. Ma questo fatto dice assai poco a proposito delle tendenze dell’opinione pubblica nel resto del mondo. Infatti il primitivismo della maggior parte delle popolazioni aborigene di questo continente le pone in condizioni peculiari e non suscettibili di paragone. E in questo caso la violenza ha fatto adepti non per motivazioni principalmente ideologiche, ma per risentimenti anticolonialisti, di cui la propaganda comunista ha saputo valersi con la sua consueta astuzia.

c. Frutto e prova di questo declino: la III Rivoluzione si trasforma in rivoluzione sorridente. La prova più evidente che la III Rivoluzione sta perdendo, negli ultimi venti o trent’anni, la sua capacità di creare e di guidare l’odio rivoluzionario, è costituita dalla metamorfosi che s’è imposta.

Al tempo del disgelo post-staliniano la III Rivoluzione ha assunto una maschera sorridente, ha finto di cambiare mentalità e temperamento e s’è aperta a ogni sorta di collaborazione con gli avversari, che prima tentava di schiacciare con la violenza.

In campo internazionale la Rivoluzione è così passata successivamente dalla guerra fredda alla coesistenza pacifica, poi alla “caduta delle barriere ideologiche” e infine all’aperta collaborazione con le potenze capitaliste, chiamata, nel linguaggio propagandistico, Ostpolitik o détente.

All’interno dei diversi paesi occidentali la “politica della mano tesa” che, nell’era di Stalin, era stata un semplice artificio per sedurre piccole minoranze cattoliche di sinistra, si è trasformata in un’autentica “distensione” fra comunisti e filo-capitalisti, mezzo ideale usato dai rossi per instaurare rapporti cordiali e avvicinamenti ingannevoli con tutti i loro avversari, sia in campo spirituale, sia in quello temporale. Ne è derivata una serie di tattiche “amichevoli”, come quella dei compagni di strada, dell’eurocomunismo legalitario, affabile e prevenuto contro Mosca, del compromesso storico e così via.

Come abbiamo già detto, tutti questi stratagemmi sono vantaggiosi per la III Rivoluzione. Ma tali vantaggi sono lenti, graduali e la loro fruttificazione è subordinata a mille fattori variabili.

All’apice del suo potere, la III Rivoluzione ha smesso di minacciare e d’aggredire e ha cominciato a sorridere e a chiedere. Ha smesso d’avanzare a passo cadenzato e con stivali da cosacco per progredire lentamente, con passo discreto. Ha abbandonato la via diretta — sempre la più breve — e procede a zigzag, nel corso del quale non mancano incertezze.

Che enorme trasformazione in vent’anni!

 

C. Un’obiezione: i successi comunisti in Italia e in Francia

Ma qualcuno dirà che i successi conseguiti con questa tattica, sia in Italia che in Francia, non permettono d’affermare che il comunismo nel mondo libero sia in regresso; o che, almeno, il suo progresso sia più lento di quello del comunismo minaccioso delle epoche di Lenin e di Stalin.

Anzitutto, a questa obiezione si deve rispondere che le elezioni politiche in  Svezia, nella Germania Occidentale e in Finlandia, come pure le elezioni amministrative e l’attuale instabilità del governo laburista in Inghilterra, indicano chiaramente che le grandi masse non gradiscono più i paradisi socialisti, la violenza comunista e così via paesi ha già cominciato ad avere ripercussioni in queste due grandi nazioni cattoliche e latine dell’Europa Occidentale, pregiudicando così i progressi comunisti.

Ma, a nostro modo di vedere, è soprattutto necessario mettere in dubbio il carattere autenticamente comunista dei crescenti risultati elettorali ottenuti dal Partito Comunista italiano o dal Partito Socialista francese (e parliamo del PS, dal momento che il PC francese si trova in condizioni di ristagno).

Sia l’uno che l’altro partito sono ben lontani dall’aver tratto vantaggio solo dal suffragio del proprio elettorato. Appoggi cattolici certamente considerevoli — e la cui portata reale solo la storia rivelerà un giorno in tutta la loro ampiezza — hanno creato intorno al PC italiano complicità, illusioni, debolezze, atonie assolutamente eccezionali. La proiezione elettorale di queste circostanze sorprendenti e artificiali spiega, in larga misura, l’aumento del numero dei votanti per il PC, molti dei quali non sono assolutamente elettori comunisti. E, nello stesso ordine di fatti, non bisogna dimenticare l’influenza elettorale, diretta o indiretta, di certi Cresi, il cui atteggiamento apertamente collaborazionista nei confronti del comunismo offre il destro per manovre elettorali da cui la III Rivoluzione trae un ovvio profitto. Analoghe osservazioni possono essere fatte a proposito del PS francese.

 

3. L’odio e la violenza, trasformati, generano la guerra rivoluzionaria psicologica totale

Per comprendere meglio la portata di queste enormi trasformazioni, avvenute nel quadro della III Rivoluzione durante gli ultimi vent’anni, sarà necessario analizzare nel suo insieme la grande speranza attuale del comunismo, cioè la guerra rivoluzionaria psicologica totale.

Benché nato necessariamente dall’odio e volto, per la sua stessa logica interna, all’uso della violenza esercitata attraverso guerre e rivoluzioni, il comunismo internazionale s’è visto spinto da grandi e profondi cambiamenti dell’opinione pubblica a dissimulare il proprio rancore e anche a fingere di aver desistito dalle guerre e dalle rivoluzioni. È quanto abbiamo già detto.

Orbene, se questi suoi cambiamenti fossero sinceri, smentirebbe sé stesso a un punto tale da autodemolirsi.

Nulla di tutto questo; si serve del sorriso soltanto come arma d’aggressione e di guerra e non fa cessare la violenza, ma la trasferisce dal campo operativo fisico e palpabile a quello delle azioni psicologiche impalpabili. Il suo obiettivo consiste nel conquistare dentro alle anime, per tappe e in modo invisibile, quella vittoria che determinate circostanze gli stavano impedendo di conquistare in modo drastico e visibile, secondo i metodi classici.

Ben inteso, non si tratta a questo punto d’effettuare, in campo spirituale, alcune operazioni isolate e sporadiche. Si tratta piuttosto di un’autentica guerra di conquista, certamente psicologica, ma totale, che ha di mira tutto l’uomo e tutti gli uomini in tutti i paesi (vedi Commento 3, in appendice).

Insistiamo su questo concetto di guerra rivoluzionaria psicologica totale.

Infatti la guerra psicologica ha di mira tutta la psiche dell’uomo, cioè lo “lavora” nelle diverse potenze della sua anima e in tutte le articolazioni della sua mentalità.

Essa ha di mira tutti gli uomini, cioè tanto i seguaci o i simpatizzanti della III Rivoluzione, quanto coloro che sono neutrali o perfino avversari.

Essa si serve di tutti i mezzi, a ogni passo è necessario che disponga d’un elemento specifico per portare insensibilmente ogni gruppo sociale e perfino ogni uomo ad avvicinarsi al comunismo, per poco che sia. E questo su qualsiasi terreno: nelle convinzioni religiose, politiche, sociali ed economiche, nelle impostazioni culturali, nelle preferenze artistiche, nei modi d’essere e d’agire in famiglia, nella vita professionale, nella società.

 

A. I due grandi fini della guerra rivoluzionaria psicologica totale

Date le attuali difficoltà di reclutamento ideologico da parte della III Rivoluzione, la sua attività più vantaggiosa s’esercita non sugli amici e sui simpatizzanti, ma su quanti sono irriducibilmente neutrali e sugli avversari:

a. a poco a poco deve ingannare e addormentare i neutrali irriducibili;

b. a ogni passo deve dividere, disorganizzare, isolare, terrorizzare, diffamare, perseguitare e bloccare gli avversari.

Questi sono, a nostro modo di vedere, i due grandi fini della guerra rivoluzionaria psicologica totale.

In questo modo la III Rivoluzione si mette in condizione di vincere, ma attraverso l’annientamento dell’avversario piuttosto che attraverso la moltiplicazione degli amici.

Ovviamente, per condurre questa guerra il comunismo mobilita tutti i mezzi d’azione su cui può contare nei paesi occidentali grazie all’apogeo a cui in essi si trova l’offensiva della III Rivoluzione.

B. La guerra rivoluzionaria psicologica totale come risultante dell’apogeo della III Rivoluzione e delle difficoltà che attraversa

 

Perciò la guerra rivoluzionaria psicologica totale è una risultante della combinazione dei due elementi contraddittori che abbiamo già ricordato: l’apice d’influenza del comunismo su quasi tutti i punti chiave di quella grande macchina che è la società occidentale e, d’altra parte, il declino della sua capacità di persuasione e di guida sugli strati profondi dell’opinione pubblica occidentale.

 

4. L’offensiva psicologica della III Rivoluzione nella Chiesa

Non è possibile presentare questa guerra psicologica senza trattare accuratamente del suo svolgimento in quanto costituisce l’anima stessa dell’Occidente, cioè il cristianesimo, e più precisamente la religione cattolica, che è il cristianesimo nella sua pienezza assoluta e nella sua autenticità unica.

A. Il Concilio Vaticano II

Nella prospettiva di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione il successo dei successi conseguito dal sorridente comunismo post-staliniano è stato il silenzio enigmatico, sconcertante e spaventoso, apocalitticamente tragico, che il Concilio Vaticano II ha osservato a proposito del comunismo.

Questo concilio si volle pastorale e non dogmatico. Infatti non ha avuto portata dogmatica. Inoltre, la sua omissione a proposito del comunismo può farlo passare alla storia come il concilio a-pastorale per eccellenza.

Spieghiamo il senso specifico di questa affermazione.

Il lettore immagini un immenso gregge che langue in campi poveri e aridi, attaccato da ogni parte da sciami di api, di vespe e da uccelli rapaci.

I pastori si pongono a irrigare la prateria e ad allontanare gli sciami. Quest’attività può esser qualificata come pastorale? In tesi, certamente. Ma nell’ipotesi che, nello stesso tempo, il gregge fosse attaccato da branchi di lupi feroci, molti dei quali con pelli di pecora, e i pastori omettessero completamente di smascherare o di mettere in fuga i lupi, mentre lottano contro insetti e uccelli, la loro opera potrebbe essere considerata pastorale, ossia propria di buoni e fedeli pastori?

In altre parole, hanno agito come autentici Pastori quanti, nel Concilio Vaticano II, hanno voluto spaventare gli avversari minores e hanno imposto — con il loro silenzio — di lasciar via libera all’avversario maior?

Con tattiche aggiornate — delle quali, per altro, il minimo che si può dire è che sono contestabili sul piano teorico e si vanno rivelando catastrofiche nella pratica — il Concilio Vaticano II ha tentato di mettere in fuga, per così dire, api, vespe e uccelli rapaci. Il suo silenzio sul comunismo ha lasciato tutta la libertà ai lupi. L’opera svolta da questo concilio non può essere scritta come realmente pastorale né nella storia, né nel Libro della Vita.

È duro dirlo. Ma l’evidenza dei fatti indica, in questo senso, il Concilio Vaticano II come una delle maggiori calamità, se non la maggiore, della storia della Chiesa. A partire da esso è penetrato nella Chiesa, in proporzioni impensabili, il “fumo di Satana”, che si va ogni giorno sempre più diffondendo con la terribile forza d’espansione dei gas. A scandalo d’innumerevoli anime il Corpo Mistico di Cristo è entrato in un sinistro processo che potrebbe essere chiamato di autodemolizione (vedi Commento 4, in appendice).

La storia narra l’enorme numero di drammi che la Chiesa ha sofferto durante i venti secoli della sua esistenza: opposizioni che sono nate fuori di essa e che, sempre da fuori, hanno tentato di distruggerla; tumori formatisi al suo interno, da essa recisi e che da quel momento tentano di distruggerla con ferocia, operando dall’esterno verso l’interno.

Ma quando mai ha visto la storia, prima d’oggi, un tentativo di demolizione della Chiesa, che non è più fatta da un avversario, ma è qualificato come “autodemolizione” in un’altissima dichiarazione che ha avuto ripercussione mondiale?

Ne è derivato per la Chiesa, e per quanto ancora rimane della civiltà cristiana,un enorme crollo. L’Ostpolitik vaticana, per esempio, e la gigantesca infiltrazione comunista negli ambienti cattolici sono effetti di tutte queste calamità. E costituiscono altrettanti successi dell’offensiva psicologica della III Rivoluzione contro la Chiesa (vedi Commento 5, in appendice).

B. La Chiesa, attuale centro di scontro fra la Rivoluzione e la Contro-Rivoluzione

Nel 1959, quando scrivemmo Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, la Chiesa era considerata la grande forza spirituale contro l’espansione mondiale della setta comunista. Nel 1976 innumerevoli ecclesiastici, anche vescovi, figurano come complici per omissione, come collaboratori e perfino come promotori della III Rivoluzione. Il progressismo, installato quasi ovunque, sta trasformando in legna facilmente incendiabile da parte del comunismo la foresta in altri tempi verdeggiante della Chiesa cattolica.

In una parola, la portata di questa trasformazione è tale che non esitiamo ad affermare che il centro, il punto più sensibile e veramente più decisivo della lotta fra la Rivoluzione e la Contro-Rivoluzione si è spostato dalla società temporale a quella spirituale e s’identifica con la santa Chiesa, nella quale s’affrontano da un lato progressisti, cripto-comunisti e filo-comunisti e dall’altro antiprogressisti e anticomunisti (73).

C. Reazioni basate su “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione”

Di fronte a tante trasformazioni l’efficacia di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione si è ridotta a nulla? Al contrario.

Nel 1968 le TFP fino ad allora esistenti nell’America Latina, ispirandosi alla seconda parte di questo saggio — La Contro-Rivoluzione —, organizzarono contemporaneamente una raccolta di firme a sostegno d’una petizione indirizzata a Paolo VI, in cui venivano chiesti provvedimenti contro l’infiltrazione di sinistra nel clero e nel laicato cattolico dell’America Latina.

Nel suo insieme questa raccolta, in un periodo di 58 giorni, in Brasile, in Argentina, in Cile e in Uruguay, raggiunse la cifra di 2.060.368 firme. Fu, per quanto ci consta, l’unica raccolta di firme di massa, su qualsiasi tema, che fino a oggi abbia inglobato figli di quattro nazioni dell’America Latina. In ciascuno dei paesi nei quali si realizzò fu — anche a questo proposito per quanto ci consta — la maggior raccolta di firme delle rispettive storie nazionali. La risposta di Paolo VI non fu soltanto il silenzio e l’inazione. Fu anche — Dio solo sa quanto ci duole dirlo — un insieme di atti, che da allora a oggi si vanno succedendo e che circondano di prestigio e di possibilità d’azione molti promotori del sinistrismo cattolico.

Di fronte alla marea montante dell’infiltrazione comunista nella santa Chiesa le TFP e le organizzazioni similari non si sono perse d’animo. Nel 1974 ciascuna di esse ha pubblicato una dichiarazione (74), nella quale esprimeva il suo dissenso rispetto alla Ostpolitik vaticana e il suo proposito di “resistergli in faccia” (75). Una frase della dichiarazione, relativa a Paolo VI, esprime lo spirito del documento:

“E in ginocchio, fissando con venerazione la figura di S.S. Papa Paolo VI, noi gli manifestiamo tutta la nostra fedeltà. Con questo atto filiale diciamo al Pastore dei Pastori: la nostra anima è Vostra, la nostra vita è Vostra. Ordinateci quanto desiderate. Solo non comandateci d’incrociare le braccia di fronte al lupo rosso che attacca. A questo si oppone la nostra coscienza”.

Non soddisfatte di queste mosse, le TFP e le organizzazioni similari hanno promosso nei rispettivi paesi, nel 1976, nove edizioni del best-seller della TFP cilena La Iglesia del Silencio en Chile. La TFP proclama la verdad entera (76).

In quasi tutti questi paesi la rispettiva edizione è stata preceduta da un prologo, che descrive molteplici e impressionanti fatti locali, consonanti con quanto è accaduto in Cile.

L’accoglienza riservata dal pubblico a questo grande sforzo propagandistico si può ormai dire una vittoria: in tutto sono state stampate — e si stanno rapidamente esaurendo — 56 mila copie, solo nell’America Latina, dove, nei paesi più popolosi, l’edizione d’un libro di questo tipo, quando è buona, non supera le cinquemila copie.

In Spagna è stata fatta un’impressionante raccolta di firme di più di mille sacerdoti, secolari e regolari e di tutte le regioni del paese, che manifestano alla Sociedad Cultural Covadonga (77) il loro deciso appoggio al coraggioso prologo dell’edizione spagnola.

D. Utilità dell’azione delle TFP e delle organizzazioni similari ispirata a "Rivoluzione e Contro-Rivoluzione”

Che utilità pratica ha avuto, in questo specifico campo di battaglia, l’attività contro-rivoluzionaria delle TFP, ispirata a Rivoluzione e Contro-Rivoluzione?

Denunciando all’opinione pubblica cattolica il pericolo dell’infiltrazione comunista, essa gli ha aperto gli occhi sulle trame dei Pastori infedeli. Di  conseguenza costoro trascinano sempre meno pecore sulle vie della perdizione, nelle quali si sono impelagati. È quanto permette di constatare una anche sommaria osservazione dei fatti.

Questo, di per sé, non è una vittoria. Ma ne è una preziosa e indispensabile condizione. Le TFP ringraziano la Madonna di poter prestare in questo modo, nello spirito e nei metodi della seconda parte di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, il loro contributo alla grande lotta in cui sono impegnate anche altre forze sane, talora di grande portata e capacità operativa.

 

5. Bilancio di vent’anni di III Rivoluzione, secondo i criteri di “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione”

Ecco dunque delineata la situazione della III Rivoluzione e della Contro- Rivoluzione come si presenta poco prima del ventesimo anniversario della pubblicazione di questo libro.

Da un lato l’apogeo della III Rivoluzione rende più difficile che mai un successo, a breve scadenza, della Contro-Rivoluzione.

D’altro lato la stessa allergia anti-socialista che attualmente costituisce un grave ostacolo alla vittoria del comunismo, crea, a medio termine, condizioni particolarmente favorevoli alla Contro-Rivoluzione. Compete ai diversi gruppi contro-rivoluzionari sparsi nel mondo la nobile responsabilità storica di sfruttarle. Le TFP, cercando di svolgere la loro parte dello sforzo comune, si sono diffuse durante questi quasi vent’anni in tutta l’America e ultimamente in Francia; hanno suscitato una dinamica organizzazione similare nella penisola iberica e hanno proiettato il loro nome e i loro contatti in altri paesi del Vecchio Mondo, desiderando vivamente la collaborazione con tutti i gruppi contro-rivoluzionari che in esso lottano, fra cui distinguono, con particolare ammirazione e simpatia, la brillante Alleanza Cattolica. Vent’anni dopo il lancio di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione le TFP e le organizzazioni similari sono a fianco a fianco delle organizzazioni in prima fila nella lotta contro-rivoluzionaria.


Note:

(69) Vedi introduzione e parte I, cap. III, 5, A-D.

(70) Parliamo dell’infiltrazione del comunismo nelle diverse Chiese. È indispensabile prender nota del fatto che tale infiltrazione costituisce un gravissimo pericolo per il mondo, specialmente perché realizzata nella santa Chiesa cattolica, apostolica, romana. Infatti essa non è soltanto una specie del genere “Chiese”. È l’ unica Chiesa viva e vera del Dio vivo e vero, è l’unica Sposa di Nostro Signore Gesù Cristo, che non sta alle altre Chiese come un diamante più grande e più splendente sta a diamanti più piccoli e meno splendenti; ma come l’unico diamante autentico sta a imitazioni in vetro...

(71) Cfr. Plinio Corrêa de Oliveira, Trasbordo ideologico inavvertito e dialogo, Edizione de l’Alfiere, Napoli 1970.

(72) Queste così diffuse manifestazioni di anti-socialismo nell’Europa Occidentale, anche se in ultima analisi rafforzano il centro e non la destra, hanno una portata indiscutibile nella lotta fra la Rivoluzione e la Contro-Rivoluzione. Infatti, nella misura in cui il socialismo europeo sente che sta perdendo la sua base, i suoi capi dovranno ostentare distacco e perfino diffidenza nei confronti del comunismo. A loro volta, le correnti di centro, per non confondersi agli occhi del proprio elettorato con i socialisti, dovranno assumere una posizione anticomunista ancor più marcata di questi ultimi. E le destre dei partiti di centro dovranno dichiarare il loro anti -socialismo in forma perfino aggressiva.

In altre parole, alle correnti di sinistra e di centro favorevoli alla collaborazione con il comunismo succederà quanto accade a un treno quando la locomotiva è frenata in modo brusco. Il vagone che immediatamente la segue riceve un urto ed è lanciato in direzione opposta a quel la che stava seguendo; a sua volta questo primo vagone comunica l’urto, con effetto analogo, al secondo vagone. E così via fino alla fine del convoglio.

L’attuale accentuazione dell’allergia anti-socialista sarà soltanto la prima espressione di un fenomeno profondo, destinato a impoverire in modo duraturo il processo rivoluzionario? Oppure sarà una semplice convulsione ambigua e passeggera del buon senso, nel caos contemporaneo? I fatti accaduti fino a questo momento non ci permettono ancora di dare una risposta.

(73) A partire dagli anni Trenta, con il gruppo che più tardi fondò la TFP brasiliana, impegnammo il meglio del nostro tempo e delle nostre possibilità d’azione e di lotta nelle battaglie che hanno percorso il grande scontro interno alla Chiesa. Cfr. il nostro studio A Igreja ante a escalada da ameaça comunista. Apelo aos Bispos Silenciosos, Editora Vera Cruz, San Paolo, 19 76, pp. 37-53.

Oggi, passati più di quarant’anni, la lotta è al culmine della sua intensità e lascia prevedere estensioni d’ampiezza e di profondità difficili da misurare. In questa lotta sentiamo con gioia la presenza, nei quadri della TFP e delle organizzazioni similari, di tanti nuovi fratelli nell’ideale, di tanti paesi. Anche sul campo di battaglia è lecito che i soldati del bene di dicano gli uni gli altri: “quam bonum et quam jucundum habitare fratres in unum” , “quanto buona e dolce cosa è che i fratelli siano insieme uniti” (Sal. 132,1).

(74) Intitolata A política de distensão do Vaticano com os governos comunistas. Para a TFP: omitir-se ou resistir (le associazioni affini, invece della sigla TFP, hanno messo la propria denominazione), questa dichiarazione — un autentico manifesto — fu pubblicata successivamente su 57 giornali di undici paesi.

In Italia il documento è comparso, con il titolo “La politica vaticana di distensione verso i governi comunisti”, in Cristianità, Piacenza maggio-giugno 1974, anno II, n. 5.

(75) Cfr. Gal. 2, 11.

/76) Cfr. La Iglesia del Silencio en Chile. La TFP proclama la verdad entera, Edizione della Sociedad Chilena de Defensa de la Tradición , Familia y Propiedad, Santiago del Cile 1976. Quest’opera monumentale per la sua documentazione, per la sua argomentazione e per la tesi che sostiene, è stata precorsa da un’altra, veramente coraggiosa, prima ancora dell’instaurazione del comunismo in Cile.

Si tratta del volume di Fabio Vidigal Xavier da Silveira, Frei, il Kerensky cileno (trad. it., Cristianità, Piacenza 1973), che denunciò la collaborazione decisiva della Democrazia Cristiana del paese andino, e del leader democristiano Eduardo Frei, presidente della Repubblica, alla preparazione della vittoria marxista.

Il libro ha avuto diciassette edizioni, con 128.000 copie.

(77) Oggi la Sociedad Española de Defensa de la Tradición Familia y Propiedad - TFP Covadonga. 

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